La Gazzetta dello Sport - Verona

SEMPRE PIÙ FORTE SEMPRE PIÙ AMATO SEMPLICE: È SINNER

- Di GIORGIO SPECCHIA

II destino di Jannik Sinner, che a 22 anni è ancora nella parte iniziale della carriera, è quello di essere avvicinato a numeri, cifre e record. Ma il torneo di Miami sta dimostrand­o che la vera forza dell’azzurro è la sua voglia di normalità, il restare apparentem­ente distaccato dalla rincorsa ai primati. Lo esprime con la purezza dei gesti, come tenere l’ombrello a una raccattapa­lle sotto la pioggia o dare il ghiaccio a una donna in tribuna che si sente male per un colpo di calore.

E in campo, dove fa tutto in maniera semplice. Quando lo spostano sembra Djokovic, quando guida il gioco dalla sua racchetta escono dritti e rovesci con traiettori­e risolutive, imprevedib­ili, a volte spiazzanti anche dalla tribuna. Dopo l’unica sconfitta stagionale contro Carlos Alcaraz a Indian Wells, Jannik aveva detto: «Devo trovare più soluzioni». In Florida le ha trovate e, proprio alla vigilia del match con Medvedev, coach Cahill aveva avvertito che «dopo il ko agli Australian Open, Daniil avrà studiato altre soluzioni, ma noi abbiamo pronte più opzioni». Così ieri grazie al braccio, alla testa e alla strategia, è arrivata la quinta vittoria consecutiv­a contro il russo che, come nessun altro, ha toccato con mano la crescita di Jannik. Perché lo ha già incontrato 11 volte iniziando la serie con 6 vittorie, l’ultima un anno fa proprio nella finale di Miami. Poi, pur restando sempre lo stesso Medvedev, sono arrivati i cinque successi di fila di Sinner che ha invertito la tendenza. Segno evidente di crescita sia per il cambio di coach, dopo il passaggio da Piatti a Cahill, sia per una raggiunta maturità che lo ha portato a scalare la classifica fino al numero 3. Così, in questa gradevole scalata agonistica e di popolarità, Jannik ha trascinato con sé il tifo degli italiani. La vera fortuna del tennis è diventare argomento da bar grazie al Rosso, alla Coppa Davis e a uno Slam maschile che ci mancavano dal 1976. Cosa impensabil­e fino a qualche mese fa, adesso leggiamo i live dei primi turni di Sinner anche sui siti dei quotidiani generalist­i. Un match contro Struff e contro O’Connell – che nessuno conosce – vale su Internet come una partita dell’Inter, del Milan o della Juventus. Segno evidente che Sinner piace. E tutta questa attenzione non lo infastidis­ce affatto. Lo carica. Lo vede ogni giorno anche Cahill che, alla vigilia della semifinale con Medvedev, ha rivelato alla Gazzetta che «Jannik sente l’amore della gente e lo

Slam vinto non lo ha cambiato». Tira forte dentro al campo, tira dritto nella vita. E domani gioca per il titolo di questo Masters 1000 che finora gli è sempre sfuggito (due finali perse, nel 2021 con Hurkacz e l’anno scorso con Medvedev) e per il numero 2 in classifica spinto da 21 vittorie in 22 partite nel 2024. Dal 2000 solo Hewitt, Agassi, Federer, Murray, Djokovic e Nadal avevano vinto così tanti match entro marzo: tutti sono diventati numeri 1. La rincorsa al divino Djokovic prosegue. Non diventerà un’ossessione, ma un modo per vivere giorno dopo giorno il sogno che Sinner aveva da bambino con gli sci ai piedi: diventare un campione alla Tomba. Poi, fortunatam­ente, ha scoperto il tennis…

Lanciato Jannik Sinner, 22 anni, felice dopo la schiaccian­te vittoria contro il russo Daniil Medvedev nella semifinale del torneo di Miami. L’azzurro si è imposto per 6-1 6-2 e domenica affronterà in finale il vincente tra Zverev e Dimitrov

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