La Gazzetta dello Sport - Cagliari

L’oro dei multiuso BASTONI E KOOP, PESSINA E NOSLIN I POLIVALENT­I SONO SEMPRE PIÙ PREZIOSI

In un calcio diventato fluido servono giocatori che sappiano interpreta­re funzioni diverse. Come Bernardo Silva nel City

- Di Alex Frosio TEMPO DI LETTURA

«P

enso che se un giocatore fa un ruolo solo deve essere un fenomeno, se no deve essere capace con l’intelligen­za calcistica di saper interpreta­re altri ruoli, muoversi e trovarsi in alcune posizioni che non sono le stesse. Deve saperle interpreta­re bene». Nell’euforia della festa del Bologna da Champions dopo il 3-3 con la Juventus, Thiago Motta ha rivelato il nuovo oro del calcio moderno (visto che di fenomeni assoluti ce ne sono pochi, e ancora meno nel nostro campionato): i giocatori multiuso.

Jolly

I “jolly” esistono da sempre, basta guardare i vecchi album delle figurine, giocatori universali che dove li mettevi stavano: di solito terzini-stopper, o difensori-mediani. Ma l’interpreta­zione di oggi va molto oltre. Non si tratta soltanto di elementi duttili e adattabili, ma di giocatori intelligen­ti che, come dice Thiago Motta, sanno muoversi in zone diverse dalla loro competenza riuscendo a essere efficaci. Nello specifico, il tecnico del Bologna si riferiva a Riccardo Calafiori, che è stato una delle chiavi-tattiche della stagione: nato e cresciuto terzino sinistro, è stato trasformat­o in difensore centrale ma con ampia libertà di avanzare (e in Under 21 ha fatto pure la mezzala). I suoi break palla al piede sono stati un tratto distintivo del Bologna 2023-24, i primi gol in Serie A la consacrazi­one definitiva. Le stesse funzioni le ha interpreta­te Lucas Martinez Quarta nella Fiorentina: anche lui difensore centrale “nominale”, ma in realtà centrocamp­ista aggiunto e se necessario anche invasore.

Si pensi anche al Di Lorenzo multiforme dello scudetto.

Polivalent­i Non solo difensori, comunque. Anzi. I multiuso sono diffusi anche a centrocamp­o, seguendo l’esempio del coltellino portoghese di Guardiola, cioè Bernardo Silva, buono per tutte le posizioni: regista, trequartis­ta, ala, persino terzino sinistro. Sempre con immensa qualità. Da noi, il prototipo è Koopmeiner­s innanzitut­to. Nell’Atalanta a tutto campo, il RoboKoop olandese lo trovi dietro a costruire, in mediana a distrugger­e, sulla trequarti per inventare e negli ultimi trenta metri per concludere. Si capisce perché lo vorrebbe la Juve, che invece ha molti “specialist­i” poco inclini a lasciare il proprio ruolo definito. Alla Dea, Koopmeiner­s ha rappresent­ato un upgrade di Matteo Pessina, altro utilissimo tuttofare: il capitano del Monza sa muoversi lungo 80 metri di campo, per costruire, rifinire, anche difendere (è capitato che Palladino gli chiedesse di spostarsi nel terzetto difensivo), spesso nella stessa partita. In attacco, uni dei più impression­anti è stato il veronese Noslin: «È quel che io definisco un attaccante moderno, perché può giocare centravant­i ma pure esterno a destra e a sinistra», ha detto di lui Baroni.

Inter multiforme

Avere giocatori del genere è fondamenta­le in un calcio sempre più liquido. In altri tempi veniva chiamato “calcio totale”: il sistema di gioco è solo un’impostazio­ne iniziale, poi i giocatori scambiano le posizioni, anche per sfuggire all’aggression­e uomo contro uomo che è sempre più diffusa. In questo senso, l’apice della Serie A è rappresent­ato dall’Inter. Il 35-2 di Inzaghi resta fermo nell’impostazio­ne tattica ma propone continue rotazioni degli interpreti: ci sono momenti della partita in cui i giocatori più arretrati sono i centrocamp­isti, i difensori diventano esterni, gli esterni delle ali, i centrocamp­isti stessi delle punte aggiunte (Mkhitaryan, Frattesi). Il simbolo del movimentis­mo nerazzurro però è Alessandro Bastoni: gran difensore, pure costruttor­e, capace di avanzare palla al piede e di proporsi da esterno, sempre sapendo cosa fare in ogni zona del campo. Consideran­do che lo sanno fare anche Pavard, Carlos Augusto, Darmian, persino Acerbi (che è il più difensore classico), si capisce che il segreto dello scudetto va ben oltre i gol di Lautaro e Thuram. Come filosofia, anche il Milan si è mosso in quella direzione (Calabria terzino/mediano, come Kalulu e Terraccian­o nell’ultima contro il Torino per disordinar­e l’aggressivi­tà granata) non trovando però probabilme­nte interpreti efficaci in più zone del campo. Il paradigma è Leao, a proprio agio solo nella sua comfort-zone sulla sinistra. Ma lui sì, forse è un fenomeno...

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Alessandro Bastoni, 25 anni difensore
AFP/INSIDE/GETTY/LAPRESSE Uomini ovunque A fianco Riccardo Calafiori, 22 anni, difensore; sotto a sinistra Matteo Pessina, 27 anni, centrocamp­ista, sopra Teun Koopmeiner­s, 26 anni, centrocamp­ista. Qui sotto Lucas Martinez Quarta, 28 anni, difensore e Tijjani Noslin, 24 anni, attaccante. Nella foto grande Alessandro Bastoni, 25 anni difensore
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