La Gazzetta dello Sport - Lombardia
Una sfida da 0 in L Ostigard su Taty a terra in area: non è rigore
Appena un tiro in porta fra seconda e prima del torneo scorso. Uno splendido gol in rovesciata annullato a Castellanos
a velocità vertiginosa con cui cambiano le cose nel calcio è ben dimostrata, se ce ne fosse bisogno, da questo Lazio-Napoli. Difficile pensare che le due squadre incapaci ieri di produrre un tiro nello specchio della porta propriamente detto siano state la seconda e la prima del campionato scorso. Altro che spareggio per il quarto posto: se l’involuzione è questa, è a rischio anche un posto in Europa, vista la concorrenza che si sta ampliando. Sarri e Mazzarri arrivavano dalla delusione di Supercoppa, entrambi schiaffeggiati – pur con livelli diversi di intensità – dall’Inter, ma era difficile immaginare una partita con così poche emozioni. L’unica vera conclusione in porta è una meravigliosa rovesciata di Castellanos dopo pochi secondi della ripresa, un colpo che scavalca Gollini ma che viene vanificato dalla bandierina dell’assistente che segnala fuorigioco, confermato dal Var. E lo stesso Taty si vede respinto un colpo di tacco da Ostigard: statisticamente un tiro in porta, l’unico, ma con il pallone che non ci arriva mai. Tutto qui. Il Napoli non ha concesso altro ma non ha nemmeno creato nulla. Zero. All’Olimpico si completa la trasformazione: questa è ormai una squadra definitivamente mazzarriana, nel bene (difensivo) e nel male (offensivo).
Possesso sterile
Tra Coppa d’Africa, mercato e squalifiche, da Kvara a Osimhen, da Simeone ad Anguissa, Walterone non aveva grande scelta, e allora ha optato per la configurazione a lui più congeniale, ancor più coperta che a Riad: tre difensori puri che mai lasciano la propria posizione arretrata, due quinti che sarebbero terzini a quattro, un mediano in più (Demme) con il ripescato Zielinski, e Politano
a svariare in appoggio a Raspadori unica punta. Così il Napoli ha recuperato senz’altro solidità ma risultano smontate le catene laterali, che constano di un anello solo: quando Di Lorenzo e Mario Rui ricevono, non hanno i soliti riferimenti davanti, se non quando Politano va a cercarsi gli spazi preferiti a destra. La manovra degli azzurri si sviluppa così in un innocuo giro palla a U, da destra a sinistra e da sinistra a destra tra i tre/cinque difensori, senza intenti di guadagnare la superiorità numerica. Lobotka prova a ragionare in mezzo al campo e le sue idee sono sempre lucide, però non c’è movimento né appoggi intorno, così l’unica verticalità è nel cercare gli scatti lunghi di Raspadori. Che gioca da Osi Pochi gli episodi dubbi. Al 34’ del primo tempo Castellanos cade in area dopo essersi toccato con Ostigard: il contatto non è rilevante. Al 41’ lo stesso Taty finisce a terra in una fase di ripartenza, ma i replay mostrano che l’argentino accentua la caduta e che
Lobotka quasi non lo tocca. In avvio ripresa è netto il fuorigioco che nega lo splendido gol di Castellanos, che parte davanti a Romagnoli. Al 33’ Isaksen finisce a terra in area su contrasto con Mario Rui, ma c’è fuorigioco e il contatto inizia comunque fuori area.
GLI ARBITRI 6,5
ORSATO (Arbitro) Direzione lineare e senza sbavature: fa giocare molto, nel primo tempo non estrae i cartellini gialli e nella ripresa li distribuisce con coerenza 6 BERTI (Guardalinee)
6 MORO (Guardalinee)