La Gazzetta dello Sport - Cagliari
«Tadej è già storia Rifiuta l’idea della sconfitta, farà la doppietta»
sincera e appassionata l’ammirazione che Alberto Contador ha per Tadej Pogacar: «A 25 anni questo ragazzo è già storia, lo dimostra ogni giorno. Noi siamo privilegiati a potercelo godere in diretta», dice il fuoriclasse di Pinto, periferia di Madrid, che domenica ha raggiunto il Giro d’Italia. Ha seguito la tappa regina di Livigno in moto per Eurosport: è ancora amatissimo, e lo testimoniano le tante persone che in cima al Mottolino hanno aspettato che finisse il lavoro televisivo per avere foto e autografi, o semplicemente salutarlo come Gigi Negri, il promoter delle tappe del Giro in Valtellina. Ora farà ricognizioni e interviste, oltre naturalmente a sostenere più da vicino la Polti-Kometa, avventura manageriale che porta avanti assieme a Ivan Basso e a Fran, suo fratello. Di imprese nei grandi giri Alberto ne ha fatte parecchie, ma questo non gli impedisce di entusiasmarsi, letteralmente, per Pogacar. Anzi.
Alberto, il primo aggettivo che le viene in mente per Tadej?
«Impressionante. È di un altro livello qui al Giro, e ha fatto bene a correre in questo modo. Il vantaggio che ha accumulato gli permetterà di gestire bene eventuali piccoli imprevisti».
Facciamo un gioco: cose in comune e cose non in comune che avete…
«Partiamo dalle similarità. La stessa fame di vincere, prima di ogni altra cosa. Arrivare a una corsa considerata come obiettivo, e rifiutare l’idea della sconfitta. Avere in testa una sola opzione, la vittoria. In quanto al resto...».
Io più scalatore, lo sloveno molto più completo: uniti dalla fantasia. Può vincere pure il Tour
Lo spagnolo, re del Giro 2008 e 2015, ha seguito Pogacar a Livigno dalla moto: «Sembrava pedalasse in pianura»
▶Sì? Per esempio, chi dei due è più scalatore?
«Io, credo. Pogacar però è decisamente più completo di me e i suoi risultati nelle corse di un giorno, tanti e su terreni diversi, lo dimostrano. Poi ha una classe immensa e questo gli consente di essere ad alto livello tutto l’anno. C’è, inoltre, un altro aspetto che ci accomuna».
▶Quale?
«Il piacere di “rompere” la gara da lontano, fare un qualcosa che gli altri non si aspettano nei momenti meno attesi. Non sempre si può, ma insomma, lui sa come fare. Ci è riuscito spesso, e il pubblico lo adora soprattutto per questo».
▶▶iu◻cirà a fare la doppietta con il Tour de France? In questo secolo sarebbe il primo…
«Molto probabile, sì, anche se non è facile. Su Jonas Vingegaard, in realtà non è che abbiamo molte informazioni su come stia procedendo il suo recupero.
Credo che il danese sarà un rivale complicato da battere al Tour, in ogni caso».
▶Lei perché non è mai riuscito a vincere Giro e Tour nello stesso anno?
«Forse il tentativo più importante l’ho fatto nel 2015, ma avevo speso molto in quel Giro d’Italia per difendermi dagli attacchi dell’Astana, di Aru e Landa che finirono con me sul podio. Mentre Tadej a suo sostegno avrà una squadra tutta nuova al Tour. Poi, altra cosa, nel 2015 avevo 32 anni. Provarci a 25 è tutta un’altra storia. Io avevo pagato gli sforzi di una edizione del Giro molto dura».
▶Domenica ha potuto vedere Pogacar da vicino in corsa, sulla moto. Che sensazione è stata?
«Spettacolare. Sembrava che andasse in pianura, spingeva sui pedali con una forza incredibile. Come dicevo prima, godiamocelo. È già uno dei più grandi di sempre, ad appena 25 anni».
Dietro di lui, come vede i rapporti di forza?
«C’è molto equilibrio ed è difficile capire ora chi riuscirà a salire sul podio. Mi è piaciuto domenica Quintana, è fuori classifica e se continua così una tappa potrebbe vincerla, come aveva detto di voler fare all’inizio del Giro. Si sapeva che non avrebbe avuto la condizione per lottare per le prime posizioni».
▶Chiudiamo
con la sua PoltiKometa: per adesso nessun successo di tappa ma giornate vissute in prima linea, vedi Pietrobon a Lucca o Maestri verso Fano con Alaphilippe. Che ne pensa?
«Sì, in diverse occasioni siamo stati protagonisti. Anche nella tappa regina, riuscendo a piazzare tanti corridori in fuga. Per una vittoria di giornata lotteremo pure noi, da qui a Roma».