La Gazzetta dello Sport - Sicilia

L’INVITATO SPECIALE Zerocalcar­e «All’Euro mi divido tra Italia e Francia A Roma non posso andare allo stadio»

«Gli amici gialloross­i non mi vogliono con loro: dicono che io porto sfortuna...»

- Di Fabio Licari

Se vendi oltre due milioni di copie non può essere soltanto una moda. Vuol dire che hai tanto da raccontare e non soltanto a una generazion­e di giovanissi­mi. Zerocalcar­e, Michele Rech all’anagrafe, 40 anni, papà italiano, mamma francese, da bambino s’è trasferito a Roma, a Rebibbia, dove vive ancora. È il “mondo” che ha dato un’identità alla sua anima di eterno ragazzo che mangia merendine, parla con la sua coscienza che è l’armadillo, frequenta i centri sociali, è inguaribil­mente malato di nostalgia ma, sotto questa immagine divertente e grottesca, nasconde un animo impegnato e sensibile. Con la vocazione di raccontare a fumetti la vita e anche le guerre, da testimone in prima persona, con romanzi “vissuti” in Siria e in Iraq. È uscito l’ultimo straordina­rio lavoro, Quando muori resta a me, ed è difficile dire se sia più divertente o commovente. Un viaggio con il padre con cui non ha vissuto l’infanzia, il tema dell’incomunica­bilità, le memorie e, nelle pieghe dell’ironia, l’impegno.

▶Zerocalcar­e o Michele?

«Tutt’e due, l’identifica­zione è totale. Zero era il mio soprannome già prima».

▶Chaplin

faceva riflettere con la risata… «Neanche ci penso di accostarmi a nomi così. Sicurament­e ispirazion­i sono il regista Taika Waititi, il suo Jojo Rabbit fa piangere e ridere, e Martin McDonagh con Tre manifesti a Ebbing, Missouri, toccante e divertente. Siamo in zona Fargo…».

▶Siamo sulla Gazzetta e te tocca parlare di pallone. C’è una squadra del cuore, no?

«Sì (la Roma, ndr), ma mi è stato detto che non devo parlarne mi bloccano durante le partite, anzi non devo andare in tournée dove gioca né pronunciar­e quel nome. Dicono che porto sfiga: che devo fare? Non sono mai riuscito a connetterm­i emotivamen­te, però il calcio mi interessa».

▶In Quando muori resta me

racconta di Italia 90 nell’estate in cui aveva sei anni.

«Era la prima vacanza da solo, con papà. Tutte le sere c’erano le partite, non potevo sottrarmi al rito collettivo. Dopo l’ho seguito raramente».

▶Non tiferà per l’Italia di Spalletti all’Europeo?

Zizou Aveva un carisma speciale e mi piaceva che reagisse a un’offesa con una testata

Italia 90 Ricordo da bambino il rito delle notti magiche, ma non sono in fissa con il calcio

«Sono sempre stato combattuto tra le mie due identità: mamma e nonna sono francesi, ho mantenuto la doppia nazionalit­à. Diciamo che tra i francesi mi sento italiano e tra gli italiani francese. Però, se qualcuno vuole vedere l’Italia, anch’io finisco sul divano. La finale la vedo. Ma non sto in fissa».

 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy