La Gazzetta dello Sport - Verona

Jannik maestro dei punti rapidi Connors lo esalta «Diventerà n. 1»

Uno studiod rivela che la sua forza è nei primi 4 colpi: crescita al servizio e la risposta i segreti del successo

- Di di Riccardo Crivelli Sconfitta da ottobre Nel 2024 nessun ko s TEMPO DI LETTURA

annik va veloce. E non soltanto per l’impetuosa e travolgent­e marcia trionfale che da ottobre ad oggi lo ha condotto al paradiso del tennis, con la vittoria del primo Slam, il successo in Coppa Davis e il numero 3 del ranking accompagna­to dal sogno neppur troppo nascosto di partire all’inseguimen­to del primato di Djokovic quando il tour si trasferirà sulla terra e sull’erba europee, non prima però di aver tentato il sorpasso ad Alcaraz, il secondo giocatore del mondo, già a Indian Wells. Il Sinner che farà il suo esordio domani nel primo Masters 1000 stagionale è il punto di riferiment­o del momento, l’uomo da battere, in attesa di valutare la condizione complessiv­a del rientrante Novak. Una posizione di predominio certamente sancita dai risultati (serie aperta di 15 par

J Dal ko negli ottavi di Shanghai contro Shelton il 10 ottobre, Sinner ha vinto 25 partite su 26: unico stop, la finale delle Atp Finals contro Djokovic (a Bercy non giocò contro De Minaur). È in striscia aperta da 15 partite: 3 nel 2023, 12 nell’anno in corso tite vinte, 3 nel 2023 e 12 quest’anno), ma corroborat­a da performanc­e tecniche incontrove­rtibili

Arma letale L’Atp ha appena pubblicato un’analisi molto interessan­te sugli Australian Open, da cui emerge che Jannik, durante il torneo, ha terminato il 59% dei suoi scambi entro i 4 colpi (la media del torneo è il 66%), il 24% tra i 5 e gli 8 colpi e il 17% oltre i 9 colpi. Ma ciò che più conta è che la Volpe Rossa abbia un saldo positivo in tutte e tre le voci: ha vinto il 57% dei punti negli scambi brevi, il 54% in quelli medi, il 51% in quelli lunghi. Dunque, la tendenza è chiara: il campione di Sesto Pusteria è stato migliore degli avversari in ogni fase del gioco, ma è mortifero quando riesce a chiudere rapidament­e il punto. Restringen­do l’analisi alla semifinale con Djokovic e alla finale con Medvedev, si scopre che negli scambi brevi Sinner è stato la solita macchina (162 punti contro 124 dei rivali), ma in quelli medi (69 contro 63) e in quelli lunghi (46 contro 45) il serbo e il russo hanno ottenuto complessiv­amente più punti. Tuttavia, il dato rilevante è un altro: né il Djoker, né l’Orso russo sono riusciti a portare il match sul loro terreno preferito, quello degli scambi prolungati: la maggioranz­a assoluta degli scambi, infatti, anche con loro è rimasta breve (il 56%), a tutto vantaggio della Volpe Rossa. Che ha costruito la sua piattaform­a vincente innanzitut­to con il servizio, il colpo più progredito nell’ultimo anno e ormai diventato un’arma letale: non a caso, nelle ultime 52 settimane, è secondo per game vinti alla battuta, dietro soltanto a Hurkacz. A Rotterdam, per vincere il torneo, ha ottenuto l’80% di punti con la prima: un anno fa, quando perse in finale, erano stati il 74%. Ma non vinci uno Slam battendo il numero 1 e il numero 3 del

Semifinale

Jannik Sinner, 22 anni, l’anno scorso a Indian Wells perse in semifinale contro Carlos Alcaraz mondo sottraendo loro l’humus preferito, quello del gioco di resistenza, se non possiedi l’antidoto per provare ad accorciare gli scambi anche nei loro turni di servizio. E la ribattuta di Jannik, si sa, è già una delle migliori di sempre: tenendo come parametro ancora l’ultimo anno, è quarto nei game vinti in risposta ma primo nei punti ottenuti sulla seconda altrui. A questi numeri, il vincitore del primo Slam aggiunge una qualità innata, che non si insegna ed è propria dei fuoriclass­e: la freddezza sotto pressione. Non a caso, sempre sui 12 mesi, è primo nel l e pal l e bre ak a nnull ate (72,4%) e primo nei set decisivi vinti (81%).

Verso il cielo Insomma, Sinner rappresent­a l’evoluzione definitiva di ciò che serve per vincere con continuità nel tennis di oggi: dominare gli scambi brevi (che ormai sono la maggior parte), reggere il ritmo quando gli scambi si allungano e poi alzare il livello nei punti e nei momenti che contano di più e decidono il destino della sfida. Insomma, qualità da numero uno in fieri che hanno abbagliato anche una leggenda straordina­ria come Jimmy Connors, prodigo di compliment­i verso il giovane azzurro nel suo seguitissi­mo podcast: «Sinner mi aveva già colpito alla fine dell’anno scorso per la capacità di reagire subito alle momentanee difficoltà della partita, facendo sempre le scelte giuste, ma adesso mi sembra davvero lanciato. All’inizio pensavo fosse Alcaraz il migliore della nuova generazion­e per il suo gioco più vario, ma mi sono reso conto che adesso gli avversari sanno come affrontarl­o e lui non sta migliorand­o. Invece il messaggio di Sinner è chiaro: «”Sto arrivando”. Ora gli è molto vicino e credo sia più motivato: diventerà presto il più forte giocatore del mondo».

Due anni fa, quando tra molte incertezze iniziò il nuovo corso con Vagnozzi, poi raggiunto da Cahill, queste parole potevano apparire un azzardo. Ma la pazienza è la virtù dei fuoriclass­e: «Quando siamo partiti - ha ricordato proprio Vagnozzi a Rotterdam - l’obiettivo era di renderlo un giocatore migliore, ma queste cose non si possono fare in due mesi. Abbiamo provato a mettere piano piano un mattoncino alla volta, migliorare dove lui era magari un po’ più debole, perché non si può dire scarso di uno che era già n.10 del mondo. Però per battere con continuità i migliori bisogna essere completi, sentirsi sicuri in campo, non avere punti deboli. Penso che ci stiamo riuscendo». Sempre più in alto, Jannik.

Parla Jimbo Sinner adesso» è lanciato e sta dicendo a tutti: “Sto arrivando”

4’22”

IL TORNEO

lo così la scherma tornerà a concentrar­si esclusivam­ente sulla parte sportiva, come lo splendido bronzo conquistat­o della squadra paralimpic­a di sciabola maschile agli Europei parigini.

Sostegno A margine di un convegno sulla parità di genere nello sport italiano, anche il presidente del Coni Giovanni Malagò ha voluto dire la sua sulla vicenda: «Ho sentito Azzi (il presidente Fis, ndr) e mi ha riferito tutto quello che era successo. Le accuse sono molto gravi, poi si entra nel campo delle interpreta­zioni e delle logiche. Ritenete giusto che anche se c’è una procura che sta indagando con telefoni sotto controllo, interviste e incontri, non ci siano gli elementi per agire oppure a prescinder­e uno doveva intervenir­e? Qui mi fermo». 3’02”

25-18 17-25 25-21 23-25 15-13

Serie 1-0

Serie 0-1 20-25, 25-21, 19-25, 25-22, 15-10

GAS SALES PIACENZA Lucarelli 16, Caneschi 5, Romanò 18, Leal 16, Simon 13, Brizard 5; Scanferla (L), Hoffer (L), Recine 3, Gironi 1, Dias.

N.e. Alonso, Ricci. All.: Anastasi

ALLIANZ MILANO

Porro 2, Ishikawa 17, Loser 7, Reggers 18, Kaziyski 8, Vitelli 15; Catania (L), Mergarejo 1, Zonta, Dirlic 4. N.e. Starace, Innocenzi, Piano, Colombo (L). All.: Piazza

ARBITRI Puecher, Caretti.

NOTE Durata set: 29’, 31’, 27’, 32’, 18’; totale 137’.

Piacenza: battute sbagliate 22, vincenti 9, muri 11, errori 31. Milano: battute sbagliate 21, vincenti 9, muri 8, errori 27. 25-19, 25-16, 25-13

Protagonis­ta

conquistar­e il pass per la finale scudetto (ko 3-2 nella serie di semifinale con Civitanova). Quest’anno ci riprova e l’inizio è dei migliori con la coppia formata dal giapponese Ishikawa e il belga Reggers (35 punti in due) a cui si è aggiunto il “jolly” Vitelli, il sostituto del capitano Piano (in recupero dall’infortunio al ginocchio). «Questo approccio servirà anche domenica in gara-2. Se vogliamo andare avanti dobbiamo continuare a giocare da grandi – racconta Marco Vitelli, centrale di Milano -. È stato importante aprire la serie a nostro favore ma domenica dobbiamo essere bravi a resettare».

Champions Civitanova e Piacenza si leccano le ferite. I marchigian­i confermano l’andamento altalenant­e della stagione non riuscendo a far valere il vantaggio del fattore campo nella serie. In casa Lube pesa l’assenza di Ivan Zaytsev – fuori da inizio febbraio per una lesione muscolare all’adduttore della coscia 19-25, 23-25, 20-25 destra –, giocatore in grado di dare un’alternativ­a a coach Blengini in attacco ma soprattutt­o in ricezione. L’ambiziosa squadra emiliana si conferma la grande incompiuta di questa stagione. Fuori ai quarti di Coppa Italia, eliminata ai quarti di Champions League e ora con la partenza falsa nei playoff scudetto. Domenica si torna in campo per gara-2 e sia Civitanova che Piacenza proveranno a riaprire la serie: la Lube per ritrovare il sorriso in vista dell’andata della semifinale di Champions contro l’Itas di Michielett­o (mercoledì a Trento), la Gas Sales per provare a dare un senso al finale di stagione che altrimenti arriverebb­e a un passo dalla chiusura anticipata. La corsa di Monza e Milano continua. Sognare non costa nulla soprattutt­o se all’uscita dai blocchi ci si trova avanti 1-0. 2’40” 15-25, 28-30, 24-26

IL BISONTE FIRENZE Battistoni, Alsmeier 15, Mazzaro 8, Kipp 2, Ishikawa 6, Graziani 2; Leonardi (L), Cesè 1, Acciarri 3, Ribechi, Lazic, Kraiduba 14. N.e. Fabbri, Agrifoglio. All. Parisi. 20-25, 25-16, 25-21, 25-19

SIR SUSA VIM PERUGIA Semeniuk 24, Flavio 9, Ben Tara 18, Leon 1, Russo 16, Giannelli 5; Colaci (L), Plotnytsky­i 12, Ropret, Held, Herrera. N.e. Candellaro, Solè, Toscani (L). All.: Lorenzetti

RANA VERONA

Mozic 12, Zingel 1, Spirito 1, Dzavoronok 13, Grozdanov 5, Esmaeilnez­had 23; D’Amico (L), Sani 2, Keita 6, Mosca, Zanotti. N.e. Jovovic, Cortesia, Bonisoli (L). All.: Stoytchev

ARBITRI Piana e Pozzato

NOTE Spett. 2877. Durata set: 31’, 24’, 30, 29’; tot. 114’. Perugia: battute sbagliate 14, vincenti 9, muri 10, errori 18. Verona: battute sbagliate 9, vincenti 7, muri 4, errori 10.

(an.me) 25-21 27-25 23-25, 18-25, 18-16

H. SAN BERNARDO CUNEO Sylves 13, Stigrot 22, Kubik 3, Enweonwu 18, Signorile 1, Molinaro 8; Scognamill­o (L), Scola, Tanase 2, Ter Brugge, Hall 4, Haak 21. N.e. Thior, Ferrario (L). All. Micoli.

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Un attacco di Eric Loeppky, 25 anni, canadese di Monza

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