La Gazzetta dello Sport - Romana
Cielo AZZURRO sopra SAN SIRO
DAL BARELLA D’ORO A SUPER BUONGIORNO SFILA IL MADE IN ITALY
Lo zoccolo interista di Spalletti e i giovani granata: lo show è qui
Luciano Spalletti decide sempre all’ultimo la partita in cui osservare dal vivo gli azzurri per l’Europeo. Ma in fondo il c.t. ha mantenuto una casa a Milano dai tempi nerazzurri, se dovesse scegliere uno stadio simbolo del Made in Italy oggi non potrà che essere al Meazza per Inter-Toro.
Qui Inter Dopo anni di sfrenata esterofilia, l’Inter ha iniziato a cambiare tendenza con l’arrivo di Beppe Marotta nel 2018. La necessità di creare uno zoccolo azzurro per cementare lo spogliatoio ha portato via-via in nerazzurro, in ordine cronologico, Bastoni (preso nel 2018 ma lasciato una stagione a Parma), Barella (2019), Darmian (2020), Dimarco
(tornato da protagonista nel 2021 dopo anni tra vivaio e prestiti), Acerbi (2022) e Frattesi, l’estate scorsa. Un pezzo a stagione, fino a formare le fondamenta della Nazionale. Perché tutti e 6 hanno già strappato un posto per Euro 2024 in Germania. L’unico che in linea teorica corre un minimo rischio è Acerbi. Non per il recente infortunio che lo terrà fuori oggi, quanto per il caso Juan Jesus che, a caldo , lo aveva escluso dalla tourné azzurra negli Stati Uniti, a marzo. Ma poi è arrivata l’assoluzione e tutto sembra rientrato anche in Figc. Oltre all’ex Sassuolo, oggi mancherà anche Dimarco, che ieri ha accusato un problema al polpaccio destro, da valutare nei prossimi giorni. Il biondo sarà comunque in panchina perché una giornata come questa non la perderebbe per nulla al mondo. Dovrebbero invece giocare dall’inizio Bastoni, Darmian, jolly indispensabile anche in una linea a 4, e Barella. Dalla panchina Frattesi, il microonde cui bastano pochi minuti per incidere: tre sole partite da titolare in campionato e 5 reti. Se non è un record poco ci manca.
Qui Toro Luccica anche il serbatoio azzurro del Torino. Alessandro Buongiorno è la bandiera del made in Italy granata: del Toro ne rappresenta l’anima, la colonna, il dna più puro. È cresciuto a pane e Filadelfia, esploso in prima squadra dopo la lunga scalata nel vivaio. Ne ha fatta di strada il difensore del quartiere Santa Rita, che da piccolino aveva in cameretta una finestra con vista sullo stadio dei sogni. E quello stadio era l’Olimpico Grande Torino. Da promessa a rivelazione, da protagonista a uomo-squadra. Oggi Buongio è una fetta importante, ed identitaria, del Torino. Il suo viaggio va veloce:
Bellanova è la rivelazione stagionale. Ha accarezzato la Nazionale negli Stati Uniti, si è preso il palcoscenico del campionato, è entrato nei pensieri di Spalletti. Con l’allargamento delle rose a 26, l’Europeo è più vicino. Vivrà una giornata speciale, la sua domenica particolare. Sta per tornare a Milano per la prima volta da avversario dell’Inter nell’ora in cui si festeggerà la seconda stella nerazzurra. Bellanova è interista sin da piccolino, cresciuto in provincia, tra Parabiago e Pogliano: dai sei ai diciannove anni gioca al Milan, il cuore batte sempre Inter. È la fede di famiglia, papà Giuseppe è stato anche un tesserato della Primavera interista. Un anno fa ha toccato il cielo con un dito giocando la finale di Champions con Inzaghi. Poi è sbarcato a Torino ed è stata una scelta vincente. Sarà una domenica particolare pure per Samuele Ricci, autore di una crescita importante. Juric è secco: «Avrà un futuro grandioso». È stato un perno nelle nazionali giovanili, in azzurro ha già esordito. Spalletti lo tiene d’occhio: gli serve un finale pirotecnico. E San Siro è il palcoscenico ideale dal quale iniziare.