La Gazzetta dello Sport - Verona
«Ho dato il massimo però non brindo La Sanremo più dura»
Lo sloveno tra il terzo posto e i rimpianti: «Mi è mancato un po’ di spunto sul Poggio. Orgoglioso della squadra»
Guardare il bicchiere mezzo pieno non è un esercizio che riesce bene a Tadej Pogacar. È molto più semplice vederlo scuotere la testa sul podio in uno dei rari momenti in cui le celebrazioni e la gioia sincera per un amico che vince il primo Monumento della carriera lasciano spazio all’amarezza.
La squadra del fenomeno sloveno era la più attesa e ha eseguito il piano che tutti attendevano. Con un finale però negativo, che non ripaga lo sloveno del gran lavoro dei suoi compagni.
L’attacco Le parole pronunciate con più frequenza da Tadej davanti ai microfoni sono due: «Dream scenario». Si riferiscono alla foto, da sogno, scattata in via Roma: un podio e tre amici. Si parte da questo ma poi la conversazione vira su quanto non ha funzionato. «Sono molto orgoglioso di aver fatto parte del gruppo di corridori che si sono giocati la vittoria. Rappresentiamo il meglio che il ciclismo possa offrire come spettacolo. Si può essere rivali rispettandosi, senza essere nemici. Matthew e Jasper sono due grandi persone, oltre che due campioni, andiamo d’accordo e ci divertiamo e questo è un bene per tutti». Appare ovvio che nella testa di Pogacar questa corsa continui ad essere stregata: quinto nel 2022, quarto nel 2023, ieri terzo. Un pezzo di Italia che sfugge al suo controllo e che stride con il dominio al Lombardia conquistato nelle ultime tre edizioni di fila. Il piano per eliminare dal tavolo le carte più pericolose era quello annunciato alla vigilia, forcing sulla Cipressa con le maglie bianche della Uae Emirates schierate davanti al capitano. Un lavoro rivelatosi infruttuoso, che tuttavia offre uno spunto di riflessione interessante. «È stata la
Sanremo più difficile che ho corso, ma di più non potevo fare. Forse mi è mancato un po’ di spunto sul Poggio ma non sono deluso. In discesa con Van der Poel non avremmo potuto andare lontani, dietro erano troppo vicini. Ma come squadra abbiamo fatto quello che dovevamo nel momento giusto. E credo che abbiamo aggiunto un altro tassello alla nostra crescita», analizza Tadej, che alla partenza di Pavia aveva scherzato con il suo connazionale e amico Matej Mohoric mostrandosi di ottimo umore. «Un po’ alla volta - analizza ancora lo sloveno - stiamo cambiando il nostro modo di correre la Milano-Sanremo e forse anche l’interpretazione generale di una corsa che prima della Cipressa ha tanta strada da fare. Di solito tutti pensano a salvare le energie prima del Poggio. Noi ci siamo messi al lavoro per inventare qualcosa di nuovo. Di sicuro il prossimo anno andrà meglio».
Piazzamenti La storia tra il campione sloveno e la Classicissima insomma, è ancora tutta da scrivere. La sequenza di piazzamenti nei Monumenti del resto fa ben sperare: dalla Liegi-Bastogne-Liegi del 2020 Pogacar ha trionfato cinque volte con due terzi, due quarti e un quinto posto (con un ritiro alla Liegi del 2023). Un filotto davvero impressionante. Prima di abbandonare il podio, aggiunge: «Ora provo a riposarmi un po’, potrei brindare con una birra a questo bel podio ma forse non è una buona idea. Domani parte il Giro di Catalogna e devo farmi trovare pronto». Sarà l’ultima corsa a tappe prima del Giro d’Italia che scatterà da Venaria Reale il 4 maggio. Lo sloveno, dopo la Sanremo, disputerà un’altra classica Monumento domenica 21 aprile: la Liegi-Bastogne-Liegi.
1Bugno, che effetto le ha fatto leggere 46,113 accanto al nome del vincitore?
«Ho pensato: era ora! Con i materiali di oggi mi aspettavo che accadesse prima, 34 anni sono tanti».
2Nel 1990 c’era un forte vento a favore e il percorso era più lungo: 294 chilometri contro i 288 di ieri. Qual è stato l’aspetto che l’ha resa così veloce?
«La Uae Emirates con la sua azione prima del Poggio ha contribuito ad aumentare il ritmo della corsa, che era già buono»
3Pogacar ha pagato il ruolo di favorito?
«Intanto Philipsen mi ha sorpreso: bravo. Non ho capito la strategia di Pogacar: perché bruciare le energie dei compagni sulla Cipressa e poi non provare l’attacco in prima persona? Van der Poel è stato super».
4E gli italiani?
«Quello di Bettiol è un ottimo quinto posto. Ganna è stato protagonista. Accontentiamoci».