La Gazzetta dello Sport - Cagliari
Ora la Lazio ci c ZACCAGNI
AFFONDA UN VERONA TIMIDO TUDOR AVVICINA LA ZONA CHAMPIONS È il terzo successo di fila per i biancocelesti: sono sesti Atalanta superata per una notte e la Roma è nel mirino
C
on le unghie e con i denti. Soffrendo fino alla fine, ma senza uscire mai dalla partita, la Lazio supera il Verona e continua la sua corsa a un piazzamento europeo. Ad oggi sarebbe Europa League, ma il sogno di tornare in Champions, per quanto molto difficile, non è ancora tramontato. E il terzo successo consecutivo in campionato (quinto nelle ultime sei) lascia accesa la speranza di un finale che potrebbe essere sorprendente. Anche perché la squadra biancoceleste lo ottiene con una caparbietà e una intensità che in questa stagione si erano viste raramente. E lo conquista, il successo, contro un Verona che gioca un’ottima partita grazie anche alle intuizioni di Baroni che cambia in continuazione il sistema di gioco e complica non poco i piani di Tudor.
Il labirinto di Baroni
Alla fine a decidere sono, come sempre più spesso capita, i cambi nella ripresa. Nella prima frazione, infatti, la formazione veneta controlla abbastanza agevolmente. I biancocelesti promettono bene (palla-gol non sfruttata da Isaksen nei primi minuti), ma poi vanno sistematicamente a sbattere contro il muro mobile di Baroni. Il tecnico gialloblù dispone i suoi uomini con un 4-23-1 che in fase di non possesso diventa un 4-4-2 impenetrabile (Noslin affianca Swiderski, Mitrovic e Lazovic arretrano sulla linea dei due mediani Serdar e Folorunsho). Baroni nota però qualche accenno di crepa, specie sul versante sinistro della sua retroguardia, dove Isaksen è particolarmente attivo. E così, a metà tempo, passa ad un abbottonato 5-4-1, con Lazovic che scivola sulla linea dei difensori e Noslin che diventa esterno di sinistra. Il cambio in corsa rende il Verona ancora più ermetico e la Lazio sempre meno capace di liberare qualche uomo in avanti. Ci prova Luis Alberto a inventare qualcosa, ma gli spazi sono troppo stretti anche per uno come lui che di solito li trova anche quando non si vedono.
Ecco Zaccagni
Nell’intervallo, però, maturano le contromosse di Tudor, che si rivelano decisive. Sono motivazionali — la Lazio torna in campo con un piglio molto più deciso — ma anche tattiche. Il 3-4-2-1 resta tale, ma invece che attaccare subito la profondità col risultato di venire ricacciati indietro, il tecnico suggerisce ai suoi di palleggiare di più per attirare il Verona fuori dalla tana. Il 5-4-1 di Baroni non è infatti solo di rottura. Prevede, se le circostanze lo consentono, di andare a prendere alti gli avversari. I gialloblù lo fanno, rendendosi anche pericolosi in avanti (Mandas salva su Lazovic), ma quando la Lazio supera il primo pressing si aprono praterie nelle quali i biancocelesti sguazzano. E così fioccano le occasioni da rete. Dopo la traversa di Anderson al 3’ e l’opportunità sciupata da Luis Alberto al 10’, ecco le palle-gol divorate prima da Pedro e poi da Castellanos. L’ex Barca e Chelsea, insieme con Zaccagni, entra al 16’ e fa definitivamente pendere il piatto della bilancia dalla parte dei padroni
di casa. Il gol-partita arriva proprio grazie a Zaccagni che, al 27’, ruba palla a Suslov (con la collaborazione di Kamada), scambia con Luis Alberto e va a segnare. Era al rientro dopo quasi un mese. Nel frattempo ha anche rinnovato il contratto. Lo festeggia nel migliore dei modi. La partita non finisce qua, però. Perché il Verona prova comunque a riprenderela e ci va vicino prima con Coppola (miracolo di
Mandas) e poi con Henry a un soffio dal triplice fischio di Massa. Segno che la formazione scaligera è viva più che mai. Ci sono sconfitte e sconfitte: quella dell’Olimpico è figlia di una prestazione più che dignitosa. Un’ottima notizia ai fini di una salvezza ancora tutta da conquistare.