La Gazzetta dello Sport - Verona
«Il derby può dare al Toro la spinta per l’Europa»
L’esterno si racconta: «Con Zapata ci capiamo al volo, ma deve ancora offrirmi una cena per tutti gli assist che gli ho fatto»
Sorridente, motivatissimo, Raoul Bellanova si racconta con candore e semplicità in questa vigilia di un derby al quale da sempre l’universo granata tiene in modo speciale, e oggi un pizzico di più visto che c’è all’orizzonte un traguardo da tagliare. I tifosi hanno già dato un assaggio l’altro giorno al Fila, durante l’allenamento a porte aperte, di quella che sarà domani sera la loro spinta in un Olimpico Grande Torino gremito da ventottomila cuori Toro. Osserva al riguardo il giovane Raoul: «Lo sappiamo bene, è dal 2015 che non si batte la Juve e stavolta la vittoria ci darebbe una spinta incredibile per le sfide successive. Del resto, l’Europa è a un passo e cercheremo di fare il massimo, partita dopo partita. I sogni sono leciti, non costano e quindi vanno benissimo, poi però servono le prestazioni per trasformarli in realtà».
Vertici Il “Pendolino di Rho” è tra le rivelazioni del campionato. Nelle statistiche sul torneo, figura dall’inizio tra i giocatori più veloci e occupa stabilmente il podio per i cross effettuati, specialmente quelli dentro l’area. Ne prova qualcuno davanti alle telecamere di Dazn, sollecitato dai passaggi di Dario Marcolin, oggi commentatore tv ma ieri tenace difensore. I due sono accomunati dai trascorsi all’Inter, recentissimi quelli di Raoul che deve semplicemente tornare alla passata stagione. «Eh, l’Inter è stata una scuola molto importante. Il solo fatto di allenarmi insieme con grandi campioni mi ha fatto crescere». E l’aver superato subito quel duro episodio dei fischi rimediati nella partita contro l’Empoli causa tre passaggi sbagliati di fila lo ha reso «più forte e determinato a migliorarmi. Devo ringraziare mister Inzaghi e tutti i compagni che corsero subito a consolarmi. Credo sia stato un momento fondamentale di crescita, una svolta. Non è un caso se poi ho preso parte alle sfide contro Bayern e Barcellona e alla finale col City».
Maicon e Walker Dell’Inter lui da ragazzino è stato grande tifoso. «Il mio modello era Maicon, mi sono ispirato a lui, ben presto però ho capito che non avevo le sue qualità. E allora mi sono diretto su Kyle Walker, il capitano del Manchester City». Dall’Inter è andato via senza magone. Anzi. «Quella di separarci è stata la scelta giusta sia per me che per la società. Io cercavo un minutaggio maggiore e il club un elemento più esperto. Qui al Toro sono venuto molto volentieri, è il posto giusto per lo sviluppo della carriera. E pensando che pochi anni fa mi ero fatto tatuare proprio un toro arrivo a convincermi che fosse nel mio destino... Tutto sta filando nel modo giusto, mi hanno fatto respirare da subito la fiducia nelle mie qualità. Che restano quelle della progressione a campo aperto chiusa dal cross. Però ho imparato anche a destreggiarmi negli spazi stretti».
La cena Corse e rincorse su quella fascia destra lo hanno portato da Luciano Spalletti. «La maglia azzurra è stata una soddisfazione incredibile, anche per la mia famiglia. Devo confessare che nella notte che ha preceduto il mio debutto ho faticato tanto a prendere sonno». Normale che un pensierino all’Europeo lo stia facendo. «Ho avuto una chance, ho cercato di sfruttarla e adesso bisogna aspettare le decisioni dell’allenatore. Credo che il mio inserimento tra i convocati di giugno dipenda molto da quello che farò col Toro». Mettendo palloni nel mezzo, sempre più invitanti, ha ormai formato con Zapata una celebrata ditta. «Eh, ormai ci capiamo al volo. Approfitto per ricordargli che già al terzo assist avrebbe dovuto pagarmi una cena, siamo andati ben oltre (sono cinque, ndr) e lo sto ancora aspettando…».