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STRETTA ANTI-FUMO DA LONDRA A TORINO COSÌ IL MONDO PROVA A SPEGNERE LE SIGARETTE
Nel Regno Unito primo sì alla legge che vieta la vendita ai giovani L’ordinanza sotto la Mole: stop a meno di 5 metri di distanza E Milano si prepara al divieto totale all’aperto a partire dal 2025 Mentre a Londra è in approvazione la legge per avere «una
1È ancora lontano il momento in cui verrà spenta l’ultima sigaretta. Anno dopo anno, però, cresce l’impegno di governi, amministrazioni e istituzioni scientifiche di tutto il mondo per contrastare il fumo, soprattutto tra i più giovani.
Ricordare i danni del tabacco può sembrare un’ovvietà, ma è necessario farlo. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, ogni anno nel mondo 8 milioni di persone muoiono per le ripercussioni sulla salute del consumo di tabacco (dallo sviluppo di patologie neoplastiche a problemi cardiovascolari, fino alle malattie respiratorie), responsabile anche di 700 mila decessi nell’Unione europea, di 930 mila in Italia. Per questo, nel corso degli anni, sempre più Paesi stanno adottando misure per disincentivare il vizio del fumo. La stretta si basa sulla “leva” del prezzo, con l’aumento del costo del pacchetto (in Francia dal 2026 potrà costare anche 13 euro), alla riduzione dei luoghi in cui è possibile fumare, con multe pesanti per chi trasgredisce. In Italia sono passati circa 20 anni dalla legge firmata dall’allora ministro della Salute, Girolamo Sirchia (governo Berlusconi II, poi in vigore nel 2005), che iniziò a vietare il fumo nei luoghi pubblici (dagli uffici ai ristoranti). E da anni, sia in Italia che a livello globale, si registra un positivo decremento del numero complessivo dei fumatori, con il consumo di tabacco in crescita soltanto in sei Paesi: Congo, Egitto, Indonesia, Giordania, Oman e Moldavia.
2Negli ultimi giorni stanno facendo discutere due iniziative anti-fumo, nel Regno Unito e a Torino.
Partiamo da Londra, che vorrebbe vietare le sigarette per i nati dopo il 1° gennaio 2009, ovvero agli attuali quindicenni, per dare vita a una generazione “no smoking”. Martedì il Parlamento britannico ha avviato il dibattito sul disegno di legge, fortemente voluto dal primo ministro Rishi Sunak per disincentivare il fumo tra i giovani, nonostante l’opposizione di molti, all’interno dello stesso partito conservatore. La legge, se approvata, vieterebbe la vendita di prodotti derivanti dal tabacco a chiunque sia nato dal 2009 in poi (anche le sigarette elettroniche e simili), fino a quando non si applicherà a tutta la popolazione. Dopo la prima votazione alla Camera dei Comuni, il disegno di legge è passato alla seconda lettura. Ma le polemiche, politiche e non soltanto, sono già molto accese.
3La scelta di Torino sta già raccogliendo le prime perplessità.
All’aperto si potrà continuare a fumare, ma allontanandosi di almeno 5 metri dalle altre persone, salvo esplicito consenso da parte di chi ci sta attorno. La sanzione? Fino a 100 euro. “È una norma di buonsenso e rispetto. Si tratta di rispettare coloro che non fumano ed è un modo per promuovere una cultura del rispetto reciproco», ha spiegato il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, commentando la delibera approvata lunedì dal consiglio comunale. Torino non è la prima città italiana. Pionieri della lotta al fumo erano stati piccoli comuni: San Lazzaro di Savena (Bologna), già nel 2014, poi Volano (in Trentino) e Bibione (Venezia). La misura adottata da Torino ricalca quella in vigore a Milano da gennaio 2021: vietato fumare a meno di dieci metri da altre persone, alle fermate dei mezzi pubblici, nei parchi, nelle aree gioco per i bambini, nei cimiteri e allo stadio. E dal 2025 a Milano sarà vietato fumare in tutte le aree pubbliche. D’altronde, in questo senso si è espresso anche l’attuale ministro della Salute, Orazio Schillaci, immaginando un futuro con limitazioni al fumo in tutti gli spazi pubblici, perché frequentati da non fumatori.
4Alcune associazioni, pur condividendo il principio, sembrano avere poca fiducia nell’applicazione.
Gli esperti della Sima, la Società italiana di Medicina ambientale, sottolineano la difficoltà di far applicare la nuova misura. «Stabilire per i fumatori una distanza minima dalle altre persone, come a Torino, è una misura dif
ficile da far rispettare, perché prevede la presenza di controlli a tappeto in strada, con agenti delle forze dell’ordine dotati di appositi misuratori per accertare le distanze tra i cittadini e sanzionare i trasgressori», commenta il presidente Alessandro Miani. «Per questo, come Sima chiediamo di estendere gli interventi di contrasto al fumo attraverso campagne di informazione dirette soprattutto ai più giovani». I dubbi dei medici vengono corroborati dai dati che arrivano da Milano, dove le multe anti-fumo all’aperto (da 40 a 240 euro) sono state davvero pochissime: «Sette nei primi quattro mesi di applicazione, da gennaio a maggio 2021», stando alla denuncia di un consigliere comunale, riportata dall’edizione milanese del Corriere della Sera. E la media non pare essere cambiata successivamente. «Alla fermata del bus nessuno controllerà se il divieto verrà rispettato. Tra i tavol i di un dehors, chi dovrà controllare sarà naturalmente l’esercente, andando ad aggiungere un ulteriore onere e una nuova difficoltà ai gestori dei locali», polemizza Vincenzo Nasi, presidente dell’associazione torinese dei pubblici esercizi, Epat Ascom.
5Una “stretta globale”.
C’è chi ha puntato sulla deterrenza, con messaggi sui rischi stampati sui pacchetti (come avviene anche in Italia). E c’è chi ha introdotto norme severe. Come il Bhutan, nell’Asia meridionale, dove dal 2011 è vietato vendere sigarette e fumare. Tra i Paesi che hanno una normativa rigida ci sono anche la Nuova Zelanda, Mauritius, Australia, Quebec, Messico, Brasile e alcuni Stati degli Usa (dove per acquistare tabacco bisogna aver compiuto 21 anni). La California, in particolare, ha introdotto lo stop nei luoghi di lavoro già dal 1994, estendendola a tutti i luoghi chiusi nel 1998. Ed è anche vietato fumare sulle celebri spiagge californiane. A New York si può fumare soltanto in strada, ma non avvicinarsi a meno di trenta metri dai portoni dei palazzi. E neppure sui marciapiedi di asili, scuole e ospedali. E in Europa? In Irlanda è vietato fumare nei luoghi di lavoro, sin dal 2004. La Svizzera nega la “svapo” ai giovani, il Portogallo sta cercando di far spegnere l’ultima sigaretta, entro il 2040.