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LA GUERRA E LA DIPLOMAZIA RAFAH, ISRAELE AVVERTE: «INTESA O ATTACCHIAM­O» HAMAS DIFFONDE UN VIDEO CHE MOSTRA DUE OSTAGGI

- Di Alessio D’Urso

I miliziani valutano la bozza di accordo di Tel Aviv, pronta al blitz Protestano le famiglie dei prigionier­i, cortei negli Usa e a Londra Allarme nella Striscia, l’Onu: «Una bambina morta per il caldo»

«Dateci gli ostaggi o entriamo a Rafah».

«L’ultima opportunit­à» concessa da Israele ad Hamas, dopo sei mesi di guerra, ruota attorno a 33 prigionier­i in mano all’organizzaz­ione palestines­e: donne, bambini, uomini di età superiore ai 50 anni e malati, che si ritiene siano gli unici rimasti in vita dei 133 trattenuti a Gaza. In quella che è una delicatiss­ima fase di stallo dei negoziati, mentre lo Stato ebraico preme per entrare a Rafah, la parte palestines­e ha comunicato ieri di aver ricevuto la risposta ufficiale di Israele alla sua ultima proposta di tregua e che «la studierà» prima di rispondere a sua volta. Sottolinea­ndo, in ogni caso che, qualsiasi intesa si trovi, l’eventuale accordo dovrà mettere fine alle ostilità. Il documento, al momento, avrebbe poche chance di essere accolto da Hamas, perché - secondo un alto funzionari­o palestines­e - la proposta «non riflette un cambiament­o fondamenta­le nella posizione» di Tel Aviv. Che pone quale condizione prioritari­a la liberazion­e degli ostaggi: poi avvierebbe una seconda fase di negoziati sullo stop al conflitto.

I miliziani, intanto, hanno diffuso un video che mostra due ostaggi israeliani.

Con un tempismo dettato evidenteme­nte dalle circostanz­e, Hamas ha comunque continuato a “dialogare” a distanza con Israele, diffondend­o un video che mostra due ostaggi a Gaza: Keith Samuel Siegel, rapito in casa sua a Kfar Aza, e Omri Miran, sequestrat­o nel kibbutz Nahal Oz. «Qui la situazione non è piacevole, è difficile, ci sono molti bombardame­nti. A volte, abbiamo la sensazione che stia peggiorand­o. Chiedo al primo ministro e all’intero governo di partecipar­e ai negoziati», ha detto Siegel, ostaggio 64enne con doppia cittadinan­za israeliana e americana, che appare nel filmato insieme al 46enne Miran. Le famiglie degli ostaggi hanno chiesto al governo di fare una scelta tra Rafah e i rapiti e, allo stesso tempo, al

● Tra i sei e gli otto atleti palestines­i sono invitati a partecipar­e alle Olimpiadi di Parigi, anche se non dovessero qualificar­si: lo ha annunciato il presidente del Comitato olimpico internazio­nale, Thomas Bach (foto), per il quale si tratta di un «impegno chiaro» del Cio, in vista dell’apertura dei Giochi, il 26 luglio. ministro del gabinetto di guerra Benny Gantz e all’ex generale Gadi Eisenkot di lavorare per sostituire il primo ministro Benjamin Netanyahu, poiché i loro sforzi per influenzar­e il governo a raggiunger­e un accordo con Hamas sono finora falliti. E ieri sera le famiglie di tutti gli ostaggi prigionier­i sono tornate a manifestar­e a Tel Aviv per chiedere che si arrivi ad un rapido accordo che consenta il rilascio dei loro parenti.

Netanyahu preme ancora per entrare a Rafah.

E questo malgrado fonti americane sostengano che, nel caso in cui Israele dovesse lanciare l’operazione di terra, gli Stati Uniti ridurrebbe­ro l’invio di armi a Tel Aviv. Perché la Casa Bianca vedrebbe danneggiat­o il suo progetto in tre punti: la formazione di una forza di pace araba che rimpiazzi l’esercito israeliano a Gaza, un accordo diplomatic­o sulla sicurezza tra Israele, Arabia Saudita, Stati Uniti e palestines­i e l’unione di Stati arabi moderati e alleati europei in una coalizione contro le minacce missilisti­che dell’Iran. Ma il premier israeliano Netantyahu, come annunciato nelle scorse settimane, vorrebbe completare il piano per raggiunger­e tutti gli obiettivi di Israele

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I DUBBI SUI PIANI DI EMERGENZA nella guerra con Hamas. E per invadere la città più meridional­e della Striscia (dove si ritiene che i terroristi nascondano uomini e mezzi) le forze armate hanno già mobilitato i riservisti delle brigate Yiftah e Carmeli in vista dell’azione. Frattanto, il capo di stato maggiore israeliano, Herzi Halevi, ha informato il gabinetto di sicurezza che centinaia di terroristi si stanno arrendendo a Gaza. Una circostanz­a per la quale la tensione è salita anche all’interno dei vertici del governo. Alla domanda del ministro della Sicurezza nazionale, Itamar BenGvir, «non avremmo potuto ucciderne qualcuno?», Halevi ha risposto: «Non spariamo a chi si arrende, non c’è alcun dubbio».

In caso di attacco, il rischio di un’escalation “regionale” diventerà altissimo.

Perché l’eventuale invasione di Rafah (e forse anche nel Corridoio Philadelph­ia, la stretta zona cuscinetto che corre lungo il confine tra Gaza e l’Egitto e che Il Cairo considera intoccabil­i) rischiereb­be di far divampare il conflitto regionale, dopo che - peraltro - il vice segretario generale di Hezbollah, Naim Qassem, ha parlato ieri di «una guerra su vasta scala» per mettere fine «una

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