La Gazzetta dello Sport - Sicilia
Campione del mondo
Kylian Mbappé, 23, francese
segno indelebile sulla scena globale. È un tema poco dichiarato, che rimane sotto la linea di galleggiamento. Eppure la prospettiva delMondiale che si giocherà d’inverno – in un clima torrido, a campionati fermi e in una situazione inedita – resta una delle variabili pesanti di questomercato. Il primo grande esempio è il caso
Mbappé. Attraverso il suo fondo sovrano, il Qatar ha deciso di tenerlo inchiodato a Parigi – a qualunque costo – conuna poderosa operazione politica e di immagine ai danni del Real al quale il francese sembrava destinato. PerMbappé è oro che cola: in novembre e dicembre giocherà su un tappeto rosso. Intanto, nel Psg impone e dispone. Leonardo è stato la sua prima vittima, il buon Neymar potrebbe essere la prossima. Di sicuro il brasiliano ha bisogno di un trampolino affidabile per preparare la sfida delMondiale. Se il Psg lo scarica – Ney è seccato dalle dichiarazioni di Al Khelaifi – gli servirà una sponda che nonpuò essere il Barça come lui vorrebbe, ma piuttosto il Chelsea o qualche altro club inglese. Nell’effettoMondiale rientra anche Cristiano Ronaldo. Sembrava fosse un punto fermo nei piani di Ten Hag, che sta proiettando sulManchester United l’impianto del suo vecchioAjax. Invece il feeling sembra già evaporato, si annunciano tempi duri. Jorge Mendes, il potentemanager di CR7, sta cercando di sistemarlo e l’ha proposto anche a Bayern,
Chelsea e Sporting oltre che allaRoma. A 37 anniRonaldo ha l’ultima possibilità di vincere ilMondiale, gli serve una squadra giusta per presentarsi al top.
Il Qatar è un obiettivo diMarco Asensio – anche lui scuderiaMendes –, nome caldo sulmercato del Milan. Nel Real è una terza scelta, dietro a Rodrygo e Valverde: in rossonero potrebbe riprendere quota e convincere Luis Enrique a dargli un posto da titolare. Per il serbo dei blancos Luka Jovic, destinato alla Fiorentina, la prospettiva è analoga.
A DiMaria la Juve potrà servire anche a garantirgli continuità e brillantezza per affiancare Messi nell’assalto almondo dell’Argentina. Il nostro calcio diventa una portaerei, sistemata ai confini dell’impero, dalla quale decollare. Siamo un punto di transizione per campioni che vengono, vanno e a volte tornano. Eravamo un
Eldorado. C’è molto da fare per stoppare la decadenza e ricominciare a crescere.