La Gazzetta dello Sport - Sicilia

«MILAN, TORNIAMO IDENTIKIT

- Giorgio Furlani MILANO 25 MAGGIO 1979 AMMINISTRA­TORE DELEGATO DEL MILAN

NATO A IL RUOLO ato e cresciuto a Milano, si è laureato in Economia e

Finanza alla Bocconi. Ha iniziato come analista alla Lehman Brothers, e dopo aver conseguito un master in Business administra­tion ad Harvard, ha operato per le società di investimen­to Silver Point Capital e Apollo. Dal 2010 fino al 2022 ha lavorato in Elliott, che ha poi lasciato per assumere la carica di a.d. Milan: è stato portfolio manager e punto di riferiment­o delle principali operazioni del fondo statuniten­se in Italia. Ha curato la cessione del club rossonero al fondo RedBird, di cui è fondatore e proprietar­io Gerry

Cardinale. Dal 2018 è membro del Consiglio di amministra­zione del Milan, di cui è diventato amministra­tore delegato l’11 novembre 2022 dopo l’uscita di Ivan Gazidis.

Nera e resta sempre vincere. Siamo comunque secondi. In campionato abbiamo un punto in meno della stagione dello scudetto e dieci in più di un anno fa dopo le stesse giornate. Significa che abbiamo migliorato la squadra, che abbiamo una base di titolari più forte e con valide rotazioni. I nuovi acquisti hanno portato 40 gol e il turnover non è più una sofferenza. L’anno scorso abbiamo dovuto rivoluzion­are la rosa, quest’anno no, dovremo perfeziona­rla. Avremo il vantaggio della continuità per puntare a vincere il campionato e andare avanti in Europa».

Dunque, calendario alla mano: in quanto tempo il Milan potrà alzare la prossima Champions?

«Se lo chiedete a Cardinale vi dirà il prima possibile. È innamorato del club e guarda alla sostanza, in questo è il più determinat­o. Se chiedete a me in cosa voglio migliorare, è facile: vincere. Un anno fa siamo arrivati in semifinale Champions, non succedeva dal 2007. Quest’anno ci siamo fermati ai gironi ed è anche una questione di fortuna o sfortuna nel sorteggio. E poi c’è l’Europa League, che non abbiamo mai vinto: è un obiettivo importante. Quanto tempo ci vorrà non lo so perché non si stabilisce a tavolino, ma ripeto: abbiamo ereditato un club insolvente e lo abbiamo riportato ai vertici della Serie A, grazie anche alla leadership del presidente Scaroni. Oggi tutte le risorse generate vengono reinvestit­e per costruire una squadra sempre più forte e in grado di lottare per vincere».

▶Da dove crede di poter generare nuovi ricavi?

«Certamente dallo stadio. Per essere veramente e costanteme­nte competitiv­i in Europa devi stare al passo con gli altri club e senza uno stadio che sia adeguato al 2024, e non al 1960, di fatto operi monco. Il progetto San Donato è quello che abbiamo trovato più attrattivo, andiamo avanti su questa strada. Dal sindaco Sala e da WeBuild ci è stata proposta l’idea di un progetto di ristruttur­azione di San Siro, di cui non conosciamo i dettagli. Ascoltiamo le varie opzioni, ma la strada maestra resta San Donato. Tempi? Ipotesi 2028-2029, ma non mi sbilancio».

▶Il traguardo non è proprio dietro l’angolo, nel frattempo come pensate di poter risalire?

«I risultati sportivi ci hanno aiutato ad alimentare quelli economici e viceversa, dopo diciassett­e anni abbiamo il bilancio in attivo. I ricavi sono cresciuti del 60% grazie anche all’apporto di RedBird e all’esperienza trentennal­e di Cardinale nello sport: Gerry tiene moltissimo ai risultati. RedBird ha investito 1,2 miliardi nel club per ridimensio­narlo? Non credo proprio. Cardinale è il primo a sottolinea­re che non esiste performanc­e finanziari­a senza performanc­e sportiva. E’ un proprietar­io che partecipa quotidiana­mente alla vita del club, ci sentiamo tutti i giorni e più volte al giorno. Prima di dormire mi chiedo: “Gli ho detto tutto di quanto successo oggi?”. Gerry è sempre sul pezzo, in contatto con tutto il nostro team di lavoro, vuole che il suo sia un progetto di successo a 360 gradi».

Sottolinea la discontinu­ità da Elliott in funzione dell’inchiesta che la vede coinvolto? Per la procura milanese c’è il sospetto che il club non sia mai passato di mano.

«La temiamo zero, il proprietar­io del Milan è RedBird dall’agosto del 2022. Elliott ha concesso un vendor loan che è uno dei tanti modi possibili per concludere un’operazione di questa portata. Non c’è niente di nascosto, è tutto molto trasparent­e, i fatti sono facilmente verificabi­li. Giusto che le autorità facciano il loro dovere, rimaniamo pienamente collaborat­ivi. L’unico desiderio è che si faccia in fretta, nell’aria è inevitabil­e un po’ di fastidio».

Le carte dicono che la ricerca di un socio è realtà: il Milan apre le porte a un nuovo azionista?

«Premesso che il vendor loan, di cui tanto si parla, scade nella seconda metà del 2025, non c’è niente di imminente. Sul tema socio non ci sono trattative in corso. In ogni caso il controllo del Milan è e rimarrà di RedBird».

▶Un uomo nuovo nel club c’è ed è Zlatan Ibrahimovi­c: ha davvero preso il comando?

«A livello formale Zlatan non ha deleghe con cui poter decidere, ma il nostro approccio al lavoro non è “formalisti­co”. C’è un gruppo che opera e decide in piena collegiali­tà. Il mio rapporto con Ibra è fantastico e sono fortunato ad averlo vicino, è curioso, conosce tante realtà e sa che cosa è il calcio di oggi. Siamo complement­ari, lui è uomo di campo, io un manager. Io non posso parlare a Maignan con il suo stesso linguaggio».

A lei spetta la parte del freddo uomo di numeri?

«Io al Milan ci tengo, ci tengo proprio. Ribadisco, le condizioni in cui si era trovato a essere il club hanno accentuato in me una forte attenzione, responsabi«L’obiettivo

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