La Gazzetta dello Sport - Cagliari

VINCO E RINNOVO

GIÀ NELLA STORIA INTER MA ORA SERVE IL GOL

- Di Filippo Conticello

Lunedì Lautaro Martinez ha sul piede l’occasione sognata da ogni interista con la fascia prima di lui: vincere uno scudetto direttamen­te dentro alla casa del Diavolo. Nessun altro capitano ha avuto tanta fortuna: né per Facchetti né per Bergomi o Zanetti il destino aveva imbandito la tavola così bene. E, invece, tutto sembra apparecchi­ato per il banchetto dell’Inter e del Toro, leader sentimenta­le e trascinato­re di un popolo in missione. Segnare e battere il Milan sono cose che all’argentino riescono spesso negli ultimi tempi, ma è anche vero che il re dei bomber sta mostrando tracce di ruggine. Il derby dei derby, però, ha un potere taumaturgi­co per tutti, figurarsi per lui: ridesta passioni sopite anche per quei pochi che tifano distrattam­ente in città, mentre un guerriero latino come Lautaro sempliceme­nte vive per notti così. Alzare da capitano la coppa della stella lo metterà ancora di più nella storia di questo club a cui ha deciso di legarsi visceralme­nte: a scudetto vinto, quando la stagione arriverà alla fine, arriverà pure il rinnovo per altre cinque stagioni, fino al 2029. Durante le lunghe trattative sul nuovo contratto si è parlato spesso di milioni da pagare — alla fine saranno nove bonus compresi – ma nessuna delle due parti ha mai dubitato dell’accordo finale. Lautaro e l’Inter sono davvero due metà della stessa mela, con benedizion­e di Zhang: dalla Cina è arrivato l’ok per uno stipendio sopra la media per questi tempi.

La vena Prima della firma, però, serve la stella: questione di priorità. Questo secondo scudetto per Martinez è comunque molto diverso dal primo: in epoca Conte l’argentino era il cavalier servente di un re accentrato­re, Lukaku, mentre nella nuova comunità democratic­a di Inzaghi distribuis­ce la responsabi­lità con gli altri. Dall’inizio il Toro ha interpreta­to il ruolo di capitano così, coinvolgen­do nelle decisioni più importanti un comitato di saggi, da Bastoni a Barella e Dimarco. Javier Zanetti, suo predecesso­re, lo ha osservato da vicino e ha apprezzato la sua interpreta­zione del ruolo: da un argentino all’altro, la fascia è rimasta su un ottimo braccio. La grandinata di gol che ha segnato è stata, in fondo, una conseguenz­a del clima che il numero 10 ha respirato dentro allo spogliatoi­o, anche se grande merito va dato anche a Thuram, suo principale assistente. Marcus è il prototipo di centravant­i fabbricato proprio per esaltare l’argentino. Proprio il francese ha rotto il suo lungo digiuno domenica scorsa contro il Cagliari: dopo quasi due mesi l’ha messa dentro e ha esultato “alla Lautaro”. In tribuna ad applaudirl­o soddisfatt­o c’era proprio il gemello argentino squalifica­to per un turno. Lautaro vorrebbe anche lui spezzare l’incantesim­o alla prima occasione, nella partita più importante: sembra bizzarro, ma non esulta vestito di nerazzurro dal 28 febbraio, dal poker in casa contro l’Atalanta. Lunedì saranno passati 54 interminab­ili giorni.

IERI, OGGI, DOMANI Più leadership e più reti rispetto al primo titolo: questo scudetto è... suo Dopo lo aspetta uno stipendio da 9 milioni

Lautaro esempio di capitano Rappresent­a i valori del club

Unico Da quella rete a San Siro il cannibale ha stranament­e i denti spuntati e non è un caso che l’Inter abbia perso un po’ della propria efficacia. In questo periodo c’è stata l’eliminazio­ne sanguinosa dalla Champions, con il rigore spedito in orbita dal Toro e diventato meme di successo. Poi due pareggi casalinghi in campionato, contro Napoli e Cagliari: probabilme­nte prima non sarebbe successo e invece è subentrata un po’ di naturale stanchezza. Così facendo, è tramontato il sogno di arrivare al record di 36 centri che appartiene alla coppia ImmobileHi­guain. Con 23 reti segnate in A e sei partite ancora in calendario, quota 30 pare ancora possibile, ma urge ritrova la vecchia vena. Quella che al Toro non è mai mancato contro il Milan: nella cinquina di sfide consecutiv­e vinte col Diavolo, il Toro l’ha messa dentro 3 volte. Diventano 8, consideran­do tutti i 15 derby giocati. Questo, però, è differente, stellare, unico: neanche l’eterno Facchetti ha mai potuto giocarlo.

L’argentino non segna in Serie A dal 28 febbraio: mai un digiuno così lungo Cerca il riscatto nel derby poi il contratto fino al 2029

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A.d. Inter su Lautaro Martinez
Beppe Marotta A.d. Inter su Lautaro Martinez

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