La Gazzetta dello Sport - Cagliari
«A Federico basta uno strappo per decidere questa partita Rischia più Allegri di Tudor»
iù che una sfida, è una serie. Juventus e Lazio sono pronte ad affrontarsi due volte in quattro giorni: domani all’Olimpico, in campionato. E martedì all’Allianz Stadium nella semifinale d’andata di Coppa Italia (ritorno a Roma il 23 aprile). Vladimir Jugovic, campione di tutto ai tempi della Juventus 1995-97 e protagonista della Coppa Italia 1998 che ha aperto il ciclo vincente della Lazio di Eriksson, seguirà il doppio incrocio dalla neve di Kitzbuehel, in Austria, tra una discesa e una partita a scacchi.
La squadra di Allegri, reduce da 7 punti in 8 partite prima della sosta, riparte dalla nuova Lazio dell’ex Tudor: chi rischia di più?
«La Juve, non c’è dubbio. Per Tudor è un vantaggio iniziare la nuova avventura contro i bianconeri. Non tanto perché la Juventus è stata una sua ex squadra da giocatore e pure da vice di Pirlo. La verità è che se Tudor batte la Juventus dà una scossa incredibile a tutto l’ambiente, il modo migliore per partire e svoltare. Se al contrario dovesse perdere, non sarebbe una tragedia: è una cosa che ci può stare, no? A rischiare di più è Allegri, che deve invertire la rotta per tornare a fare punti come prima del crollo post derby d’Italia».
Juventus ha fatto troppo bene prima dello scontro diretto contro l’Inter di inizio febbraio o troppo male dopo quella sconfitta?
«Nella prima parte di stagione, la squadra di Allegri è andata oltre le migliori aspettative. Ma l’aspetto più difficile nel calcio è mantenersi al top e avere continuità di risultati. La Juve è sempre la Juve, però nell’ultimo periodo non mi è sembrata quella originale e autentica... Occhio, però…...».
Alla qualificazione Champions?
«Se non si sveglia e cambia marcia già contro la Lazio, rischia di complicarsi la vita per il ritorno in Champions. Io resto fiducioso perché conosco il dna del club. Nei momenti di massima difficoltà, quando in molti sono già pronti a farle il funerale, la Juve trova sempre la forza per rialzarsi. Se batte la Lazio in queste due gare ravvicinate, il finale di stagione può svoltare. La Juventus dovrebbe lottare per lo scudetto sempre, come impone la sua storia, ma la Coppa Italia è pur sempre un trofeo e vincerla sarebbe un bel segnale di ripartenza per la società».
Domani Allegri sarà privo del suo bomber principe (Vlahovic, squalificato) e del suo vice (Milik, infortunato)... «Ma avrà Chiesa, uno a cui basta una fiammata in contropiede per decidere la partita. Una grande squadra deve andare oltre le assenze. E a Vlahovic, vista l’espulsione sciocca rimediata contro il Genoa, un po’ di riposo farà bene, anche soltanto per riflettere...».
▶Tornando alla Lazio: sorpreso dalle dimissioni di Sarri?
«No, perché Sarri mi è sembrato un uomo sempre molto onesto. Non è da tutti fare un passo indietro assumendosi le responsabilità di un momento complicato: è un gesto che gli rende onore».
pensa al calcio di Tudor,?
«Le squadre di Igor sono aggressive e totali: si sente l’influenza anche della scuola di
Tomislav Ivic, il leggendario allenatore di Spalato che negli anni Settanta ha guidato l’Ajax».
Il confronto Tra Rabiot e Luis Alberto, scelgo sempre... Barella, il top»
A bruciapelo: meglio Luis Alberto o Rabiot?
«Barella. L’azzurro dell’Inter è il mio centrocampista preferito in Serie A».
Tudor si è presentato alla Lazio parlando dell’amico e connazionale Alen Boksic, come lei doppio ex delle due squadre. L’ex attaccante croato a chi servirebbe di più domani?
Vladimir Jugovic Ex mediano di Juve e Lazio
«Con Boksic ho giocato sia alla Juventus che alla Lazio: fortissimo, a tratti devastante. E lo sarebbe anche nel calcio di oggi, nella Lazio come nella Juventus».
Juventus, in vista del ritorno in Champions League e del Mondiale per club 2025, punta Koopmeiners dell’Atalanta per rinforzare il centrocampo: può essere l’uomo giusto?
«È un bel centrocampista, abile in rifinitura e in zona gol. Dalla Juventus, però, mi aspetto un colpo meno pubblicizzato: tipo il Vidal dei tempi di Conte, Marotta e Paratici. O il Kvaratskhelia che Giuntoli ha portato al Napoli. Sono dell’idea che non serva sempre comprare giocatori: a volte bisogna pure crearseli».