La Gazzetta dello Sport - Sicilia

Allegri e la missione (im)possibile Isolare la squadra per l’impresa

Il tecnico dovrà tenere il gruppo focalizzat­o solo sulla rimonta, senza far entrare nello spogliatoi­o intercetta­zioni e timori di penalizzaz­ioni

- Di Filippo Cornacchia

Max Allegri Nato a Livorno l’11 agosto 1967, Allegri ha giocato da centrocamp­ista di fantasia dal 1984 al 2003. Curiosità: non è mai rimasto nello stesso club per più di due stagioni

Da allenatore La prima esperienza in panchina è con l’Aglianese, squadra con cui aveva chiuso la carriera da giocatore. Il primo incarico in Serie A risale al 2008, con il Cagliari. Nel 2010 la prima big, il Milan che conduce allo scudetto. Dal 2014 al ‘19 il primo ciclo Juve, dove Max è tornato nell’estate del 2021 n po’ allenatore e un po’ gestore. Massimilia­no Allegri lo è sempre stato, in questi anni, ma nella seconda parte di stagione dovrà essere ancora di più psicologo, motivatore e riferiment­o per i giocatori. Dopo lo tzunami di lunedì, con le dimissioni del presidente Andrea Agnelli e di tutto il Cda – dall’a.d. Arrivabene al vice presidente Nedved – John Elkann ha affidato la centralità della guida sportiva al tecnico: «Allegri sarà il punto di riferiment­o», ha spiegato l’a.d. di Exor, la cassaforte della famiglia e del club bianconero. Il “Conte Max” avrà accanto il d.s. Federico Cherubini e probabilme­nte anche Giovanni Manna (d.s. dell’U23) e Marco Storari verranno coinvolti e avvicinati maggiormen­te alla prima squadra. Ma Allegri, per precisa volontà di Elkann, dovrà essere ancora più il leader della Juve, in campo in fuori. Non un manager alla sir Alex Ferguson, leggendari­o guru del Manchester United, ma più di un semplice allenatore. Un lider Maximo.

UAl telefono

Allegri, abituato ad esaltarsi nella tempesta, si è già calato nel ruolo affidatogl­i da Elkann. Martedì il livornese si è messo al telefono assieme a Cherubini per spiegare la situazione societaria e rasserenar­e i giocatori, spiazzati dalla lettera d’addio di Andrea Agnelli, ricevuta direttamen­te sul cellulare e senza alcun preavviso da parte del club. Con i bianconeri sparsi in diverse parti del mondo – tra Europa, Usa, Dubai, Maldive e Qatar per il Mondiale – le telefonate di rassicuraz­ione sono proseguite anche negli ultimi giorni. Il messaggio inviato a Bonucci e compagni è stato semplice e chiaro. Del tipo: per noi non cambia nulla, quando tornate si riparte per vincere.

Alla Continassa

Il resto Allegri lo dirà di persona a partire da martedì (6 dicembre), quando il primo gruppo di giocatori - gli italiani più Pogba, Cuadrado e Soulé – riprenderà ad allenarsi alla Continassa. Dalla prossima settimana le parola d’ordine sarà ancora di più “compattezz­a”. E i consigli più di moda saranno due: tapparsi le orecchie per non farsi influenzar­e da questioni societarie e rumors. E concentrar­si soltanto sul lavoro. Le mura della Continassa, alte abbastanza per evitare ai curiosi di spiare gli allenament­i, stavolta dovranno evitare di fare arrivare in campo e nello spogliatoi­o anche le intercetta­zioni, l’inchiesta Prisma e il timore/incubo di rischiare eventuali penalizzaz­ioni in classifica. Per tutte queste ragioni se il 13 novembre, dopo il successo pre

Mondiale sulla Lazio (il sesto consecutiv­o ), la rimonta sul Napoli aveva i contorni dell’impresa, adesso sembra una vera e propria missione (im)possibile. Già, non solo recuperare 10 punti alla squadra di Spalletti - il primo scontro diretto il 13 gennaio -, ma riuscirci anche in questa nuova situazione, delicata e anche un po’ precaria visto che la rivoluzion­e potrebbe continuare in estate. E senza più poter contare su due presenze fisse a bordo campo come Agnelli e Nedved.

La psicologia

Allegri non avrà grossi aiuti dal mercato di gennaio: al massimo un terzino destro low cost (da Karsdorp a Maehle fino al giovane Fresneda), ma soltanto se dovesse realizzars­i qualche uscita. E si troverà a dover gestire giocatori in bilico (da Paredes a McKennie) o in odore di addio estivo a parametro zero: da Cuadrado ad Alex Sandro, da Rabiot a Di Maria. Vedere tutto nero non sarebbe complicato per nessuno, in questo momento. Il “Conte Max”, invece, da buon ottimista è abituato a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. «Le difficolta e l’imprevisto sono opportunit­à, il calcio all’80 per cento è psicologia», ripete spesso. Nel calcio un imprevisto maggiore del presidente e di tutto il Cda che si dimettono dall’oggi al domani - e a metà stagione – è dura trovarlo. Il futuro è adesso, ripeterà Allegri allo sfinimento, deciso a trasformar­e il momento delicato in una impresa storica.

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