La Gazzetta dello Sport - Verona

Alex Marquez

«Deluso da Honda, volevo solo Ducati Anche Marc via? Senza moto top...» Il fratello dell’otto volte campione correrà con Gresini nella MotoGP 2023 «Dopo i test io ero felice della Desmo, lui era furioso: se Hrc non si sveglia...»

- Di Paolo Ianieri MILAGRO s TEMPO DI LETTURA

Alex Marquez è nato a Cervera (Spagna) il 23 aprile 1996. È fratello di Marc Marquez, 8 volte iridato (6 in MotoGP)

La carriera Debutta in Moto3 nel 2012 con Honda, due anni dopo è campione del mondo. Dal 2015 passa in Moto2, dove è iridato 2019. Dal 2020 in MotoGP con Honda ufficiale, quindi in Lcr. Dal 2023 sarà con Ducati Gresini. In MotoGP ha ottenuto 2 podi a Madrid, dove vive col fratello Marc, pronto a tornare nella sua Cervera per le feste di Natale. Ha la faccia rilassata, Alex Marquez, neo pilota Ducati del team Gresini, felice dopo tre anni duri con la Honda.

È3 Alex, che inverno è?

«Tranquillo. Perché so che moto avrò e non devo farmi mille domande su cosa troverò nei test di febbraio. E poi pieno di aspettativ­e, ho voglia di guidare la Ducati. Ma avevo bisogno di vacanze, ho finito la stagione psicologic­amente al limite per quello che è successo in Honda, gli ultimi mesi sono stati difficili».

3 Come vede la nuova sfida?

«Ci voleva un cambio, restare avrebbe significat­o morire. Ho voglia, so di avere una moto veloce. E questo per un pilota è importante. Poi, ciò che succederà dipenderà dal polso destro».

3 Sono stati tre anni difficili.

«Soprattutt­o l’ultimo. Non è facile per un pilota guidare la stessa moto dal Qatar a Valencia. La stessa. Se una moto è competitiv­a, ok, ma se hai tanti problemi, fare 20 gare così è dura. Soprattutt­o, se vedi gli altri che ricevono materiale e le moto migliorano non è facile da accettare».

3Perché la Honda non ha mai creduto in lei?

«Fino al Montmelò abbiamo anche provato qualcosa, ma non funzionava. Poi, una volta comunicato che sarei andato da Gresini, non ho ricevuto più nulla.

In modalità 2023 In alto a sinistra Alex Marquez, 26 anni, nel box della Ducati Gresini, dove correrà nel 2023. In alto a destra lo spagnolo sulla Honda del team Lcr nel 2022. A lato ancora Marquez con la Ducati durante i test di Valencia

Non dico che non hanno lavorato, ma non hanno lavorato come la Honda dovrebbe fare».

3Per essere il fratello di Marc, uno ci si aspettereb­be un occhio di riguardo dalla Hrc.

«Invece è stato il contrario. Il primo anno mi ero sentito importante e avevo fatto bei risultati, mi hanno fatto provare anche tutto quello che avevano fatto per Jorge Lorenzo, e con me funzionava. Ero cresciuto, ho fatto due podi, ma quando mi hanno messo in Lcr (il team di Lucio Cecchinell­o; n.d.r.) mi sono sentito solo e non importante. Da parte di Honda, non del team, con cui ho sempre avuto un grandissim­o rapporto».

3L’assurdo è essere stato retrocesso nel 2020 in Lcr ancora prima che iniziasse il Mondiale. Ma davvero lei l’aveva presa così bene come dichiarava?

«No. Ma non potevo dirlo. Ho provato a dire di no, poi parlando con Marc ed Emilio Alzamora (l’ex manager; n.d.r.) ho accettato, ma anche se il contratto era lo stesso, non ho più avuto lo stesso aiuto. È stata la cosa più difficile».

3 Le sono venuti dubbi su di sé?

«Mi sono chiesto se ero ancora veloce. Per quello ho voluto cambiare. Non è un discorso di soldi, io volevo la Ducati».

3Ci aveva parlato già in Moto2 per correre con Pramac. Vero?

«Sì, volevo cogliere un’opportunit­à che poi è sfumata. Ma quello che ho imparato questi tre anni me lo porto dietro, servirà».

3 Si può capire dal primo test se una moto è adatta o meno?

«Il tempo è la discrimina­nte e dopo sei giri avevo già girato come con la Honda. Mi sono detto, la moto va. È un concetto diverso, ma mi sono trovato bene».

3 Lei da Valencia è tornato a casa felice, Marc deluso.

«Eravamo in auto assieme e non ci siamo detti una parola. Marc era arrabbiato nero. Gli ho chiesto se avesse provato cose nuove, mi ha risposto di sì, ma che non funzionava niente, e basta. Io gli ho solo detto che la Ducati era diversa. Anche perché sarà mio fratello, ma io voglio batterlo».

3 Lei può essere una testa di ponte per Marc in vista di un addio alla Honda dopo il 2024?

«Io penso che se la Honda farà i passi avanti che deve fare, difficilme­nte Marc andrà via. Perché è la Casa con cui ha sempre corso, che lo ha aspettato e rispettato quando ha avuto l’infortunio. Ma se la moto non sarà quella per il Mondiale, allora sarà possibile».

Quando Honda mi spostò nel team clienti non la presi bene: però non potevo dirlo. È stata dura

3 Lei lascia un team molto famigliare, come Cecchinell­o, per un altro molto simile.

«Il primo approccio è stato molto positivo. Io non ho voluto portarmi dietro nessuno, volevo ripartire da zero. Gresini è un team che è una famiglia e che ha un’immagine molto bella, le persone che ci lavorano hanno un buon rapporto tra loro».

3Ha conosciuto Gigi Dall’Igna, uno molto attento ai suoi piloti.

«Onestament­e è stata la cosa più bella: a Valencia è venuto nel box, mi ha presentato il suo team, ha voluto fare un meeting. Io non ho un contratto con Ducati, non era obbligato a farlo, ma lui ha voglia di ascoltare tutti per migliorare la moto».

3 Non ci era abituato.

«Per niente, io arrivavo nel box, trovavo il mio tecnico e basta. C’erano quelli di Lcr, non la Honda. Mi ha sorpreso il metodo Ducati».

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A Valencia nei box ho parlato con Dall’Igna: mi ha sorpreso, in Lcr mai visti i tecnici Honda

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