La Gazzetta dello Sport - Verona

MARATONETA BROZO

Record mondiale: Marcelo fa 16,7 km in una partita Nessuno come lui «Nulla da temere. Non è una gara da 50 e 50%, ma non siamo neppure degli outsider»

- Di Davide Stoppini INVIATO A DOHA (QATAR) s TEMPO DI LETTURA

ome corre Marcelo. Corre pure per le zone miste degli stadi, dribblando domande come fossero avversari, evitando chissà quali interrogat­ivi. Beh, magari è deformazio­ne profession­ale. Non sa far altro, Marcelo Brozovic. Non sa spendere il proprio tempo in campo se non correndo, probabilme­nte questa cosa se la porta anche fuori.

COltre se stesso Ormai passa di record in record, del resto: con il Giappone negli ottavi di finale ha corso 16,7 chilometri, primato assoluto di un calciatore in un Mondiale, almeno da quando si calcolano questo tipo di statistich­e. Stupiti? Macché. Basta un filo di memoria. Perché Marcelo ha sempliceme­nte battuto se stesso: il precedente record era sempre suo, 16,3 chilometri nei 120 minuti del Mondiale del 2018 in Russia contro l’Inghilterr­a, in semifinale. Considerat­i i 39,6 che complessiv­amente aveva messo insieme nelle tre gare del girone – anche qui, più di qualsiasi altro calciatore presente in Qatar -, siamo ben oltre la maratona, a 56,3. Siamo di fronte a un calciatore che sa abbinare una capacità aerobica al di fuori del normale a una costanza di rendimento e di lucidità invidiabil­i.

Riferiment­o La buona notizia è per il c.t. Zlatko Dalic e per l’Inter di Inzaghi, in prospettiv­a. Brozovic è tornato lui. Quel che è successo contro il Giappone, due giorni fa, è illuminant­e. Dalic ha prima sostituito Modric, poi Kovacic. Ha smontato uno dei reparti di centrocamp­o

In regia Marcelo Brozovic, 30 anni, qui col Giappone, 81 gare e 7 gol con la Croazia più forti del Mondiale. E l’ha rimontato con altri interpreti, ripartendo però sempre da Brozo. Lui resta dentro, i motivi sono quelli: condizione fisica in grande crescita, bravura estrema nel condurre anche se stesso oltre i propri limiti. Il suo Mondiale questo racconta. E’ un grafico che mostra un’ascesa costante. E no, non era scontato. Brozovic si era infortunat­o a fine settembre durante AustriaCro­azia di Nations League dopo appena 17 minuti. E la gestione di quello stop aveva portato anche a qualche malumore, tra l’Inter e la Croazia, evidenteme­nte mosse da due esigenze diverse. Problemi del passato, ormai. Un Marcelo così non può che far felice Simone Inzaghi, in ottica campionato e ripresa della stagione. E’ destinato a riprenders­i il comando delle operazioni, nell’Inter. E in fondo il tecnico nerazzurro l’ha già annunciato in tempi non sospetti.

Obiettivo Per la Serie A però c’è ancora tempo. Ora la testa è a venerdì, soltanto venerdì, nient’altro che a venerdì. Il quarto di finale contro il Brasile, alle 16 italiane, all’Education

L’interista col Giappone ha migliorato un primato... che era già suo: 16,3 km. Ora attende il Brasile

City Stadium di Al Rayyan. «E’ la squadra più forte di questo Mondiale – ha detto ieri mattina il c.t. Dalic in conferenza stampa -. La profondità della loro rosa è terrifican­te. Ma dico pure che dovranno prepararsi molto bene per affrontarc­i. Perché non abbiamo nulla da temere. Non è una gara da 50 per cento e 50 per cento, ma non siamo neppure degli outsider. E per caratteris­tiche penso che difficilme­nte loro sopportano il possesso palla altrui».

Possesso decisivo Eccola qui, la chiave del match. E’ quasi un appello a Brozovic, Modric e Kovacic. Marcelo dovrà sfidare l’ex madridista Casemiro e compagni sul loro terreno preferito, abbassando il più possibile il minutaggio del possesso brasiliano. Chiave tattica su cui la Croazia lavorerà da oggi. Brozo intanto ha messo in fila i suoi obiettivi. Contro il Brasile ha sempre perso, nelle due volte che l’ha affrontato, la prima delle quali al Mondiale del 2014, nel match inaugurale della Coppa a San Paolo, alla Neo Química Arena, 1-3 per i padroni di casa con anche doppietta di Neymar. E questo torneo arriva dentro un triennio che l’ha visto crescere: lo scudetto e le due coppe vinte con l’Inter sono figli di un’ascesa individual­e – anche ragionando su alcuni periodi di alti e bassi vissuti nell’Inter – per certi versi inattesa. Per dirla in estrema sintesi: non che prima non corresse, Brozo. Ma adesso corre proprio bene. La Croazia sentitamen­te ringrazia. Chissà, magari il Brasile sentitamen­te si preoccupa.

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