La Gazzetta dello Sport - Verona

«Uno come Nibali non c’è Ora sul ciclismo italiano calerà un triste sipario»

Il diesse dell’Astana a fianco dello Squalo nei trionfi più belli: «L’annuncio del ritiro mi ha commosso»

- di Ciro Scognamigl­io

Lui e Pantani sono fianco a fianco sul mio podio, come Tamberi e Barshim nell’alto

Cosa farà? Gliel’ho chiesto l’altra sera in camera, mi ha risposto che ci deve pensare

Giuseppe Martinelli

L’ammissione arriva nel mezzo della chiacchier­ata con Giuseppe Martinelli. È diretta e sincera, come la premessa: «Sto per dire una cosa un po’ egoista — afferma il d.s. dell’Astana-Qazaqstan — cioè che uno come Nibali vorresti che non smettesse mai. Anche perché non abbiamo il suo erede. E neppure si vede all’orizzonte. Calerà davvero il sipario senza di lui». Il tecnico bresciano, 67 anni, ha guidato lo Squalo negli anni più belli (2013-2016, quelli dei 2 Giri d’Italia e del Tour de France su tutto) ed è al suo fianco adesso. Dettaglio non secondario: è l’anello di congiunzio­ne più evidente tra gli unici due italiani capaci di vincere il Tour dal 1966 a oggi, cioè proprio Nibali – 2014 – e Marco Pantani (1998).

Martinelli, glielo chiediamo per l’ennesima volta: un confronto tra di loro è possibile?

«No. Si possono assomiglia­re per dei successi che hanno raggiunto, ma fuori dalla bici non potevano essere più diversi. Sono tutti e due sul mio podio virtuale».

3Ma i gradini di un podio non hanno la stessa altezza. Come la mettiamo, allora?

«Per me sono due ori. Esattament­e come Tamberi e Barshim nell’alto ai Giochi di Tokyo».

Nibali ha scelto il tempo giusto per smettere e per l’annuncio?

«Mentre lo guardavo in television­e… mi sono commosso. Sono cose che pensi sempre succedano agli altri e mai a te. Qualcosa sapevo naturalmen­te, e Messina è un posto che aveva un senso per dire una cosa del genere. Ma abbiamo davanti ancora 5 mesi di agonismo: ora testa a questo».

E che cosa dobbiamo aspettarci ancora dal Nibali corridore?

«Finora quest’anno è stato sfortunato. Ma non ho dubbi che al Giro qualcosa si inventerà. Ce lo deve, e lo sa. Ci tiene a mostrare di essere a posto con la coscienza. L’ho voluto io all’Astana la prima volta e l’ho rivoluto io adesso. Devo ringraziar­e la squadra, perché stavolta ha investito su un corridore a fine carriera».

Qual è il momento che sceglie tra tutti quelli vissuti assieme?

«Quando dal podio dei Campi Elisi del Tour ha fatto il mio nome. Non era così scontato che se lo ricordasse. Ma lo ha fatto».

3Secondo lei che cosa farà Nibali dal 2023?

«Gliel’ho chiesto l’altra sera in camera e mi ha risposto che ci deve pensare».

Lo immagina restare in Astana con un altro ruolo?

«Non lo so. Potrebbe essere capace di tutto e niente. Risolvere dei problemi o crearne. Per un corridore, scendere dalla bici e re-inventarsi non sempre è facile. Avrà il tempo di pensarci bene».

A proposito, visto che siamo in tema: lei, Martinelli, fino a quando andrà avanti?

«Penso due cose assieme, che amo questo lavoro e che ho 67 anni. Devo arrivare prima o poi al punto di restare a casa, oppure di mettermi a fare altro. Mi ero detto di chiudere nel 2023, ora però bisogna arrivare alla fine di questa stagione. E poi riflettere bene».

3Grazie. Adesso il suo impegno più immediato qual è?

«Preparare la tappa di Potenza».

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1. Sul podio di Torino,
Beppe Martinelli festeggia con Vincenzo Nibali il secondo trionfo rosa dello Squalo, dopo quello del 2013 sempre in maglia Astana
2. Il capolavoro arriva nel 2014: sedici anni dopo Pantani, Nibali riporta in Italia la maglia gialla
BETTINI Inseparabi­li 1. Sul podio di Torino, Beppe Martinelli festeggia con Vincenzo Nibali il secondo trionfo rosa dello Squalo, dopo quello del 2013 sempre in maglia Astana 2. Il capolavoro arriva nel 2014: sedici anni dopo Pantani, Nibali riporta in Italia la maglia gialla
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