La Gazzetta dello Sport - Verona

«Festa a casa nostra? Bisogna fare di tutto perché non accada»

«Il Milan cerca di risalire,ma non è facile Comunque Pioli ha fatto un gran lavoro»

- di Filippo Maria Ricci CORRISPOND­ENTE DA MADRID

Con Ruud Gullit non si può che iniziare dal derby di stasera. L’olandese sbuffa, sembra soffrire come il suo Milan. Poi ride.

3E quindi?

«Diciamo che al Milan avrebbero preferito una partita diversa, diciamo non decisiva, ma vista la situazione sono certo che faranno di tutto per non perdere. L’Inter non può festeggiar­e il campionato in un derby a casa del Milan! Detto questo bisogna ammettere che l’Inter sta giocando benissimo e non da oggi, lo scorso anno è arrivata alla finale di Champions, è un’ottima squadra. E dico una cosa che non avrei mai voluto dire: è favorita per la vittoria questa sera, è così».

3E il Milan?

«Sta cercando di risalire, da qualche anno. E non è facile. Per me è stata una sorpresa che abbia vinto il titolo due anni fa».

3 Risalita faticosa. Sorpreso dalle difficoltà di quest’anno?

«Relativame­nte. È normale che in un processo di crescita ci siano alti e bassi. Le squadre italiane non hanno i soldi che c’erano ai miei tempi. Ora i soldi sono tutti in Inghilterr­a, i grandi campioni oggi vanno da un’altra parte. E allora devi avere grande inventiva, un po’ come ha fatto l’Inter, o due anni fa la Juve, o anche il Napoli, ma guarda che difficoltà stanno affrontand­o in questa stagione. È difficile mantenere alto il livello. Devi andare in giro a cercare piccoli diamanti e farli brillare, e la concorrenz­a è enorme».

3E Pioli?

«Ha fatto un grande lavoro».

3 Però sembra molto vicino all’esonero.

«Non lo so, leggo. Ma penso che abbia fatto un grande lavoro al Milan».

3 In Europa il Milan è stato eliminato dalla Roma di Daniele De Rossi. Sorpreso?

«No, e sa perché? Perché Daniele è un musone, e i musoni sono grandi allenatori. Penso a Fabio Capello. Gente sempre irritata, arrabbiata, un allenatore dev’essere così. Io sorrido sempre, guardo al lato positivo della vita e così è difficile allenare. Se sorridi la gente pensa che tu non sia serio, è ridicolo ma è così».

3 Ce n’è uno che sorride sempre, Carlo Ancelotti.

«Vabbé, Carlo è un mondo a parte. Per me è una leggenda. Sembrava dovesse andare in Brasile, ma le cose andavano così bene che il Madrid gli ha offerto un nuovo contratto. Lui appartiene a una squadra come il Madrid. Quando allenava l’Everton non poteva trasmetter­e le stesse cose che può fare col Real o ha fatto col Milan. Sono molto orgoglioso di lui, eravamo compagni di stanza, gli voglio un gran bene».

3 Dove si mette nel dibattito sulla difesa a oltranza del Madrid a Manchester?

«Rinus Michels una volta mi disse: Rudi, non sottovalut­are l’avversario, a volte devi adattarti per ottenere il risultato che ti serve. Era Michels, un allenatore che prediligev­a il calcio offensivo e aveva i migliori giocatori del mondo. Ciò che ha fatto il Madrid a Manchester è stato tatticamen­te geniale, è stato magnifico vedere calciatori che normalment­e vogliono giocare solo quando hanno la palla fare quel lavoro tattico e difensivo. Per me si tratta di una conquista incredibil­e da parte di Carlo. Mi ha ricordato Mohammed Ali nel ‘rumble in the jungle’ contro Foreman. Ali si è difeso, e quando Foreman si è stancato ha colpito. E allora se il miglior pugile del mondo si è difeso, perché non lo può fare il Madrid?».

3 Il Real è favorito per la vittoria della Champions League?

«Sempre, sempre. Ma io in agosto ho indicato il Bayern tra i favoriti, e non posso cambiare idea ora!».

3 Lei si è sempre impegnato contro il razzismo, una piaga difficile da eliminare.

«Già, è davvero dura da combattere. Per me la cosa più brutta è vedere qualcuno schierarsi, parlare e sentire persone che lo criticano per aver sollevato il problema rendendolo pubblico. Ecco quelli sono i peggiori, quelli che non vogliono che le cose cambino. Bisogna parlare e cercare di fare qualcosa, sempre. Poi voi in Italia avete anche il problema della divisione tra nord e sud... Si vede che l’economia va male, perché quando è così la gente ha bisogno di puntare il dito contro qualcuno, ed è davvero una brutta cosa».

De Rossi Daniele è un musone e i musoni sono grandi allenatori. Penso a Capello...

Ancelotti Carlo per me è una leggenda, eravamo compagni di stanza, gli voglio un gran bene

«L’Inter gioca bene e oggi parte favorita Mi spiace, ma è così...»

«Le italiane non hanno i soldi delle inglesi: serve un po’ d’inventiva»

«Ma come faccio a perdermi una partita così?!?», il cruccio di Jurgen appena atterrato in Europa: la stella in arrivo è talmente luminosa che si vede pure da casa Klinsmann a Los Angeles. Gli impegni, però, fanno i dispetti all’ormai ex c.t. della Corea del Sud, tornato per partecipar­e all’Uefa Football Board, per un impegno a Salisburgo non può vedere in tv la partita delle partite. Non facile da sopportare per chi come lui ha amato e amerà sempre questo derby. «Col Milan è sempre speciale, elettrizza­nte come poche altre sfide in Europa, ma stavolta ci dà pure qualche emozione in più: quando potrai mai vincere un altro scudetto nella casa di tuo cugino?», ride l’indimentic­ato centravant­i tedesco. Questione di priorità e appartenen­za, il nerazzurro non lo ha mai tolto nonostante siano passati 32 anni dall’ultima volta: «Anche in California ho così tanti amici interisti che mi sembra di essere ancora a inizio anni Novanta... E tutti da mesi non facciamo altro che parlare di questa seconda stella».

3 Klinsmann, ma per lei è davvero così importante che arrivi subito nel derby?

«Diciamo che è una circostanz­a... favolosa. quasi un sogno. Ma non diventerà certo un’ossessione: l’importante è che lo scudetto arrivi. Per renderci conto della grandezza di questa stagione, bisogna pensare che non ci chiediamo più se l’Inter vincerà, ma quando lo farà».

3 Gli stati d’animo delle due squadre sono esattament­e all’opposto: è una trappola?

«A San Siro si azzera tutto, si parte da zero. Poi in campo ci sono dei valori precisi, la stagione ha detto che l’Inter è la squadra migliore. Il derby, però, è davvero un pianeta sconosciut­o, senza certezze. Figurarsi questo...».

3 Apra il libro dei ricordi da derby: quale è la prima immagine alla mente?

«L’attesa. La gente che mentre sei in coda in macchina ti dice: «Segna per noi Jurgen». Era tensione sempre positiva, ti metteva energia. Ho segnato un solo gol al Milan, nel mio penultimo derby dopo due stagioni in cui non c’ero riuscito: era il dicembre 1991 e io l’uomo più felice del mondo. Poi però pareggio di Van Basten e... 1-1».

3 Quale è il segreto dietro a questo cammino?

«Da fuori percepisci una bellissima atmosfera: coinvolge tutti, la squadra, la società, i tifosi. Ovunque giochi l’Inter, vedi sempre grandi macchie nerazzurre allo stadio: è bellissimo. È proprio lo scudetto del sorriso. Inzaghi poi è riuscito a dare una identità e in ogni ruolo ha sempre un’alternativ­a di livello. Peccato solo per la serata storta di

Madrid, ma il titolo numero 20 supera qualsiasi delusione».

3 Chi è per lei l’uomo dello scudetto?

«Non si può davvero dirne uno, non in questa squadra che lavora così bene insieme. Lautaro dopo il Mondiale è diventato un leader incredibil­e, trascina tutti oltre che segnare, ma tanti si meritano la vetrina. Prendete ad esempio Calhanoglu: è bravissimo con la palla, vede tutto, non ha paura di prendersi responsabi­lità. E poi anche il figlio del mio amico Lilian...».

3 Sorpreso da Thuram jr?

«Io giocavo con suo padre prima che Marcus nascesse, ai tempi del Monaco. Ha ereditato la stessa profession­alità e intelligen­za. Poi l’ho seguito da vicino a Monchengla­dbach e ora a Milano si è completato: ho la sensazione che crescerà ancora, lo vedremo sempre più forte e decisivo. Con lui, Lautaro, Calha, Barella, Bastoni l’Inter ha un grande futuro davanti a sé».

3 Avrebbe voglia di salire anche lei su un bus scoperto e festeggiar­e?

«Sul bus ci va chi ha vinto sul campo, ma a me piacerebbe tantissimo essere a Milano e vedere la gente dell’Inter che festeggia. Purtroppo, non posso. Ma mi immagino le strade, le bandiere, l’emozione per la stella...».

3 Quanto sarebbe felice oggi il suo amico Andy Brehme?

«Tanto, Andy amava davvero l’Inter: ogni successo della squadra lo sentiva suo. L’ho detto, era come un fratello maggiore. Mi ha aiutato tantissimo quando sono arrivato a Milano, pensava sempre prima agli altri. Siamo sempre rimasti in contatto, ovunque eravamo nel mondo».

Inzaghi Ha dato un’identità alla squadra e in ogni ruolo ha alternativ­e di livello

Thuram Giocavo con Lilian prima che lui nascesse Diventerà ancora più forte e decisivo

«Da mesi aspettiamo questa nuova stella Brehme sarebbe felice»

«Lautaro trascina tutti e Calha vede ogni cosa Nessuno come l’Inter»

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Ruud Gullit, 61 anni, durante la sua permanenza al Milan ha vinto il Pallone d’oro (1987)
GETTY Pallone d’oro Ruud Gullit, 61 anni, durante la sua permanenza al Milan ha vinto il Pallone d’oro (1987)
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 ?? GETTY ?? Tre anni all’Inter Jurgen Klinsmann ha giocato nell’Inter di Brehme e Matthaeus dal 1989 al 1992, vincendo la coppa Uefa nel ‘91
GETTY Tre anni all’Inter Jurgen Klinsmann ha giocato nell’Inter di Brehme e Matthaeus dal 1989 al 1992, vincendo la coppa Uefa nel ‘91
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