La Gazzetta dello Sport - Verona

OROPA E LA RIMONTA DI 49 CORRIDORI VELO: «MAI VISTO NIENTE DI SIMILE»

Pantani 25 anni fa

- di Alessandra Giardini

Giro ’99: il compagno, che ora è il c.t. crono, fu il primo ad accorgersi che il Pirata si era fermato: «Non pensava di aver vinto la tappa»

Aveva tenuto le mani basse sul manubrio, come se non avesse neanche la forza o la voglia di celebrarsi. In cima al santuario, preso d’assedio dai suoi fedeli, pelati e con i teschi dei pirati disegnati da qualche parte, Marco Pantani aveva sorriso per la prima volta dall’inizio di quel Giro. «Non ho alzato le braccia perché non sapevo quanti corridori c’erano davanti, non volevo fare una figuraccia». Tutto attorno, la gente era meraviglia­ta di quello che gli aveva appena visto fare. Per portarlo a valle, la sera, ci volle un’ambulanza, unico mezzo in grado di fargli strada in mezzo a migliaia di pellegrini venuti fino ad Oropa per vederlo vincere con la maglia rosa. Si sarebbero accontenta­ti di una vittoria, e invece il destino riservò loro la più straordina­ria rimonta che si sia mai vista in 8,5 km di salita. Tanti ne mancavano al traguardo, quando Pantani si dovette fermare per un salto di catena. Ci vollero circa 30 secondi perché si rimettesse in strada. E intanto «davanti la corsa era scoppiata». Era partito Heras, Jalabert ci aveva creduto, Savoldelli, Simoni, Miceli e Clavero avevano sperato di guadagnare secondi sulla maglia rosa. E poi? Che cosa successe quel giorno di 25 anni fa ce lo racconta Marco Velo, ora c.t. della cronometro, il primo della Mercatone Uno ad accorgersi che il capitano si era fermato. «Di solito io ero sempre dietro di lui, per proteggerl­o fino a inizio salita. Se succedeva qualcosa, ero io che avvisavo gli altri via radio, lui non ce l’aveva quasi mai, non amava la tecnologia. Marco era naif, im

Marco Pantani lanciato verso la vittoria ad Oropa tra due ali di folla: era il 30 maggio 1999 provvisava, era quello il suo bello. Quel giorno non so come mai ero davanti, mi avvisò uno di un’altra squadra, forse della Saeco. Guarda che Marco è fermo».

3 Che cosa fece?

«Mi girai e lo vidi con la coda dell’occhio fermo sul lato destro, avvisai gli altri, da Zaina a Garzelli a Podenzana, ci fermammo praticamen­te tutti».

3 Pantani cosa disse?

«Che gli era scesa la catena tra il forcellino e l’ultimo pignone, non è che abbiamo fatto tanti discorsi. Siamo partiti in rimonta».

3 Era nervoso?

«Tranquilli­ssimo. Ma poi si arrabbiò come mai l’ho visto fare. Se la prese con me e con Zaina perché andavamo troppo forte. Piano, gridava. Invece noi per la foga di fargli recuperare tempo ce la mettevamo tutta, ma lui prendeva anche dieci, quindici metri dalla nostra ruota. E allora gridava: piano!».

3 Ingrato.

«Ma no, aveva ragione. Ci chiarimmo al traguardo, ma ormai ridevamo. Diceva: una volta che mi avete riportato sui primi voi parcheggia­te la bici, ma io devo andare fino in cima».

3 Scavalcò 49 corridori e andò a vincere la tappa.

«Un’impresa indelebile, ancora oggi quando parliamo di rimonta pensiamo a Oropa. E sono orgoglioso di aver avuto una piccola parte in quel capolavoro».

3 Marco non pensava di avere vinto.

«A quel punto aveva abbandonat­o l’idea di vincere la tappa, il suo obiettivo era recuperare sui suoi diretti avversari, Jalabert, Savoldelli, Gotti. Avrebbe potuto rimanere lì con loro, una volta raggiunti, invece andò dritto».

3 Ha mai più visto niente del genere?

«No, né prima né dopo. Marco è andato forte anche in altre situazioni, ma ad Oropa l’adrenalina gli permise di fare qualcosa di più grande rispetto alle Deux Alpes e alle sue imprese più famose. Ora è un ciclismo di fenomeni, ma quella era un’altra epoca. Non so immaginare Marco in questo ciclismo di robot: lui portava il cardiofreq­uenzimetro ma non la fascia, gli dava fastidio tutto. Non guardava nemmeno le cartine delle tappe intermedie, studiava solo quelle 3 o 4 che gli interessav­ano. Oggi impazzireb­be».

3 Eppure ieri sul Colle Maddalena c’erano le scritte per Pogacar e per Pantani.

«Mi viene la pelle d’oca a pensare che correvo con lui. Me lo chiedo spesso perché la gente lo ricorda ancora. È che Marco aveva la determinaz­ione, la fame, la cattiveria, la voglia di dimostrare che era più forte: si gasava, oggi tanti ragazzi si accontenta­no».

In corsa Si arrabbiò con me e Zaina perché tiravamo troppo forte per farlo rimontare

L’impresa Se si parla di rimonta si pensa a Oropa: orgoglioso di avere avuto una piccola parte

Il simbolo Mi viene la pelle d’oca a pensare che correvo con lui. Voleva dimostrare che era il più forte

Il confronto Non me lo immagino in questo ciclismo di robot: non amava per niente la tecnologia

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AP In maglia rosa
 ?? DELMATI ?? Fedelissim­o del Pirata Marco Velo, che adesso ha 50 anni, con Marco Pantani nel 2000, a una presentazi­one della Mercatone Uno: i due sono stati compagni di squadra per quattro stagioni
DELMATI Fedelissim­o del Pirata Marco Velo, che adesso ha 50 anni, con Marco Pantani nel 2000, a una presentazi­one della Mercatone Uno: i due sono stati compagni di squadra per quattro stagioni

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