La Gazzetta dello Sport - Cagliari

Lampi di Rafa il re è sempre lui «Resta ancora tanta strada»

In tribuna Felipe VI, in campo l’ex n.1 si prende la rivincita su De Minaur: «Un’altra conquista»

- Di Filippo Maria Ricci CORRISPOND­ENTE DA MADRID

Era venuto anche il re Felipe VI. E di nuovo, come due giorni prima quando aveva giocato con Blanch, nel Manolo Santana erano stati stesi i cavi che sorreggono la scenografi­a preparata per l’omaggio a Nadal in caso di sconfitta. Il sovrano di Spagna si è esaltato per quello del tennis, e l’enorme striscione è rimasto arrotolato. Perché Rafa non vuole abdicare, non ancora. Ieri al termine di una partita giocata in un incredibil­e connubio emozionale coi 12.000 spettatori, ha superato Alex De Minaur, numero 11 del mondo e di 13 anni più giovane di lui. Ma, soprattutt­o, un rivale che l’aveva battuto due volte di fila: a gennaio del 2023 in Australia e il 17 aprile scorso a Barcellona. Una sconfitta che aveva molto depresso Rafa.

Un altro ballo Che ieri è volato sulle ali di un pubblico appassiona­to, ansioso, preoccupat­o, amorevole. E sboccato. Applausi per i servizi in rete dell’australian­o, un boato per un suo doppio fallo in un momento cruciale. Pubblico elettrico, atmosfera tesissima, migliaia di persone in sofferenza fisica per il campione più amato. No, non potevano pensare che fosse l’ultima volta di Nadal a Madrid, un torneo che gioca per la20a volta, la prima nel 2003, quando De Minaur aveva 4 anni, e che ha vinto in 5 occasioni. Gli hanno intonato il «Si se puede», l’hanno implorato di non andarsene, l’hanno sostenuto con una passione incredibil­e. E lui, un gemito dopo l’altro, ha regalato un altro ballo in questa sua emotiva last dance: domani se la vedrà con l’argentino Pedro Cachin, 29 anni, 91 del mondo, che ieri ha superato Tiafoe.

Emozioni e risultati

«In due settimane ho giocato 5 partite, le stesse degli ultimi due anni», ha detto Nadal. Dal 2022 non vinceva due match di fila in un 1000 e non batteva un Top20. «Ho resistito per due ore, ed è una grande cosa. Ma questa vittoria non cambia la mia prospettiv­a. Ogni piccolo passo avanti è una conquista ma resta tanta strada da fare. Emozioni? Enormi. Perché siamo alla fine, e i finali sono sempre emotivi. Qui a Madrid ho vissuto momenti indimentic­abili, e questo è un altro che si aggiunge alla lista. Mi sono emozionato nel vedere Tiger Woods sul tee della 1 ad Agusta per il Master, o nel vedere il Real difendere per 120 minuti a Manchester e passare ai rigori. Però se fosse passato il City avremmo detto che il Madrid era stato eccessivam­ente difensivo, perché lo sport è questo». Emozioni, sì, ma anche risultati. E lì torna l’indomabile anima competitiv­a di Rafa: «Se non fossi convinto che le cose possono migliorare, sarei da un’altra parte». No. Nadal è qui, e non vuole andar via.

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