La Gazzetta dello Sport - Verona
«Corse senza logica E il velocista puro è destinato a sparire»
Il veronese: «Tappe di volata sempre più dure Un km di salita e la gara esplode. Milan il futuro»
al 2010 a oggi ha saputo surfare sull’onda di un ciclismo in continua evoluzione. Elia Viviani per 87 volte in 12 anni ha trionfato su strada, oltre a un ricco bottino su pista impreziosito da un oro (Rio 2016) e un bronzo (Tokyo 2021) olimpico nell’Omnium e due ori mondiali nell’Eliminazione (2021 e 2022). Con un marchio di fabbrica inconfondibile: lo sprint. Ruota veloce che gli ha permesso di esultare in tutti e tre i grandi giri: 5 volte al Giro, 3 alla Vuelta e 1 al Tour. In questi 12 anni il neosposo ha conosciuto e vissuto la trasformazione dello sprinter maturando un’idea: «Il velocista puro andrà a scomparire».
D3 Quali sono le caratteristiche dell’uomo-jet moderno?
«Deve essere completo, capace di tenere bene in salita. I percorsi sono sempre più duri e oggi un arrivo in volata arriva comunque dopo 2000 metri di dislivello. Non si può più stare a ruota e aspettare la tappa favorevole».
3Ci sono altri punti critici per gli sprinter?
«I velocisti faranno sempre più fatica perché il ciclismo moderno non ha più una logica di corsa. Basta un chilometro di salita per far esplodere la gara».
3E quando riescono a superare le insidie del percorso?
«Subentra l’arte dell’arrangiarsi nel senso che una squadra non è più costruita per facilitare lo sprint del velocista. Al massimo in volata puoi contare sull’aiuto di 2-3 compagni. E in un grande Elia Viviani ha reso omaggio al belga Iljo Keisse, che si è ritirato: insieme hanno vinto la Sei Giorni di Gand nel 2018. Dal 6, Elia correrà a Rotterdam giro neanche quelli. In un team di otto, l’uomo di classifica si porta 3 uomini per le montagne, altri 2 per superare la prima settimana ed ecco che rimangono 2 posti, di cui uno va al velocista».
3Perché le squadre fanno questa scelta?
«Per tanti motivi. Principalmente perché l’interesse per la classifica generale della corsa a tappe di turno è maggiore rispetto al numero di vittorie. Come a dire: il numero non conta, ma conta soltanto la qualità dei successi».
3Quindi a voi velocisti cosa rimane?
«In molti si concentrano sulle gare di un giorno come la Cadel
Stella azzurra Sulla Gazzetta dello Sport di ieri la prima puntata della nostra inchiesta sul futuro dei velocisti: il c.t. Daniele Bennati e il d.s. dell’Astana Giuseppe Martinelli analizzano l’evoluzione degli artisti dello sprint
Evans in Australia, la MilanoSanremo, la Gand-Wevelgem, De Panne, Amburgo e Plouay. Ma puntando in tanti su questi appuntamenti la concorrenza aumenta e quindi è sempre più difficile vincere».
ancora squadre che investono sui velocisti?
«Quick Step e Alpecin sono i team che continuano ad avere una grande considerazione degli sprinter. La Bike Exchange ha investito molto in Groenewegen, lo stesso in questi anni ha fatto la Lotto-Soudal per Ewan».
3In carriera ha provato il cambio di considerazione del velocista all’interno di una squadra?
«Al Tour del 2019 dopo aver vinto la 4a tappa mi sono messo giustamente al servizio del team perché in giallo c’era Alaphilippe, mio compagno di squadra».
3Qual è il miglior velocista oggi?
«In una volata piatta, negli ultimi 200 metri Jakobsen è imbattibile. Per il futuro il più completo è Kooij: ha già una consistenza importante e può solo crescere».
3 Capitolo italiani: cosa dobbiamo aspettarci?
«Dainese è un bel corridore. Deve cercare maggior continuità, non solo per delle tappe ma anche per qualche classica mediopiccola. Per il futuro c’è Milan, un velocista prepotente».
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