La Gazzetta dello Sport - Romana
Scamacca chiamato dal Psg delle stelle Una grande occasione con grandi rischi
Super concorrenza
La giovane punta dovrebbe convivere con Messi, Mbappé e Neymar: una sfida con tanti dubbi
La soluzione ideale Essere al centro di un progetto tecnico in Serie A potrebbe aiutare la crescita dell’attaccante
Partiamo da un test facile facile. Qual è il sogno di ogni calciatore? Sicuramente guadagnare tanto - e scusate se mettiamo quest’aspetto poco romantico al primo posto - ma anche, e forse soprattutto, giocare con compagni di altissimo livello. Campioni veri. Dunque cosa ci può essere di meglio che ritrovarsi in squadra con il fuoriclasse che ha vinto più volte il Pallone d’Oro, e cioè Messi? E con quello che ne vincerà tanti nei prossimi anni, cioè Mbappé? Anche se è addirittura strano che a 23 anni, all’età in cui Lionel ne aveva già messi due in bacheca, il francese sia ancora all’asciutto. Pur avendo segnato 181 gol in 264 partite e avendo già vinto un Mondiale e un Europeo. Ma questo è un altro discorso, che un giorno si potrà anche approfondire.
Nella premessa, per restare in tema, dicevamo che avere come compagni Messi, Mbappé - e mettiamoci sicuramente anche Neymar è sicuramente qualcosa che fa girare la testa. Insieme al ricco ingaggio che i francesi garantiscono ai loro idoli. Dunque, complimenti e un sacco di auguri (sinceri) a Scamacca - perché è naturalmente di lui che stiamo parlando - ormai sulla strada che porta a Parigi.
Un trasferimento che farà ricco anche il Sassuolo e inorgoglisce il calcio italiano. Perché quando sentiremo la lettura delle formazioni ci sarà da essere fieri. Ecco, ripartiamo da qui: quante volte nella lettura delle formazioni comparirà il suo nome tra i titolari? Perché il dubbio, l’unico dubbio, è proprio questo: se per tanti versi Scamacca può legittimamente brindare, c’è da valutare bene anche l’aspetto professionale. Il processo di crescita di un attaccante con queste qualità può anche rischiare di complicarsi? La “storia”, in questo senso, non offre riferimenti certi. Può succedere come a Verratti - anche se
“quello” era un altro Psg - di calarsi in un una nuova realtà e di raccogliere il massimo, sia economicamente che come soddisfazioni personali. Ma può anche accadere di trovarsi la strada un po’ sbarrata. È capitato al giovanissimo Macheda - che non aveva, per carità, il curriculum di Scamacca - di andare tra squilli di fanfara al
Manchester United e di aver perso l’occasione di maturare più gradualmente. Ma addirittura - e in questo senso il curriculum è a sfavore di Scamacca - anche a Donnarumma (fresco campione d’Europa) è capitato di vivere una stagione molto travagliata in concorrenza con Navas. Che vuol dire tutto questo? Che la medaglia come sempre ha due facce e proprio per la grande considerazione che abbiamo del giocatore - forse sarebbe stato un investimento (anche per la Nazionale italiana) poterlo ammirare ancora nel nostro campionato, al centro di un bel progetto tecnico. Certo, nessuno può prevedere il futuro e - ce lo auguriamo Scamacca riuscirà ad avere le sue occasioni, magari a mettere qualche volta in panchina Messi, Mbappé o Neymar (un’esagerazione?) e comunque a farsi largo a suon di prestazioni e gol. Fatto sta che il Psg, dietro ai tre fenomeni, ha un ventenne Kalimuendo - considerato da molti una stella emergente. Solo che, dopo avergli fatto fare due anni di preziosa esperienza al Lens, piazzatosi al settimo posto anche con i suoi gol, proprio il Psg sta provando ancora a sistemarlo in un club capace di farlo crescere. Che lo faccia in pratica giocare con una certa continuità. Perché è dura per tutti - anche se è fantastico mettersi dietro a Messi, Mbappé e Neymar. E la medaglia, come dicevamo, ha sempre due facce. In questo caso, con sfumature diverse, quelle di Scamacca e appunto Kalimuendo.