La Gazzetta dello Sport - Romana

«SOGNAVO L’UDINESE GIOCO PER VINCERE PENSO A MONDONICO E MI PIACE KLOPP»

«Che emozione debuttare in A dove ho giocato. Qui c’è tutto, la società sa cosa fare e non mi mancherà la mia casa in Sicilia»

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Andrea Sottil è nato a Venaria Reale (Torino) il 4 gennaio 1974. 1974. Ha giocato a lungo come difensore partendo dal Torino. Poi Fiorentina, Atalanta, Udinese, Genoa. Nove squadre. Da allenatore di prima squadra ha cominciato in C a Siracusa. E’ stato in otto club prima di arrivare all’Udinese. Ha portato in B il Livorno e ha salvato il Pescara in B

Lassù c’è Emiliano Mondonico. «E il primo pensiero quando il 13 agosto entrerò a San Siro per sfidare il Milan da allenatore dell’Udinese andrà a lui e a mia mamma Olga perché loro non ci sono più». Andrea Sottil trattiene la commozione. Cita subito il «Mondo». Mi ha dato tanto. È stato un maestro. Mi ha fatto debuttare col mio Toro a 18 anni. Mi ha portato all’Atalanta».

▶ Lei nasce granata?

«Sono granata da bambino. Cuore Toro. Ho fatto le giovanili lì. Con Vatta, Rampanti».

▶ Ma da Venaria Reale si è stabilito a Siracusa, dove ha avuto il primo impatto, peraltro ottimo, da allenatore.

«Il Piemonte non mi piace più tanto, in Sicilia ho giocato col Catania, a Siracusa ho gli amici, mi sono fatto la casa vicina al mare».

▶Ad€⏻⏻o trasloca e torna a Udine, da allenatore. Dal 1999 al 2003 ci ha giocato da difensore. La chiamavano El grinta.

«È una grande emozione. Era il mio sogno allenare l’Udinese. Arrivo

in una società in cui c’è tutto e non manca nulla. Ritrovo il direttore Pierpaolo Marino, la famiglia Pozzo, la storica segretaria Daniela, tanti amici. Entro in uno stadio bellissimo e percepisco pure l’entusiasmo e la fiducia della gente».

▶ Una cosa che le era rimasta impressa quando era in Friuli? «Il prosciutto San Daniele. Lo adoro, con un buon bicchiere di Friulano».

▶Av€va anche comprato casa a Lignano...

«Ma l’ho dovuta vendere perché non ci andavo più. Però ora ritorno e sarà un piacere andare anche a Lignano».

▶ A Udine debutta in A. Come Alvini a Cremona. La prima a San Siro col Milan. Ma che «antipasto» il 29 luglio alla Dacia Arena col Chelsea.

«Sono emozionato. Ma non ho paura e non dovrà averne la squadra. Voglio che giochiamo per vincere. Magari perderemo, ma giocheremo per vincere, aggressivi, nella metà campo avversaria, con mentalità offensiva. E io resterò me stesso: grintoso pure in panchina. Il Milan è una squadra con una identità precisa. La affrontere­mo con coraggio».

▶S€rvono rinforzi, soprattutt­o nel reparto a lei più caro, la difesa. Visto che giocava da difensore e non era proprio tenero.

«La grinta mi è rimasta. Sono sicuro che la società farà quel che deve fare».

▶ Ha sempre pensato di fare l’allenatore?

«Sì, da quando giocavo. Sentivo mia quella profession­e».

▶ Si sentiva leader?

«In un certo senso sì. La difesa devi guidarla. Ho sempre cercato di essere trascinant­e e di avere un forte spirito competitiv­o».

▶ Sa che a Udine dalla difesa a tre e dal 3-5-2 è difficile discostars­i? Lei amava giocare a quattro. «Non mi fossilizzo sul modulo e so quale è la filosofia del club».

▶ Non sarà semplice partire forte. Beto ci metterà un po’ per essere al top. Cosa si aspetta ?

«Ha accelerazi­oni pazzesche, deve solo controllar­e la sua forza. Spero di averlo presto».

▶ Chi sarà il capitano?

«Il campo nello scorso torneo ha detto che il capitano sarà Pereyra. Ma anche Nuytinck è un leader».

▶ I suoi modelli da allenatore? «A me piace tanto Klopp. Il suo gioco verticale, veloce, in avanti in cui si attaccano gli spazi. In Italia apprezzo Spalletti per la genialità. Le sue squadre hanno sempre qualcosa di diverso».

▶ L’Udinese l’ha voluta perché l’Ascoli che ha portato ai playoff di B ha fatto molto bene. Cosa si porta da Ascoli?

«Siamo cresciuti insieme. Avevamo la convinzion­e di essere competitiv­i. Mai titubanti».

Allenare mio figlio Riccardo mi piacerebbe perché lui è forte. Ma non sarebbe facile per lo spogliatoi­o

▶Ad Ascoli è emerso il centrocamp­ista Saric. È da Udinese? «Buon giocatore, se sistema due cosine a livello mentale può fare davvero il grande salto».

▶Chiudiamo con suo figlio Riccaro che gioca attaccante a firenze. Vorrebbe allenarlo?

«È una bellissima cosa, ma è una situazione problemati­ca per la gestione dello spogliatoi­o, Ma mi piacerebbe innanzitut­to perché Riccardo è bravo».

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Sul figlio
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Sulle radici

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