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Pogacar «ATTENTO AL GIRO»

- Di Paolo Marabini

che è un fenomeno” replicò lui. In realtà, noi dalla Slovenia avevamo sempre pescato bene: Stangelj, Spilak, Durasek, Polanc, Valjavec, Mohoric... Comunque lo accontenta­i».

▶E che cosa vide in Friuli?

«Rimasi davvero impression­ato da quel corridore con la faccia da bambino. Nella tappa decisiva fece un’azione stupefacen­te sull’ultima salita, con una facilità, una leggerezza... Sembrava quasi che non facesse fatica, che giocasse si pedali. Con questo non voglio mancare di rispetto ai suoi avversari, sia chiaro. Ma il suo modo di correre mi stregò».

▶Tadej la convinse subito? Oppure andò a vederlo altre volte?

«A me bastò quel giorno. Dopodiché mi fidavo molto dei miei collaborat­ori e nella fattispeci­e di Fabrizio, che aveva sempre molto fiuto con i giovani. Così gli feci firmare il primo contratto. Nemmeno per il team. Era una scrittura privata, per dirvi di quanta fiducia riponessi in quel ragazzo».

▶Oggi Pogacar, che si appresta a disputare da grande favorito il primo Giro d’Italia con l’intento di realizzare poi la doppietta col Tour, è il numero uno al mondo. L’avrebbe detto?

«Ero certo che avrebbe sfondato. Di sicuro, però, da qui a dire che di lì a soli due anni avrebbe vinto il Tour de France, e poi lo avrebbe conquistat­o anche l’anno dopo, ce ne corre. Quello non lo avrei creduto possibile».

▶A

qualcuno, lei compreso, ricorda Merckx.

«E sono stato anche criticato... Ma, se è per questo, lo stesso Eddy ha dichiarato che Tadej è il Merckx di questa generazion­e. Comunque, premesso che non mi sono mai piaciuti i confronti tra campioni di epoche diverse, perché sono improponib­ili, vorrei spiegarmi meglio. Eddy era un fenomeno capace di vincere su ogni terreno. E Tadej, a sua volta, è uno che può vincere dappertutt­o, a parte le volate di gruppo. Io, dopo Merckx, uno

Giri d’Italia vinti da Saronni Beppe Saronni aveva solo 21 anni, 10 mesi e 15 giorni quando vinse il primo Giro nel 1979. Avrebbe fatto il bis da iridato nel 1983 così completo non l’avevo mai visto. Corse a tappe o grandi classiche, salita, volate ristrette, pavé... Trovatemi una corsa nella quale non possa essere protagonis­ta e che non possa conquistar­e. Ecco perché dico che è il Merckx dei giorni nostri. Uno così non c’è. A parte il talento, ha pure la testa del vincente, non lo spaventa nulla, ama le sfide e dare spettacolo. È meraviglio­so».

▶È

opinione diffusa dire che la maglia rosa a Roma la può fallire solo lui...

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