La Gazzetta dello Sport - Romana
VAN DER POEL III FIANDRE DA RE E ADESSO TESTA GIÀ A ROUBAIX
La Ronde più veloce di sempre (44,4 orari) esalta l’olandese Grande Mozzato: è 2°
Domenica sera Mathieu Van der Poel era già salito su un aereo, destinazione Spagna - un centinaio di km a sud di Valencia dove risiede e dove rifinirà la preparazione in vista della Parigi-Roubaix di domenica. I campioni come lui hanno sempre un altro traguardo da tagliare, un altro obiettivo da compiere, un altro appuntamento con la storia da non mancare. Per Mvdp stavolta sarà la difesa del titolo 2023 all’Inferno del Nord, dopo che al Giro delle Fiandre ha sbalordito di nuovo il mondo. Ma non è stato facile, no davvero. «Sono arrivato distrutto, negli ultimi 10 chilometri ho chiuso gli occhi sperando che finisse tutto prima possibile. Terminasse ora questa stagione, sarei già felice», ha detto l’olandese più che mai volante, anche se nel finale è un po’ calato.
Record Mathieu è l’uomo dei record. Ha vinto il Fiandre più veloce di sempre: 44,4 di media, dopo la Sanremo firmata dal suo compagno Philipsen a oltre 46 per un altro primato. Ha firmato il tris nella Ronde - come solo Buysse, Magni, Leman, Musseuw, Boonen e Cancellara, a quattro non c’è nessuno - e lo ha fatto per la prima volta per distacco, e in più da iridato in carica (ultimo Sagan, nel 2016, è il sesto di sempre). Ha sollevato la bici al traguardo alla maniera di un gladiatore, come Tadej Pogacar dopo l’assolo di 81 km all’ultima Strade Bianche, come Philippe Gilbert sempre al Fiandre nel 2017. E mentre, 1’02” dopo, un grande Luca Mozzato andava a prendersi il più bello dei secondi posti. La Ronde, indurita dalla pioggia, è sempre più casa sua: cinque podi nelle ultime
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cinque edizioni, senza dimenticare certo stavolta le assenze di Van Aert (infortunato) e del campione uscente Pogacar (per scelta).
Assolo I giganti del ciclismo contemporaneo, quando hanno il terreno per farlo e l’ispirazione giusta, non aspettano il finale. Prendono, partono, vanno: sempre più della serie “provate a prenderci se ne siete capaci’. Domenica Van der Poel non ha aspettato l’ultimo passaggio su Oude Kwaremont e Paterberg. Si è involato sul tremendo Koppenberg, a 45 km dal traguardo di Oudenaarde, dove tutti o quasi sono stati costretti a mettere il piede a terra. Lui, no. E tra Muri, pioggia e pavé, ha dato subito l’impressione che l’inevitabile si stesse compiendo. Peccato solo - e non è la prima volta per le intemperanze di qualche incivile: fischi e lanci di birra. «Ho sentito qualcosa, ma ero concentrato e non mi ha dato fastidio». L’intenzione della polizia è quella di identificare quelle
persone, e a quel punto l’organizzazione sarebbe pronta ad aprire una causa civile.
Limiti Dopo il Fiandre «più duro che abbia mai corso» Mathieu ora è a quota cinque Monumenti come Pogacar (in questo secolo meglio solo Boonen e Cancellara, a sette): non potrà che essere favorito per il bis a Roubaix di domenica - peraltro una giornata in cui, più della media, conterà avere la fortuna dalla propria parte - ma poi viene naturale guardare avanti. Come hanno detto Christoph e Philip Roodhooft, i manager della Alpecin-Deceuninck, Van der Poel ha scelto «le migliori ciliege dal cesto» nello stilare il programma delle sue gare. È stato sempre protagonista: 10° alla Sanremo (fondamentale per il vincitore Philipsen), 1° ad Harelbeke, 2° alla Gand-Wevelgem, 1° al Fiandre. Dopo l’Inferno del Nord, l’Amstel (14 aprile) è certa. E la Liegi (21), dove ci sarebbe uno scontro gigantesco contro Pogacar ed Evenepoel? «Non è sicura, ma la possibilità c’è. La Liegi è fatta per Tadej e Remco, per me sarebbe difficile ma mi piacerebbe provarci. Se loro sono al top, dura seguirli sulle cote. Ma si deve ancora correre e non si sa mai quello che può succedere...». s TEMPO DI LETTURA 3’46”