La Gazzetta dello Sport - Romana
Cragno e Meret sono bravissimi tra i pali: manca l’ultimo step
Se giocasse ancora in Italia, tra i “classici” inseriremmo Gigio Donnarumma. Nonostante in pubblico si dichiari soddisfatto del suo giocare con i piedi, il numero uno della Nazionale ha proprio lì il suo punto debole, come dimostrano gli errori degli ultimi mesi, per esempio quella palla spesso giocata in verticale verso la trequarti, ormai attaccata da ogni avversario. Niente di irreparabile, Donnarumma, un fenomeno tra i pali, ha 23 anni, con il tempo affinerà il tocco e smusserà la fretta. Alessio Cragno non è del rango di Donnarumma, ma il neoacquisto del Monza a 28 anni si è costruito una meritata fama di portiere esplosivo. Gli manca l’ultimo passo, la massima sicurezza al giro-palla. Nell’ultima Serie A è stato il portiere con il maggior numero di lanci positivi (370), però il lancio è nemico della costruzione dal basso. I suoi passaggi positivi sono stati soltanto 666. Stroppa al Monza lo farà lavorare sul tema. Discorso simile per Musso dell’Atalanta, reduce da un’annata così così, ma sulla sua prontezza tra i pali nulla da ridire. Certi portieri di impronta “classica”, addestrati da ragazzi più alla parata che alla giocata, faticano a rapportarsi con la nuova tendenza. La componente psicologica ha un peso, è difficile avventurarsi nell’ignoto. Il caso forse più interessante è quello di Meret. In porta è sicuro di sé, ha senso del piazzamento, chi ha più di 50 anni rivede in lui frammenti di Zoff, ma in aprile a Empoli è finito nel tritacarne per un’esitazione al palleggio. Meret non ha scelta: Spalletti esige la costruzione dal basso. Meret dovrà accettare i rischi e per minimizzarlo dovrà lavorarci sopra tutti i giorni. È lo stesso percorso che hanno completato Handanovic e Szczesny. Si può fare. Avvertenza: Lazio, Cremonese e Lecce devono ancora definire i rispettivi portieri titolari.