La Gazzetta dello Sport - Romana

Il Poz dei desideri L’Italia del futuro «Fontecchio da Nba Gallo più europeo»

Il nuovo c.t. pensa in grande con i suoi assi «Che intesa con Datome e Melli è unico» NATIONS LEAGUE

- Di Andrea Tosi

enza scomodare storia e antologia americana, la data è suggestiva: anche l’Italia del Poz è nata il 4 luglio. Lunedì scorso nella trasferta vincente in Olanda, il vero debutto del nuovo c.t., la Nazionale ha preso due punti importanti per le qualificaz­ioni al Mondiale 2023. «Sì, è stato un vero parto. Complesso e sofferto come tutte le situazioni che mi riguardano - dice Pozzecco -. Vivo questo ruolo con grande senso di responsabi­lità perché credo di essere l’allenatore che più di altri crede nei giocatori italiani. Nessuno può metterlo in dubbio. Sentivo la pressione, ma la squadra ha risposto bene. Abbiamo espresso un gioco anche di buona qualità. Sono contento per le persone che hanno creduto in me, il presidente Petrucci e il direttore tecnico Trainotti. Siamo sulla strada giusta».

S▶ La squadra è molto ben disposta nei suoi confronti. C’è un bel clima attorno a lei. Usa la magia del vecchio campione?

«La loro gratificaz­ione è la mia gratificaz­ione. Io sono un tipo diretto, i giocatori mi conoscono. Sanno che non faccio l’amico a parole e poi nei fatti non mi fido di loro. Ma tutti i buoni rapporti hanno bisogno di essere credibili e la credibilit­à deriva solo dai risultati. E deve esserci condivisio­ne nel prendere e accettare le mie scelte. L’altra sera Baldasso, che non è entrato in campo, mi ha detto: “Poz ti vorrei uccidere perché non mi hai fatto giocare ma ti voglio bene lo stesso”. È giusto che fosse arrabbiato, ci mancherebb­e, ma ha capito e rispettato la mia scelta. È questo lo spirito che chiedo alla mia Nazionale. Tutti torneranno utili. Siamo e saremo una famiglia allargata. Questa coesione per me vale più di una vittoria».

▶In Olanda ha brillato la legione straniera azzurra: Fontecchio, Spissu e Polonara. Rileva una differenza tra gli azzurri all’estero e quelli in Italia?

«È semplice: in Serie A, tolti alcuni big, gli italiani sono subordinat­i agli stranieri ai quali vengono delegate le maggiori responsabi­lità. All’estero i nostri vivono questa situazione dalla parte dei più forti perché, in quanto stranieri, tocca a loro fare la differenza e devono essere subito molto performant­i per avere spazio».

▶Guardando ai singoli, in vista dell’Europeo di Milano/Berlino, la crescita di Fontecchio, nei due anni tra Germania e Spagna, è stata esponenzia­le. Lo vede un leader di questa Nazionale?

«Di più. Ho detto a Simone che entro due anni deve essere in Nba da protagonis­ta. Ha tutto per sfondare. Lui è il nostro Andrea Meneghin. È il compliment­o più bello che posso fargli».

Simone negli Usa sarà protagonis­ta. Per noi è il nuovo Andrea Meneghin

▶L€i a Sassari faceva giocare da titolari Spissu e Polonara. La loro evoluzione è nata lì? «Giocavano perché sono forti e anche gli stranieri mi davano ragione. Adesso sono affermati in Europa. Polonara è maturato tardi ma sta recuperand­o il tempo perso, mi aspetto tanto da lui. Spissu non è italiano, è sardo, ha preso il passaporto per venire in Nazionale (ride). Ha due grandi qualità: come play gioca con grande onestà intellettu­ale a beneficio della squadra e dell’allenatore. Come sardo, traduce la testardagg­ine, tipica della gente della sua terra, in obiettivi da raggiunger­e e ci riesce sempre».

▶Il ritorno di Datome è una ripartenza?

«Volevo Melli capitano, Nic ha risposto che i gradi spettano a Gigi e anche Gigi si è un po’ risentito.

Ho preso un doppio rimpallo da entrambi ma sono felice perché ho capito quanto ognuno tenga all’altro anche nel rispetto dei ruoli. Datome è un concentrat­o di positività dentro e fuori. Una grande anima con cui mi sento in grande sintonia. Ci basta uno sguardo per intenderci al volo».

▶M€lli è il simbolo della Nazionale?

«Nic è unico. Non ho mai visto un giocatore tanto decisivo sui due lati del campo. Non ha paragoni coi campioni di ieri e di oggi. È il nostro collante, ci darà gli equilibri giusti».

▶ Qualcuno però non è al top: Pajola sembra spento e involuto. Occorre recuperarl­o?

«Pajo non si tocca, è un ragazzo d’oro, uno che in campo sa quello che vuole e come ottenerlo. Ha avuto una stagione pesante e con tanti cambiament­i in squadra. Ora è alla Summer League Nba. Anche in America lo apprezzano. Tornerà carico».

▶ Eccoci a Gallinari. Come pensa di reinserirl­o?

«Gallo deve fare il Gallo, cioè il più forte giocatore italiano. Mi aspetto che sia un protagonis­ta assoluto. Ma, per spingere l’Italia, deve giocare fuori dai suoi canoni americani, e adeguarsi a un contesto di basket europeo».

▶ Ultima chiamata per chi? «Vorrei vedere Mannion. Ha passato molti guai. Lo chiamerò al training camp».

 ?? CIAM ?? Il c.t. della Nazionale su Danilo Gallinari
In Olanda la prima vittoria
Gianmarco Pozzecco, 49 anni, nominato c.t. azzurro il 2 giugno scorso, ha fatto il suo debutto ufficiale vincendo in Olanda per le qualificaz­ioni al Mondiale 2023
Gianmarco Pozzecco su Simone Fontecchio
CIAM Il c.t. della Nazionale su Danilo Gallinari In Olanda la prima vittoria Gianmarco Pozzecco, 49 anni, nominato c.t. azzurro il 2 giugno scorso, ha fatto il suo debutto ufficiale vincendo in Olanda per le qualificaz­ioni al Mondiale 2023 Gianmarco Pozzecco su Simone Fontecchio
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