La Gazzetta dello Sport - Cagliari
Genitori e figli: quando la verità è una coltellata
La decisione della Corte penale dell’Aja è solo l’inizio del processo: apprezzo il lavoro dei giudici, che è sostenuto dall’Europa
La Corte dell’Aja ha emesso un mandato d’arresto contro Vladimir Putin? Non c’è bisogno di dire che per noi è carta igienica
Se il cinema è l’eterna arte del riciclo e ci sono spin-off migliori delle serie tv originali, chi vieta agli U2 la pratica (del resto, non insolita) di rifare i loro stessi brani? Ed ecco Songs of surrender, 40 canzoni – note e meno note - della band irlandese, asciugate, denudate, rilette in chiave acustica, quasi a cucire una versione più intima sulla pelle di successi che hanno infiammato le grandi arene. Il progetto trasforma così
I still haven’t found what I’m looking for in un arrendersi maturo da giovane grido che era, Where the streets have no name in un pezzo quasi sospeso nell’aria e l’inno fiammeggiante Sunday bloody sunday in un manifesto meno “marziale” eppure non meno sofferto. E se, da un lato, spuntano soluzioni sperimentali - come Vertigo ,in cui dialogano la chitarra acustica e il violoncello -, dall’altro possono confondere riletture depotenziate come quella di
Pride. Ma gli U2 giocano con la loro musica, non trascurano interventi sui testi che riflettono il tempo che passa (ammiccando all’attualità) e sembrano invitarci a casa loro, ad un concerto da sala, ad un ripasso non ripetitivo, quasi mezzo secolo dopo la nascita della band. Album divisivo, magari non per puristi, forse per potenziali nuovi adepti.
SONGS OF SURRENDER
U2