La Gazzetta dello Sport - Romana

O il dolore

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alla vigilia un altro dei favoritiss­imi, il nostro Matteo Berrettini, fermato dal Covid.

Questione di tifo Per la prima volta dal 1931 Wimbledon non avrà dunque una delle tre partite conclusive, una sorte avversa che priva lo Slam londinese di una delle sfide più attese, appunto quella tra Nadal e Kyrgios, due che certo non si sono mai amati e che su questi prati soi sono incrociato già due volte. Nel 2014 l’allora diciannove­nne australian­o, negli ottavi, travolse a sorpresa con 37 ace e 70 vincenti un Rafa già carico di onori e gloria, lasciando presagire una carriera da superstar poi oscurata da troppi problemi personali, almeno fino a quest’anno. Nel 2019, al secondo turno, con Nick recuperato dal manager alle quattro di notte ubriaco in un pub, il satanasso maiorchino si prese la rivincita in una partita surriscald­ata dalle storie tese di quattro mesi prima ad Acapulco, tanto che l’australian­o provò addirittur­a a tirargli un passante in pieno petto senza scusarsi. Il Nick della nuova consapevol­ezza personale, però, ha limitato di molto le mattane (anche se si è preso 13.200 euro di multa per lo sputo a uno spettatore e per la lite con Tsitsipas) e davvero possiede gli atout per emulare Lleyton Hewitt, ultimo Aussie in trionfo sul Centrale giusto quarant’anni fa, chiunque esca vincitore dall’altra semifinale. Però quello degli inglesi è uno strano

Nadal Sul rientro destino: si ritroveran­no di nuovo a fare il tifo, come già accadeva con lo scozzese Murray, per qualcuno che non possiede tutti i loro quarti di nobiltà. Norrie, infatti, seppur figlio di inglesi, è nato in Sudafrica e a tre anni si è trasferito in Nuova Zelanda, dove è cresciuto e si è formato come giocatore, prima di scegliere il passaporto britannico perché la federazion­e, ovviamente, gli garantiva più certezze economiche. Allenato dall’argentino Facundo Lugones, conosciuto al college in America quando tutti e due studiavano Economia, è esploso nel 2021 vincendo a Indian Wells, fino all’approdo in top ten e alle Finals, da riserva, dove poi è subentrato a Tsitsipas giocando proprio contro Djokovic. Mancino, potrebbe dare fastidio al serbo con quel suo rovescio piatto e senza peso: «Penso di avere le armi per poter mettere in difficoltà Nole». Che, dal canto suo, malgrado i sei titoli a Church Road, passerà un altro pomeriggio da separato sul Centrale: «Una semifinale sul campo più prestigios­o di uno Slam, e nel suo Paese. So cosa aspettarmi in termini di supporto della folla. Ma voglio prendere la partita per quello che è, un momento di spettacolo, perciò ci devo arrivare al meglio. Ma io qui mi sento sempre molto motivato e ispirato, perché probabilme­nte è il più importante torneo nella storia del nostro sport e quello che mi ha dato la spinta, da ragazzino, a giocare a tennis: scendere in campo qui è sempre stato il mio sogno d’infanzia». Senza Rafa, rimane l’ultimo titano di questo tempio. Con il vecchio mondo sulle spalle.

Ieri

Donne. Semifinali Jabeur (Tun) b. Maria (Ger) 6-2 3-6 6-1

Rybakina (Kaz) b. Halep (Rom) 6-3 6-3

Oggi Uomini Semifinali Campo centrale, ore 15.30: Djokovic (Ser) c,

Norrie (Gb)

Domani Finale donne

Jabeur (Tun) c. Rybakina (Kaz)

TV

Diretta Sky. Alle 21 differita in chiaro su Supertenni­s  La canadese Mary-Sophie Harvey ha denunciato di esser stata drogata durante i festeggiam­enti per la serata finale dei Mondiali a Budapest: la 22enne, bronzo con la 4x200, è stata ricoverata nella capitale ungherese con lividi su tutto il corpo, una costola incrinata e una commozione cerebrale. Ai medici ha raccontato che «c’era una finestra di 4-6 ore» di cui non ricordava più nulla: è stata soccorsa dai compagni. MarySophie ha spiegato la sua esitazione nel rivelare quanto le era accaduto: «Non mi sono mai sentita così in imbarazzo, ma non permetterò che mi si etichetti per questo incidente. Medici e psicologi mi hanno detto che succede più spesso di quanto si pensi e che sono stata fortunata ad essermela cavata con una costola incrinata e una piccola commozione», ha aggiunto, ricordando come i casi di somministr­azione di droga dello stupro stiano diventando molto comuni. «Invito chiunque legga questo messaggio a prestare molta attenzione», ha aggiunto la nuotatrice, che ha pubblicato una foto dei lividi sulle sue gambe, «perché non se ne parla abbastanza». Sull’incidente la Fina ha aperto un’inchiesta indipenden­te e ha detto di voler adottare «molte misure per salvaguard­are gli atleti» negli eventi a margine delle gare.

C’È IL SÌ DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Servono 3-4 settimane per il recupero, credo di farcela per il Masters 1000 di Montreal

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 ?? ?? Una poltrona per tre Da sinistra: Nick Kyrgios, 27 anni, in carriera non ha mai giocato una semifinale di uno Slam; Novak Djokovic, 35 anni, sei volte trionfator­e a Wimbledon; Cameron Norrie, 26 anni, alla prima semifinale
Una poltrona per tre Da sinistra: Nick Kyrgios, 27 anni, in carriera non ha mai giocato una semifinale di uno Slam; Novak Djokovic, 35 anni, sei volte trionfator­e a Wimbledon; Cameron Norrie, 26 anni, alla prima semifinale

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