La Gazzetta dello Sport - Romana
PARARE E BASTA NON È SUFFICIENTE IL PORTIERE TOP OGGI È MAIGNAN
Forte tra i pali, fortissimo nel palleggio e nel lancio: il francese del Milan è il migliore della Serie A
Nell’estate di trent’anni fa la Fifa proibì ai portieri di raccogliere con le mani il pallone ricevuto dal piede di un compagno, e il ruolo cambiò per sempre. All’inizio, sul retropassaggio, l’opzione più gettonata era il lancio spazza-tutto. Meglio cavarsi da ogni impaccio. Poi alcuni allenatori videro un’opportunità nel cambiamento e affiorarono portieri che giocavano la palla. Oggi, con la costruzione dal basso, la tendenza si è estremizzata: gli errori fioccano, il liscio di Radu in Bologna-Inter è l’ultimo esempio, ma la propositività paga dividendi offensivi. Mike Maignan, in Italia, è il modello: forte tra i pali, fortissimo con i piedi, oggi il miglior portiere della Serie A.
Il futuro Di recente, a Sky, Luciano Spalletti ha spostato il confine ancora più in là: «L’uscita dal basso con il portiere è il futuro. Il portiere andrà a giocare fuori dalla lunetta dell’area. Nessuno vuole un portiere che non sappia giocare con i piedi. Per un gol preso da uno sbaglio del portiere ne fai dieci perché cominci bene l’azione».
Le resistenze Giovanni Galli si è dissociato da Spalletti: «Per me il portiere bravo è quello che para. Poi, se sa giocare con i piedi, tanto meglio». Dino Zoff ha espresso più volte lo stesso concetto: «Dire che un buon portiere è tale se gioca con i piedi è una cosa senza senso». Hanno ragione tutti. Non si può rovesciare il ruolo al punto di privilegiare i piedi rispetto alle mani. Non si può negare che il calcio, con la nuova norma del ‘92, sia cambiato. Fino ad allora la giocata verso il portiere era un modo comodo per guadagnare tempo a difesa di un risultato: ostruzionismo legalizzato, nessuno vuole ritornare lì.
In futuro il portiere andrà a giocare anche fuori dalla lunetta dell’area di rigore
Luciano Spalletti