La Gazzetta dello Sport - Romana
Sorriso Jabeur, prima finale africana E la “russa” Rybakina ora è un caso
l ritiro di Rafa Nadal schiude le porte della finale a Nick Kyrgios, che dopo un lungo periodo di appannamento è tornato a proporre quel tennis di qualità che all’inizio della carriera pareva poterlo condurre a risultati di assoluta eccellenza. L’australiano sembra finalmente essersi reso conto della straordinaria chance che gli si para davanti. L’erba è il terreno a lui più congeniale e il servizio, le accelerazioni di dritto e la capacità di inventare soluzioni vincenti dal nulla conferiscono al suo gioco un peso specifico enorme su questa superficie, in grado di scardinare anche le difese più ostinate. Qualunque risultato uscirà dall’altra semifinale, dove Djokovic è comunque favorito, Kyrgios scenderà in campo con la possibilità di giocarsi il titolo fino all’ultimo punto. Tutto dipenderà dal suo equilibrio mentale: se la sua attenzione sarà rivolta solo alla partita, potrà centrare finalmente quei traguardi che gli pronosticavamo non appena apparve come una scossa tellurica sul circuito.
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Ritiri prima del match Rafa si è ritirato, senza scendere in campo, 7 volte: contro Labadze all’Estoril 2004, con Murray in semifinale a Miami nel 2012; con Granollers al 3° turno del Roland Garros 2016; con Krajinovic nei quarti a Bercy 2017, con Federer in semifinale a Indian Wells 2019, con Shapovalov in semifinale a Bercy 2019 e ora con Nick Kyrgios a Wimbledon.
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Ritiri durante il match
L’ ultimo contro Del Potro in semifinale all’Open degli Stati Uniti del 2018 (7-6 6-2)
Anche i leoni si arrendono alle ingiurie del tempo, ai mille e mille combattimenti che hanno rinsaldato la gloria ma inferto ferite dolorose a ogni muscolo del corpo. Rafa Nadal non ce la fa, Rafa Nadal è fuori da Wimbledon e dunque non giocherà la semifinale di oggi contro Kyrgios, aprendo le porte del paradiso al redivivo australiano, rinato dopo aver visto il baratro da vicino: sarà lui, senza la fatica di una partita in più contro un rivale formidabile, a sfidare domenica il vincitore tra Djokovic e il sorprendente idolo di casa Norrie. Soprattutto, non potrà inseguire il favoloso sogno del Grande Slam, dopo essersi presentato a Londra con gli allori dell’Australian Open e del Roland Garros per la prima volta in carriera.
Tristezza e rispetto L’annuncio sconvolge la fresca serata dei Championships alle 19.20 locali, quando il campione spagnolo indice una conferenza stampa che mette un punto alle voci che si sono rincorse per tutta la giornata: lo strappo di 7 millimetri ai muscoli addominali, accusato già nei primi giorni del torneo e peggiorato durante la partita nei quarti con Fritz, non gli consente di proseguire nell’avventura londinese. Da una settimana, Rafa in pratica non prova mai il servizio in allenamento per non sforzare la parte lesionata e anche nelle ultime ore si sottoporrà a trattamenti per lenire il dolore, con scarsi risultati. a primavera africana del tennis ha il sorriso dolce e i modi gentili di Ons Jabeur, che corona il sogno di ragazzina e domani giocherà finalmente una finale Slam: «Sono orgogliosa di essere una donna tunisina oggi, so che in Tunisia in tanti saranno pazzi di gioia». In patria la chiamano la Ministra della Felicità e dopo gli anni difficili della giovinezza in cui gli integralisti islamici ne avversavano la carriera perché giocava a gambe scoperte, adesso è un’eroina nazionale
L’altra sfida
Oggi alle 15.30 la semifinale tra Djokovic e Norrie: chi vince, domenica avrà l’australiano
Lper le cui gesta si allestiscono i maxischermi nelle piazze: «Cerco di essere una fonte di ispirazione, vorrei vedere più tennisti arabi e africani nel circuito». Lei appunto, è la prima tennista araba e africana a giocarsi un titolo in singolare in un Major: inseguiva il Roland Garros, che aveva vinto da junior, ma è sull’erba di Wimbledon che il suo gioco vario e brillante, con i micidiali tagli da sotto e l’uso sapiente della palla corta, si è esaltato, finendo per domare la sorpresa tedesca Tatjana Maria. 34 anni, numero 113 del mondo, madre di due bambine e una delle sue migliori amiche sul circuito. La Jabeur, seconda giocatrice mondiale, è allenata dal marito Karim Kamoun, ex fiorettista di livello internazionale, dopo che in gioventù nessun coach resisteva troppo con lei: «Volevano rendermi una giocatrice standard come tutte le altre perché dicevano che rischiavo troppo, senza tenere conto delle mie caratteristiche».
Imbarazzo Ha rifiutato di trasferirsi negli Stati Uniti e a 17 anni, è entrata nel programma di sviluppo dell’Itf denominato «Grand Slam Development Fund», che le ha permesso di intascare 50.000 dollari per dare