La Gazzetta dello Sport - Cagliari

Il tris nei quarti mancava dal 2006 Solo il Milan avanti

- Di Andrea Schianchi TEMPO DI LETTURA

4 Le reti segnate

in questa Champions da Olivier Giroud: a quota 4 gol ci sono anche i napoletani Osimhen, Simeone e Raspadori

17 Le stagioni passate

dall’ultima volta di Inter e Milan entrambe nei quarti di finale di Champions: nel 2005-06 i nerazzurri poi persero con il Villarreal; il Diavolo superò il Lione e perse in semifinale con il Barcellona uattro allenatori italiani tra i primi otto d’Europa: Spalletti con il Napoli, Pioli con il Milan, Inzaghi con l’Inter e Ancelotti con il Real. La nostra scuola di tecnici, pur con le ovvie differenze, si distingue per qualità e Arrigo Sacchi applaude questo rinascimen­to: «Il calcio, nel nostro Paese, sta un po’ cambiando e mi sento di dire che possa essere d’insegnamen­to ad altri settori, ad esempio la politica, dove fare squadra è praticamen­te impossibil­e».

Q▶ Che cosa dice dell’exploit degli allenatori di casa nostra? Partiamo da Spalletti.

«Un maestro, uno stratega. Ha compiuto quel salto in avanti per cui da tempo lavorava. A Napoli, grazie anche all’aiuto del club, ha realizzato le sue idee. E il suo Napoli è una squadra che gioca da protagonis­ta, domina il campo, esalta il pubblico».

▶ La mano di Spalletti è evidente nel processo di evoluzione.

«Direi proprio di sì, visto che in estate erano stati ceduti pezzi importanti come Mertens, Insigne e Koulibaly e tutti credevano che il Napoli si fosse indebolito. Invece è accaduto il contrario, perché Spalletti punta sul gioco, sulle forti motivazion­i, sullo spirito di gruppo».

▶ Di Pioli e del suo Milan che cosa pensa?

«Pioli è stato uno stratega nella passata stagione, quando ha conquistat­o uno scudetto che nessuno immaginava possibile. Poi, dopo il trionfo, ha incontrato qualche difficoltà, anche perché la qualità dei singoli non è eccelsa. In Champions, però, ha fornito due ottime prestazion­i contro il Tottenham».

▶Ottimi◻mo per il futuro, dunque?

«Sì, perché i rossoneri sono sulla strada giusta e perché Pioli ha saputo rimettere in piedi una situazione non semplice. Certo, a volte la squadra dovrebbe essere più compatta, ma con il tempo credo che migliorerà. A Londra ha dimostrato una forte personalit­à».

▶ Anche l’Inter ha passato il turno senza subire gol contro il Porto.

«Sì, ma ha sofferto. E non poco. Come sarebbero stati i giudizi sui nerazzurri, oggi, se non ci fossero state le parate di Onana e i salvataggi

Era da 17 anni che il nostro calcio non portava tre squadre ai quarti di Champions. Allora ci riuscirono Inter (battuto l’Ajax negli ottavi), la Juve (Werder) e il Milan (Bayern). In semifinale arrivarono solo i rossoneri (Lione), poi eliminati dal Barcellona. Inter fuori col Villarreal, la Juve contro l’Arsenal

È bravo, però mi piacerebbe se fosse più coraggioso

sulla linea? Inzaghi è un bravo allenatore che si affida alla tattica, e dunque ai singoli. L’Inter ha valori individual­i che sono nettamente superiori a quelli di Napoli e Milan, però il valore collettivo la rende inferiore. Io penso che possa fare di più».

▶Di certo, però, Inzaghi è uno che studia gli avversari e li incarta. È d’accordo?

«In parte sì. Però mi piacerebbe se fosse più coraggioso, se non schierasse sempre un uomo in più in difesa indebolend­o il centrocamp­o e non consentend­o così l’azione di pressing. I giocatori ci sono, chi si può permettere gente come Brozovic o Lukaku in panchina? Ma adesso serve un gioco più offensivo. Inzaghi è bravo, aspetto il suo salto di qualità».

▶ E poi c’è Ancelotti, il suo figlioccio.

«Carlo è un fenomeno. Io lo considero un professore. Del calcio conosce tutto perché ha vissuto tantissime esperienze, ha lavorato con tanti tecnici e con tanti giocatori: non ci sono segreti per lui. Sa gestire perfettame­nte le situazioni sul campo e nello spogliatoi­o. Per lui, ormai, non riesco più a trovare aggettivi. Lo descrivo così: un bravo allenatore, bravissimo, ma prima ancora una bravissima persona che ama il suo lavoro. Il Real Madrid, come tutte le sue squadre, ha un’identità precisa, uno stile, un gioco. Questo è il massimo risultato che un allenatore possa raggiunger­e. E Carlo ci è riuscito in tutti i Paesi d’Europa, mica semplice».

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