La Gazzetta dello Sport - Cagliari
Kings League, che boom IL CALCIO PAZZO DI PIQUÉ HA CONQUISTATO LA SPAGNA
Un trionfo. Questa la definizione che accompagna la chiusura della prima edizione della Kings League, il torneo di calcio a 7 ideato da Gerard Piqué e partito il 1° gennaio, che ieri al Camp Nou ha celebrato la sua Final Four di fronte a 92.522 spettatori. I biglietti non costavano come quelli di una partita del Barça, ma il successo è stato strepitoso. E ancor di più quello registrato on line. Perché questa è una competizione tra 12 squadre presiedute in larghissima maggioranza da streamers, gente che ha milioni di seguaci su YouTube, Twitch, TikTok e che è stata scelto per questo, per diffondere al massimo la competizione sui propri canali. I nomi principali sono quelli di Ibai Llanos o Thegrefg, colossi social tra i 9 e gli 11 milioni di followers. Per dare un’idea delle cifre ieri la final four è stata seguita da oltre due milioni di spettatori collegati alle varie piattaforme, con dirette anche sui siti di Marca e Mundo Deportivo e il live di Tv3, il canale regionale catalano.
Selezione durissima L’atto finale è stato spettacolare, ma la Kings League è partita fortissimo dal primo giorno. Tra i 12 presidenti anche Iker Casillas e il Kun Aguero. Selezione di giocatori di livello decisamente alto, 13.000 partecipanti, 120 selezionati, la grande maggioranza proveniente dall’area di Barcellona perché le partite (da 40 minuti) sono state giocate tutte le domeniche in un campo affacciato sul mare nella zona dell’aeroporto della città catalana. Ogni presidente aveva a disposizione un giocatore “speciale”, da reclutare in maniera fissa o sporadica. E così è apparso Ronaldinho (e ha fatto oltre due milioni di spettatori), ha giocato lo stesso Aguero, si sono visti il campione del mondo Capdevila, il Chichariuto Hernandez, Javier Saviola, ex della Liga come Verdù, Pareja, Mantovani, De la Red, l’ex milanista Didac Vilà. E poi “Enigma”, il giocatore mascherato, che è sceso in campo come se fosse un campione del wrestling senza rivelare la propria identità, tecnicamente scomodo, ma azzeccato dal punto di vista promozionale: tutti li a fare le ipotesi più astruse.
Le carte speciali Riunioni tra i presidenti prima e dopo le partite trasmesse in diretta e spesso accese, arbitri con telecamere sul petto e microfono per spiegare le decisioni, e carte speciali a disposizione degli allenatori: una volta per partita ad ogni squadra ne tocca una, che può dare la possibilità di togliere un giocatore agli avversari per due minuti, o avere, sempre per due minuti, la possibilità di segnare un gol dal valore doppio. O il rigore del presidente, che mentre sta trasmettendo dal vivo la partita sul suo canale scende in campo e tira il penalty. E poi il calcio d’inizio stile pallanuoto e i rigori in caso di parità da tirare in 5 secondi partendo da metà campo, o una richiesta di andare al Var per tempo. E via dicendo.
Pronta la Queens League Spettacolo, intrattenimento, tutto rigorosamente live con numeri bestiali: le partite della Kings League hanno avuto grande audience con numeri spesso superiori alle gare di Liga che si giocavano alla stessa ora. Per questo Gerard Piqué ora ha già pronta la Queens League, e poi la Prince Cup dedicata ai ragazzini e spera di poter esportare il modello in altri Paesi. Il Sudamerica è il primo obiettivo, per motivi linguistici: il torneo chiuso ieri ha fatto tanti proseliti in Messico (uno dei presidenti viene da lì) e in altri paesi ispanici. E poi c’è l’Europa da conquistare, per provare quindi a fare una specie di Champions. Piqué pensa in grande, ed è partito alla grande.
Camp Nou pieno e 2 milioni on line nel torneo creato dall’ex Barça Tra carte speciali e big a sorpresa, il pallone guarda ai videogiochi