La Gazzetta dello Sport - Romana
L’eredità di
Lascia dopo 12 anni «Ho dato dignità ai corridori di oggi» Dal 2010 ha guidato il sindacato mondiale Il suo successore sarà Hansen o Morabito
i sono divertito. Il ciclismo continuerò a vederlo, ma da casa in tv». Gianni Bugno non sarà più il presidente dell’Associazione mondiale dei corridori (Cpa), ruolo che occupa dal 2010: quattro mandati da tre anni. Il successore sarà l’australiano Adam Hansen, 41 anni, l’Ironman del ciclismo, capace di correre 20 grandi giri di fila e poi diventare imprenditore in Ungheria, o lo svizzero Steve Morabito, 39 anni, uomosquadra: elezioni entro febbraio. Il monzese, 58 anni, è stato il simbolo del gruppo anche da dirigente e ci ha messo sempre la faccia, soprattutto nei momenti più duri: i corridori morti in corsa (Demoitié alla Gand-Wevelgem 2016) perché travolti da auto del seguito, o i gravissimi incidenti come quello dell’olandese Jakobsen al Polonia 2020. «Ho iniziato con il primo trionfo di Nibali nel 2010 alla Vuelta e ho chiuso con il suo ritiro: allora l’Italia aveva ancora squadre WorldTour, adesso siamo la nazione che soffre di più, a par
«Mte le donne e la pista, e non sarà facile uscirne. Il nostro ciclismo maschile non c’è».
▶Bugno, com’è cambiato il sindacato dei corridori?
«Nel 2010 esistevano solo presidente e segretario. Ora contano le associazioni nazionali, con il presidente che fa da garante: decide la base. Non sono mai stato un presidente che si è imposto: ho democratizzato il movimento e dato voce alle associazioni».
▶L’a⏻p€tto di cui è orgoglioso? «La struttura che oggi ha il sindacato mondiale, una struttura politica vera, ben organizzata. Era necessaria perché lo status del corridore è migliorato, è di alto livello. E grazie all’Accpi italiana abbiamo fatto nascere il sindacato femminile».
▶E qualcosa ancora più sua? «La riconoscenza dei corridori. Non è facile fare il presidente. Credo di aver contribuito a dare più dignità al corridore, che oggi ha un miglioramento globale della condizione assistenziale e previdenziale, e dello stipendio. Con
Trent’anni fa il bis Mondiale
Gianni Bugno è nato a Brugg (Svi) il 14 febbraio 1964. Pro’ dal 1985 al 1998, ha vinto 59 corse. In particolare due Mondiali (Stoccarda 1991 e Benidorm 1992), il Giro d’Italia 1990 (in rosa dal primo all’ultimo giorno), la Milano-Sanremo 1990 e il Giro delle Fiandre 1994 l’Uci (la federciclo mondiale, ndr) si parla e si dialoga, ci ascoltano perché senza i corridori non ci sono le gare. Noi siamo gli attori protagonisti. E anche il riconoscimento dato alle donne, un movimento che sta crescendo in maniera tumultuosa: nel 2024 debutterà il Ccp donne, struttura identica a quella maschile per gestire tutto il movimento».
▶Ch€ cosa le resta?
«L’aver fatto parte del ciclismo da quest’altra parte, perché ti completi. Quando sei corridore, non capisci i problemi e stai sempre a criticare, ti viene facile: poi passi di qua, ti confronti con squadre e organizzatori, e capisci che hanno ragione anche gli altri».
Gianni Bugno
Sulla sicurezza stradale
▶Altri risultati?
«Tutte le commissioni, che non c’erano. La sicurezza soprattutto, con il nostro delegato alle corse WorldTour, il protocollo meteo, e pure il voto elettronico, siamo l’unica associazione che ce l’ha».
▶Il ciclismo del futuro?
«Già quello di oggi, con i giovani fenomeni, entusiasma, ma lo vedo ancora più globalizzato. Sono stato al seminario Uci a Montecarlo e la tendenza sarà quella di estendere il WorldTour a novembre, gennaio e febbraio nei Paesi caldi, sfruttando l’inverno. Sarà un ciclismo a 12 mesi, pur mantenendo i 40 giorni di riposo a fine stagione. L’Africa innanzitutto, verso i Mondiali in Ruanda nel 2025, ma anche il Sudamerica e l’Asia. L’Uci ha bisogno di spazi, visibilità ed entrate economiche dove il grande ciclismo non è ancora presente: più interesse, più soldi, più sponsor».
▶ Lei è stato compagno di Davide Rebellin nel 1995 e tante volte ha tuonato sul tema sicurezza. «Davide era un ragazzo umile, modesto, timido, ha sempre fatto benissimo il proprio lavoro ed è morto facendo quello che amava. Ma basta costruire piste ciclabili per ghettizzare la bicicletta, non ha senso spendere soldi per strutture senza manutenzione, dove il corridore a 30 all’ora non può andare perché trova la persona a spasso con il cane o che porta il passeggino. No, le bici fanno parte della strada: facciamo una corsia di separazione a destra riservata alle bici e che le macchine possano superare in modo sicuro. Il metro e mezzo in fase di sorpasso deve entrare nel Codice della Strada, e poi portiamo l’educazione stradale nelle scuole, ricominciamo ad andare a scuola in bici, invece che tutti in auto, e studiamo percorsi ad hoc per gli studenti con le scuole».
▶L€i usa la bici?
«Poco, non voglio rischiare. La prendo soprattutto in estate ma studio bene i percorsi. Preferisco invece andare a correre al parco di Monza».
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Età
Paese Vittorie
1 tappa al Giro (2013), 1 tappa alla Vuelta (2014)
Ci saranno più gare WorldTour in inverno nei Paesi caldi: Africa, Asia e Sudamerica
Età
Paese Vittorie
4 da pro’ tra cui 1 tappa al Giro di Svizzera (‘06)
Basta ghettizzare le biciclette in piste ciclabili: la strada è anche nostra