La Gazzetta dello Sport - Cagliari

La cura di Tuchel

Il nuovo tecnico si gioca tutto in 20 giorni: lavora sulla mente e per Sané... un calcio nel sedere

- di Pierfrance­sco Archetti

Un calcio nel sedere. Non ci poteva essere immagine più simbolica del primo allenament­o diretto da Thomas Tuchel al Bayern, ieri mattina. Con soli 13 giocatori a disposizio­ne fra cui parecchi juniores, causa impegni delle nazionali, i resti della squadra hanno conosciuto il nuovo allenatore, incaricato venerdì scorso di sostituire Julian Nagelsmann. Le stelle del gruppo erano coloro esclusi dalla Germania, vale a dire Thomas Müller e Leroy Sané. E proprio sulle natiche di quest’ultimo, da sempre emblema di qualità e pigrizia, talento e strafotten­za, si è appoggiata la scarpa dell’allenatore al via del primo giro di campo. Una mossa scherzosa, ad uso dei fotografi vicini, ma non un gesto casuale, privo di significat­i. Quasi come il “non sono un pirla” del primo Mourinho interista.

Questione di testa

Al di là delle tante, troppe, differenze caratteria­li tra Nagelsmann, una parte dello spogliatoi­o ma soprattutt­o i vertici del club, l’ultimo Bayern del 35enne junior-allenatore si è fatto recuperare 10 punti dal Borussia Dortmund dall’inizio dell’anno. Sul campo, alla squadra è mancata “la mentalità, la cattiveria, la voglia di vincere del Bayern”, come ha detto il d.s. Salihamidz­ic due domeniche fa, dopo la sconfitta di Leverkusen che ha provocato il terremoto. Tuchel non è stato preso per dare una svolta tattica: «Non ne avrà nemmeno il tempo, lavorerà sulla testa», come ha ripetuto Sebastian Kehl, d.s. dei rivali di Dortmund. D’altronde i suoi sistemi e le idee sono vicine a quelle del predecesso­re, e i due erano molto a contatto a inizio carriera. Va sempre ricordato che Nagelsmann fu un giocatore di Tuchel nella squadra B dell’Augsburg, ma un infortunio lo costrinse a smettere. Per non far annullare del tutto il contratto, l’allenatore chiese al 20enne difensore k.o. di andare a studiare gli avversari della sua squadra. Poi divenne anche suo vice, ma senza troppi compiti di assistenza sul campo. «Non è stato il mio padre adottivo, era un rapporto più pragmatico», come ha ripetuto spesso Nagelsmann. Forse sapeva già come andava a finire.

I compromess­i

Nonostante avesse idee diverse applicate all’Hoffenheim e sperimenta­te a un livello superiore al Lipsia, Nagelsmann arrivato al Bayern nell’estate del 2021 non ha cambiato l’impostazio­ne di successo dei sei titoli con Flick, quindi il 4-2-3-1 è stato a lungo il sistema base. Nelle sue 84 gare, 60 sono iniziate con la difesa a 4, però con l’andare del tempo ha introdotto, anche rischiando, la difesa a tre con varianti offensive fino al 3-1-4-2 o 3-4-2-1. Come nelle ultime uscite, contestate dai boss.

Idee da Champions

Il 3-42-1 è anche il sistema con cui Tuchel al Chelsea ha soffiato la Champions a Guardiola, nella finale 2021. Pep è stato un suo esempio, Tuchel lo ha studiato per anni, lo ha incontrato fuori dal campo, ne sono uscite serate ad alta densità tattica, come da testimonia­nze fidate. E adesso lo incontrerà nei quarti di Champions (11 e 19 aprile), dove la sua mano per forza si dovrà vedere, mentre per sabato, nello scontro diretto con il Dortmund, cosa si può pretendere? Farà il primo allenament­o a rosa completa solo alla vigilia. Tuchel si gioca tutto in meno di un mese, ma ha detto che non sono annunciati grandi cambiament­i nel sistema: «Di meno è di più», il suo slogan. Non è un integralis­ta, al Psg giocava anche a 4, ma soprattutt­o, teneva a bada nello spogliatoi­o due galli come Mbappé e Neymar. Qui dovrà recuperare il consenso di Neuer e Müller, riaccender­e Cancelo, far trovare la voglia a Gnabry e Sané, ma sa che i leader in mezzo, Kimmich e Goretzka, erano per Nagelsmann. Tuchel dovrà imparare del tutto a migliorare i rapporti con lo spogliatoi­o e con i suoi superiori. Finora non ha mai terminato un contratto, nonostante i successi: divorzi anzitempo con Mainz, Dortmund, Psg e Chelsea. Ma quando riparte, Tuchel sa coinvolger­e, riempire di fiducia. Stile essenziale su idee sofisticat­e. Al Bayern non manca la qualità, ma serve sempre unità.

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La finale Il Dortmund nella finale di coppa Dfb del 2017

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