La Gazzetta dello Sport - Romana
LA SVOLTA DI SAINZ FEELING AL VOLANTE E LAVORO COL TEAM ORA È UN VINCENTE
Talento e dedizione, così Carlos si è cucito addosso la SF-23, mentre Leclerc fatica...
Il circus della F.1 si sposta in Giappone, dove sul circuito di Suzuka si corre il prossimo fine settimana la 16ª prova (su 22) del Mondiale di Formula 1. Programma Venerdì: ore 4.30 prove libere 1, ore 8 libere 2
ore 4.30 libere 3, ore 8 Qualifiche Domenica: ore 7.00 Gara Classifiche Piloti: 1. Verstappen p. 374, 2. Perez 223, 3. Hamilton 180, 4. Alonso 170, 5. Sainz 142,
6. Leclerc 123,
7. Russell 109,
8. Norris 97,
9. Stroll 47,
10. Gasly 45,
11. Piastri 42, 12. Ocon 36,
13. Albon 21, 14. Hulkenberg 9,
15. Bottas 6,
16. Zhou 4,
17. Magnussen e Tsunoda 3,
19. Lawson 2 Costruttori:
1. Red Bull 597,
2. Mercedes 289, 3. Ferrari 265, 4. Aston Martin 217,
5. McLaren 139,
6. Alpine
Renault 81,
7. Williams 21,
8. Haas 12, 9. Alfa Romeo 10,
10. AlphaTauri 5
La mattina del GP di Monza, ai tornelli del paddock Leclerc e Sainz sono arrivati insieme. Charles ha passato il badge, si è concesso ad un paio di selfie, ed è filato via. Sainz, destinato alla pole, è stato assaltato da tifosi e “circo mediatico”. La Ferrari funziona così, è come la Nazionale, viene prima dei suoi giocatori. I tifosi possono anche dividersi relativamente alla preferenza per un pilota o per l’altro, ma quando conta – e Monza contava, molto – prima viene la Scuderia. Troppo facile scorgere un cambiamento, in quella scena. Solo che lì per lì non ci si è dato troppo peso: la pole era stata questione di un nulla, tra Carlos e Charles c’erano 6 centesimi. E, invece, adesso tre gran premi cominciano ad essere più di una tendenza. Tre gare tra loro molto diverse, per attitudine della Ferrari e per caratteristiche delle piste, tre gare in cui Sainz ha fatto meglio di Leclerc in quanto a piazzamento in gara, in qualifica e sul giro veloce. Tre cappotti, nove a zero. Cosa che fa tanto più impressione se si va a vedere che lo scorso anno, nel medesimo trittico, era finita 8-1, ma per Charles: Carlos l’aveva spuntata soltanto sul giro
Sabato:
veloce di Singapore.
Lavoratore in un’intervista di un anno fa. «E, soprattutto, gli piace lavorare senza far rumore». Che migliori la performance, dunque, è diretta conseguenza di un’indole. Ma non è solo quello, non può esserlo. Intanto perché non è che Leclerc lavori meno. E poi perché la volontà, le ore in garage non sono certo sufficienti. Lo stesso Carlos tempo fa si era risentito, non è che gli piaccia granché esser definito solo come uno Stakanov nel mondo dei “predestinati”. «Ho questa fama, e sembra che non abbia talento – aveva lamentato al termine della prima stagione in rosso – pare che io vada veloce solo perché lavoro, ma non ti adatti velocemente a una macchina senza talento». Allora per capire quel che è successo è utile premettere che non è solo una questione delle ultime tre gare: è vero che Leclerc ha patito due ritiri nei primi tre GP, ma resta il fatto che, con la sola eccezione del dopo-Spa, in graduatoria è sempre stato davanti Sainz.
Occhio alle parole E poi bisogna fare attenzione alle parole, anche a ritroso. L’altro ieri a Singapore Fred Vasseur ha detto: «Decisiva è stata Zandvoort». Dove era andata male, la SF-23 era lentissima, eppure «è stato lì che abbiamo capito qualcosa». Torna in mente allora una lagnanza espressa più volte in stagione da entrambi i piloti in rosso. «La macchina passa apparentemente senza ragione dall’essere sovra a sottosterzante, e viceversa. È imprevedibile». Il terzo tassello del puzzle allora è di Leclerc, a Monza, la gara successiva a quella dell’illuminazione olandese: «Adoro guidare in sovrasterzo, ma per limitare l’imprevedibilità ho dovuto accettare un po’ più di sottosterzo». Attenzione, il processo è in atto da inizio stagione, ma è molto probabile che le intuizioni di Zandvoort abbiano rafforzato l’idea e la direzione. Che per gestire meglio il degrado, per essere più lineare e più performante la SF-23 in Olanda sia cambiata. Sia diventata Carlos-friendly e più indigesta a Charles. Perché, guarda caso, è da lì che Sainz si è messo davanti.