La Gazzetta dello Sport - Sicilia

E O Rei guarda la partita dall’ospedale Le figlie: «Un’infiammazi­one da Covid»

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ndici metri, quattordic­i secondi. Sono lo spazio e il tempo che misurano l’attesa e la rinascita di Neymar da Silva Santos Junior. Quando l’arbitro francese Clément Turpin fischia il calcio di rigore per il Brasile, tutto lo stadio istintivam­ente cerca la testa color oro del numero 10 della Seleçao. Sono passati poco più di dieci minuti e la partita è già indirizzat­a grazie al gol di Vinicius. La Corea del Sud sembra il tipo che si è imbucato alla festa: partecipa, ma senza farsi notare per paura che qualcuno se ne accorga.

URigore, quindi

Neymar prende la palla con calma, l’appoggia sul dischetto e poi esce dall’area. Rincorsa lunga, fin troppo. L’arbitro fischia, ma il brasiliano non parte. Anche i giocatori più freddi, quando è il momento di calciare un rigore, non si attardano troppo: un minimo di pressione la sente chiunque. Neymar no: passano quattordic­i secondi tra il fischio dell’arbitro e il momento in cui colpisce il pallone. Qualche passo camminando verso sinistra, due passetti di corsa verso il pallone, uno stop, sei passetti brevi, una falcata più ampia per caricare il tiro e poi la finta e il leggero tocco di piatto destro per appoggiare delicatame­nte il pallone in rete mentre il povero Kim

Seunggyu si accartocci­a su se stesso, completame­nte spiazzato dall’esecuzione del brasiliano.

Futbol bailado

Chissà quanti milioni di telespetta­tori stavano guardando Neymar sul dischetto, ma è come se il brasiliano avesse voluto ritagliars­i un momento per se stesso. Lui chiuso dentro l’area di rigore e tutto il mondo fuori. Un modo per riannodare il filo, per mettere da parte la paura per l’infortunio e i brutti ricordi degli altri Mondiali. Fino a qualche giorno fa non si sapeva nemmeno se Neymar avrebbe potuto giocare ancora in Qatar. E adesso eccolo segnare, correre ad abbracciar­e in tribuna l’infortunat­o Alex Telles, ex interista, sprecare  (s.v.) Pelé è stabile, nella camera che lo ospita all’ospedale Einstein di San Paolo. Ieri, prima della partita, o Rei ha postato su Instagram un messaggio di incoraggia­mento al Brasile, con una foto di lui 17enne a passeggio per una via di Stoccolma, al Mondiale in Svezia: «Nel 1958 camminavo per le strade pensando di mantenere la promessa fatta a mio padre (“Ti farò vincere io la Coppa”, disse al papà dopo la delusione del Maracanaço nel 1950 con l’Uruguay, ndr). So che molti giocatori attuali della Seleçao hanno fatto promesse simili e stanno cercando di vincere il loro primo Mondiale. Voglio esservi d’ispirazion­e, cari amici miei. Guarderò la partita dall’ospedale e tiferò molto per tutti voi. Camminiamo insieme lungo

Neymar

Il mito brasiliano Pelé, 82 anni

questo percorso. Buona fortuna al nostro Brasile!» Pelé è ricoverato da una settimana per un’infiammazi­one ai polmoni successiva al Covid e per nuove cure al tumore al colon diagnostic­ato nel settembre del 2021. In un’intervista a Rede Globo, Flavia e Kely, le due figlie di

Pelé, hanno detto che il padre 3 settimane fa è risultato positivo al Covid: «Ha fatto i per egoismo, dribblare insieme arbitro e avversari, divertirsi. Tutto il Brasile, a dire il vero, si diverte. Dopo la splendida azione del terzo gol, Richarliso­n ha coinvolto perfino il c.t. Tite nella danza del piccione. Qualità, spettacolo, allegria: lo stadio 974, il più colorato e festoso del Mondiale, è il posto ideale per un ripasso di “futbol bailado”. Ma in testa Neymar ha soltanto una cosa: «Sicurament­e è arrivata l’ora di andare lontano. Sogniamo il titolo, ma dobbiamo procedere passo dopo passo. Quella con la Corea del Sud è stata la quarta partita, adesso ne mancano tre. Intanto rimaniamo con la giusta concentraz­ione per cercare di vincere questo Mondiale». Un Mondiale che vaccini, ma il sistema immunitari­o era ed è debole per la chemiotera­pia contro il tumore al colon. Ora è stato ricoverato per curare l’infiammazi­one polmonare successiva al Covid. È sotto antibiotic­o e reagisce alle terapie. Oggi le sue condizioni sono serie, data l’età, ma non è in immediato pericolo di vita. Un giorno succederà, non ora. Non è corretto dire che le cure palliative lo stanno accompagna­ndo verso la fine, oggi papà non è in uno stato terminale. È sottoposto a un altro tipo di chemiotera­pia. È presente a se stesso. Ha seguito la prima e la terza gara del Brasile al Mondiale (e ieri la quarta, ndr). Però durante le partite non parla mai». Un nipote: «Il nonno ha detto che quando non c’è Neymar per il Brasile è tutto più complicato». lui ha temuto di aver perso subito, alla prima partita: «Ho avuto tanta paura per l’infortunio. Ero arrivato in ottima forma in Qatar, ma il problema alla caviglia mi ha fatto soffrire parecchio. Ho passato una notte a piangere, come sa la mia famiglia. Poi ho fatto tanti sforzi per tornare e ne è valsa la pena. Non ho sentito dolori alla caviglia. La mia prestazion­e è stata molto buona, mi è piaciuto il mio gioco, ma penso che possa essere migliorato. È quello che cerco sempre. Non posso essere soddisfatt­o, ma continuo a crescere insieme alla squadra».

La dedica

Col gol di ieri Neymar ha raggiunto Pelé e Ronaldo nell’esclusivo club dei brasiliani che hanno segnato almeno in tre edizioni del Mondiale. Il prossimo obiettivo è segnare su azione, visto che le ultime 6 reti in nazionale del campione del Psg sono arrivate dal dischetto. Tite ha risparmiat­o a Neymar gli ultimi minuti, ma dopo il fischio finale il 10 è tornato in campo con le infradito ai piedi e uno striscione in mano. C’era scritto sempliceme­nte “Pelé” accanto a una bella foto esultante di O Rei. «È difficile parlarne - ha detto Ney -, ma gli auguro il meglio, che si riprenda il prima possibile. Spero che gli abbiamo dato conforto con la nostra vittoria».

Difficile parlarne, a Pelé auguro che si riprenda il prima possibile

Non posso essere soddisfatt­o, ma continuo a crescere col team

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Il saluto
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