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I NODI DELLA MANOVRA E LA CORSA PER IL PNRR MELONI SVELA GLI APPUNTI C’È LA FRENATA SUL POS

La premier inaugura la rubrica social con i dossier caldi del governo Avanti sullo stop al Reddito e soglia più bassa per i pagamenti digitali Opposizion­i critiche. Gelmini: «Non si scarichino colpe su Draghi»

- Di Pierluigi Spagnolo

“Like” e bocciature Dopo aver sottolinea­to il peso dell’eredità del Pnrr («30 progetti su 55, da approvare entro fine anno, ricaduti su di noi») in un video la premier Meloni fa chiarezza su Pos, tetto al contante e Reddito. Sui social Meloni riceve decine di migliaia di “like” e commenti, mentre le opposizion­i vanno all’attacco. Dal M5S, Conte (foto) ironizza: «Dall’agenda Draghi a quella di Meloni», e poi elenca ciò che non apprezza in Manovra

Tra obiettivi del Pnrr da centrare e scadenze della Manovra da rispettare, per il governo Meloni c’è una doppia corsa contro il tempo. Dicembre sarà un mese delicatiss­imo. C’è anche da risolvere la questione del Superbonus per l’edilizia, con il criterio del 110% (contributo ridotto al 90% con il decreto Aiuti quater) che va verso una proroga di qualche settimana per evitare il caos nelle situazioni in bilico. Soprattutt­o, sul tavolo, c’è la Legge di bilancio da 35 miliardi, il cui testo definitivo è stato finalmente trasmesso al Parlamento, che dovrà approvarlo entro il 31 dicembre per scongiurar­e l’esercizio provvisori­o. Fino a mercoledì c’è spazio per gli emendament­i. L’esame della Camera inizierà, verosimilm­ente, intorno al 19-20. Per il Senato, come accaduto nel recente passato, ci sarà solo il tempo di ratificare il testo approvato da Montecitor­io. Il 31 dicembre è anche il termine per 30 dei 55 obiettivi previsti dal Pnrr, per non perdere la prossima tranche di aiuti, da 19 miliardi. Un forte motivo di tensione è proprio il Piano nazionale di ripresa e resilienza,

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il corposo progetto che l’Italia deve portare avanti per ottenere i quasi 200 miliardi di euro che l’Unione europea ci ha garantito nell’ambito del Recovery Fund. Siamo davvero in ritardo? Se sì, perché?

Meloni addossa alcune responsabi­lità a Draghi. Ottenuto sotto l’impulso del governo di Giuseppe Conte, portato avanti dall’esecutivo di Mario Draghi, adesso tocca a Giorgia Meloni completare il percorso del Pnrr, rispettare le richieste di Bruxelles e centrare gli obiettivi per ottenere il denaro. Un passaggio non facile, anche in virtù di progetti che – pensati nella prima fase post-Covid – ora devono confrontar­si con le mutate esigenze e l’incremento dei costi delle materie prime, anche per i rincari energetici. Per questo motivo il governo vorrebbe rimodulare alcune voci del piano. L’Ue sul tema resta diffidente e vorrebbe capire in quali termini, mentre l’opposizion­e bolla la mossa come «un errore». In ogni caso, ci sono 30 progetti da completare in poco più di tre settimane. Meloni ieri ha addossato alcune responsabi­lità a Draghi. «Non critico chi mi ha preceduto, ma è un dato incontrove­rtibile

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I miliardi stanziati La Legge di bilancio del governo, da approvare in Parlamento entro fine anno, mette a disposizio­ne 35 miliardi, di cui circa 21 per fronteggia­re il caro-bollette

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I miliardi di fondi dall’Ue Dall’Europa arriverann­o 191,5 miliardi: finanziera­nno il Piano nazionale di ripresa e resilienza, su ambiente, digitalizz­azione, trasporti e sanità che dei 55 obiettivi del Pnrr da centrare entro fine anno, a noi ne sono stati lasciati 30», ha detto la premier a Repubblica, precisando che se «qualcosa mancasse all’appello, non sarebbe colpa nostra». Meloni ha però spiegato di essere «fiduciosa, recuperere­mo il tempo». Nel 2023 «sarà inevitabil­e cambiare qualcosa, per rendere più fluida la capacità di utilizzo dei fondi».

Con un video sui social, ieri Meloni ha anche difeso l’operato del governo, in questo primo mese e mezzo di lavoro, inaugurand­o la rubrica: «Gli appunti di Giorgia». Sembrerebb­e il primo di una serie di appuntamen­ti, di un incontro fisso con i follower (2,6 milioni su Facebook, 1,4 su Instagram), che si tratti di sostenitor­i o di detrattori dell’esecutivo di centrodest­ra. Un piccolo “antipasto” era arrivato ieri mattina, con una foto in cui veniva ritratto un quaderno di appunti. Poi nel pomeriggio, in diretta e con un video di 21 minuti, Meloni ha provato a chiarire la posizione sulla controvers­a questione del Pos. «Il governo sta valutando la possibilit­à di non obbligare i commercian­ti ad accettare pagamenti elettronic­i per piccoli

importi. Fino a 60 euro non vorremmo obbligare gli esercenti, per importi così bassi incide tantissimo sui commercian­ti. La soglia è indicativa, potrebbe essere più bassa, ma questo è uno dei temi su cui si dialoga con l’Ue, perché il tema del pagamento elettronic­o è uno degli obiettivi del Pnrr, quindi bisogna vedere come andrà a finire l’interlocuz­ione», ha spiegato la premier, confermand­o i segnali di una frenata sul tema. Meloni è tornata anche sulla questione del tetto all’uso del contante, che da gennaio salirà da 2000 a 5000 euro. «Il tetto al contante sfavorisce la nostra economia, siamo in un mercato europeo, il tetto ha senso solo se ce lo hanno tutti», ha detto Meloni. L’opposizion­e preme, con Pd e M5S che da giorni parlano di «un favore agli evasori». Ma il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ospite ieri di In mezz’ora, ha replicato: «Per combattere l’evasione serve rendere lo Stato efficiente e giusto. E obbligare le persone a pagare le tasse, in cambio di servizi che non sono contestabi­li».

Poi c’è il nodo del Reddito di cittadinan­za.

Il governo, nella Manovra 2023, ha previsto la riduzione del sus

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