La Gazzetta dello Sport - Cagliari
L’oro dei multiuso BASTONI E KOOP, PESSINA E NOSLIN I POLIVALENTI SONO SEMPRE PIÙ PREZIOSI
In un calcio diventato fluido servono giocatori che sappiano interpretare funzioni diverse. Come Bernardo Silva nel City
«P
enso che se un giocatore fa un ruolo solo deve essere un fenomeno, se no deve essere capace con l’intelligenza calcistica di saper interpretare altri ruoli, muoversi e trovarsi in alcune posizioni che non sono le stesse. Deve saperle interpretare bene». Nell’euforia della festa del Bologna da Champions dopo il 3-3 con la Juventus, Thiago Motta ha rivelato il nuovo oro del calcio moderno (visto che di fenomeni assoluti ce ne sono pochi, e ancora meno nel nostro campionato): i giocatori multiuso.
Jolly
I “jolly” esistono da sempre, basta guardare i vecchi album delle figurine, giocatori universali che dove li mettevi stavano: di solito terzini-stopper, o difensori-mediani. Ma l’interpretazione di oggi va molto oltre. Non si tratta soltanto di elementi duttili e adattabili, ma di giocatori intelligenti che, come dice Thiago Motta, sanno muoversi in zone diverse dalla loro competenza riuscendo a essere efficaci. Nello specifico, il tecnico del Bologna si riferiva a Riccardo Calafiori, che è stato una delle chiavi-tattiche della stagione: nato e cresciuto terzino sinistro, è stato trasformato in difensore centrale ma con ampia libertà di avanzare (e in Under 21 ha fatto pure la mezzala). I suoi break palla al piede sono stati un tratto distintivo del Bologna 2023-24, i primi gol in Serie A la consacrazione definitiva. Le stesse funzioni le ha interpretate Lucas Martinez Quarta nella Fiorentina: anche lui difensore centrale “nominale”, ma in realtà centrocampista aggiunto e se necessario anche invasore.
Si pensi anche al Di Lorenzo multiforme dello scudetto.
Polivalenti Non solo difensori, comunque. Anzi. I multiuso sono diffusi anche a centrocampo, seguendo l’esempio del coltellino portoghese di Guardiola, cioè Bernardo Silva, buono per tutte le posizioni: regista, trequartista, ala, persino terzino sinistro. Sempre con immensa qualità. Da noi, il prototipo è Koopmeiners innanzitutto. Nell’Atalanta a tutto campo, il RoboKoop olandese lo trovi dietro a costruire, in mediana a distruggere, sulla trequarti per inventare e negli ultimi trenta metri per concludere. Si capisce perché lo vorrebbe la Juve, che invece ha molti “specialisti” poco inclini a lasciare il proprio ruolo definito. Alla Dea, Koopmeiners ha rappresentato un upgrade di Matteo Pessina, altro utilissimo tuttofare: il capitano del Monza sa muoversi lungo 80 metri di campo, per costruire, rifinire, anche difendere (è capitato che Palladino gli chiedesse di spostarsi nel terzetto difensivo), spesso nella stessa partita. In attacco, uni dei più impressionanti è stato il veronese Noslin: «È quel che io definisco un attaccante moderno, perché può giocare centravanti ma pure esterno a destra e a sinistra», ha detto di lui Baroni.
Inter multiforme
Avere giocatori del genere è fondamentale in un calcio sempre più liquido. In altri tempi veniva chiamato “calcio totale”: il sistema di gioco è solo un’impostazione iniziale, poi i giocatori scambiano le posizioni, anche per sfuggire all’aggressione uomo contro uomo che è sempre più diffusa. In questo senso, l’apice della Serie A è rappresentato dall’Inter. Il 35-2 di Inzaghi resta fermo nell’impostazione tattica ma propone continue rotazioni degli interpreti: ci sono momenti della partita in cui i giocatori più arretrati sono i centrocampisti, i difensori diventano esterni, gli esterni delle ali, i centrocampisti stessi delle punte aggiunte (Mkhitaryan, Frattesi). Il simbolo del movimentismo nerazzurro però è Alessandro Bastoni: gran difensore, pure costruttore, capace di avanzare palla al piede e di proporsi da esterno, sempre sapendo cosa fare in ogni zona del campo. Considerando che lo sanno fare anche Pavard, Carlos Augusto, Darmian, persino Acerbi (che è il più difensore classico), si capisce che il segreto dello scudetto va ben oltre i gol di Lautaro e Thuram. Come filosofia, anche il Milan si è mosso in quella direzione (Calabria terzino/mediano, come Kalulu e Terracciano nell’ultima contro il Torino per disordinare l’aggressività granata) non trovando però probabilmente interpreti efficaci in più zone del campo. Il paradigma è Leao, a proprio agio solo nella sua comfort-zone sulla sinistra. Ma lui sì, forse è un fenomeno...