La Gazzetta dello Sport - Verona

«Atalanta fenomenale, ricorda il mio Parma Dopo 25 anni è l’ora»

Il grande ex nerazzurro: «L’Atalanta sa farsi valere contro squadre più aperte e loro concedono tanto...»

- Di Andrea Schianchi ANSA s TEMPO DI LETTURA

Alberto Malesani a venticinqu­e anni, che nella storia del calcio sono una specie di era geologica, una squadra italiana non vince la Coppa Uefa, oggi Europa League. L’ultima a sollevare il trofeo fu il Parma guidato da Alberto Malesani: sconfisse l’Olympique Marsiglia nella finale di Mosca, 3-0. Reti di Crespo, Vanoli e Chiesa. Era il 12 maggio del 1999. Oggi, davanti alla tv, Malesani tiferà per Gian Piero Gasperini e per la sua Atalanta, «perché è arrivato il momento di passare il testimone, dopo 25 anni di gloria cedo volentieri il palcosceni­co».

D3 Come vede i bergamasch­i contro il Bayer Leverkusen?

«Sfida molto difficile, tatticamen­te imprevedib­ile. I tedeschi non perdono da una vita, ma i ragazzi di Gasperini, se sono in serata, possono regalare grandi emozioni. A me l’Atalanta piace, mi diverto a guardarla. Ha bisogno di essere al massimo della condizione atletica per fare il suo calcio, un calcio di dominio e di aggression­e. Negli ultimi anni l’Atalanta ha rappresent­ato la vera novità nel panorama italiano».

3 Trova che ci siano analogie con il suo Parma?

«Bergamo è una città di provincia, come Parma. E questa è la prima analogia. Alle spalle, in entrambi i casi, c’è una società solida e organizzat­a. E poi, a unire queste due storie, c’è il gioco: noi volevamo arrivare al risultato attraverso lo spettacolo, e pure l’Atalanta è così. I ragazzi di Gasp hanno sbancato Anfield e hanno mandato al tappeto il Liverpool, mica una squadretta. Noi in semifinale andammo a vincere a Madrid contro l’Atletico e contro gli 60 mila del Calderon che ce ne urlavano di tutti i colori. E prima ancora avevamo rifilato sei gol al Bordeaux».

3 Che cosa le piace, in particolar­e, dell’Atalanta?

«Prima di tutto, il coraggio. Giocano uomo contro uomo a tutto campo, e per fare ciò bisogna avere una grande preparazio­ne atletica e una notevole consapevol­ezza nei propri mezzi. E poi apprezzo l’organizzaz­ione tattica che ha dato Gasperini. Ogni giocatore sa quello che deve fare, e lo fa bene. L’Atalanta è un bellissimo spot per il calcio italiano».

3 Come lo fu il suo Parma.

«Noi, in 100 giorni, vincemmo Coppa Italia, Coppa Uefa e Supercoppa Italiana. Non arrivammo allo scudetto, ma quella squadra, se negli anni successivi fossero stati fatti gli innesti giusti, avrebbe potuto aprire un ciclo da favola. Buffon in porta; Thuram, Sensini e Cannavaro in difesa; Fuser e Vanoli sulle fasce; Boghossian, Dino Baggio e Veron a centrocamp­o; Chiesa e Crespo in attacco. Prima della finale di

Festa

Fabio Cannavaro solleva la coppa dopo la vittoria del Parma sul Marsiglia

Alberto Malesani

Nato a Verona il 5 giugno 1954, dopo aver giocato tra i dilettanti, alla fine degli anni ‘80 inizia ad allenare. Nel 1993 guida la prima squadra al Chievo. Poi Fiorentina, Parma, Verona, Modena, Panathinai­kos, Udinese, Empoli, Siena, Bologna, Genoa, Palermo e Sassuolo. A Parma vince una Coppa Uefa, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana

Mosca non dissi nulla ai ragazzi, non ce n’era bisogno: erano forti, sapevano quello che dovevano fare e lo fecero. Quel Parma era programmat­o come un computer: giocavamo a memoria».

HA DETTO

3 Come si batte il Leverkusen?

«Gasperini lo sa meglio di me. Io cercherei di rubare ai tedeschi l’iniziativa e di non farli mai palleggiar­e. In difesa non mi sembrano dei fulmini di guerra».

Come si batte il Bayer? Togliendog­li il palleggio. E dietro non ha dei f fulmini di guerra eh

LA SCHEDA

3 Chi, nell’Atalanta, può fare la differenza?

«Uno su tutti: Scamacca. Ha fisico, potenza, tecnica. E mi sembra anche che sia affamato. Si è sentita la sua assenza nella finale di Coppa Italia contro la Juve. Con lui in campo sarebbe stata un’altra partita».

3 La tensione della vigilia può compromett­ere la prestazion­e?

«In teoria, sì. Ma credo che l’Atalanta sia ormai abituata a stare sui grandi palcosceni­ci. Dunque, avanti tutta perché questa è la volta buona. E sarebbe ora dopo venticinqu­e anni...». 3’04”

Il momento «La sconfitta di Coppa Italia non peserà, può arrivare la rivincita»

I rivali «Avranno grande rispetto dei nerazzurri. E prima o poi dovranno perdere»

L’ALTRO GRANDE EX PRE-CONVOCATO DAL CT KEK

De Ketelaere Ha qualcosa di Ilicic, che mi ha fatto innamorare Può arrivare al suo livello

Scamacca Oggi è un riferiment­o per la squadra, Koop interpreta il mio ruolo in altro modo

Conosco bene l’orgoglio di Gasperini, è sempre il primo a voler vincere

Almeno un’attesa è finita. Non quella per sapere se, e quando, Papu Gomez potrà tornare a essere un calciatore: «Abbiamo fatto ricorso e spero ancora mi riducano la squalifica: storia troppo breve al Monza, ma con Galliani ho un grande rapporto e loro con me sono stati straordina­ri». È finita l’attesa di una riconcilia­zione con Gian Piero Gasperini, dopo i dissapori del dicembre 2020 e la separazion­e dall’Atalanta. Si è sciolto tutto a cena, la sera del 14 maggio, «perché c’era l’obbligo di tornare ad abbracciar­ci: per me era come abbracciar­e l’Atalanta, casa mia. Non c’era motivo perché restassero rancori».

3 Cosa vi siete detti sono fatti vostri, ma di questa finale cosa le ha detto?

«Che la vogliono vincere, cosa volete che mi dica Gasp?».

3 Girando per casa sua, Bergamo, in questi giorni ha respirato aria di storia?

«La gente di Bergamo oggi vuole vincere, non si sentono più i tifosi della Dea che lottava per non retroceder­e, pensano all’Europa. E sperano di portare a casa un trofeo, finalmente».

3 Atalanta in finale di EL: l’avrebbe mai detto?

«Sinceramen­te no, ma dai quarti in poi te la giochi e la scintilla è stata vincere ad Anfield. “Adesso ci proviamo”, si sono detti: hanno sempre giocato senza paura, la Dea non sa essere diversa, è il suo dna».

3 Cinque stagioni europee, un quarto di Champions League: un’eredità che ha pesato?

«L’Atalanta si sente più “comoda” in Europa che nel campionato italiano: è il suo gioco, contro squadre più “aperte” che pensano lo stesso calcio. E se gioca da anni in Europa un motivo c’è».

3 Già certa la prossima Champions: una spinta?

«Come può esserlo aver raggiunto un obiettivo fondamenta­le, non solo per motivi economici. Ma anche. Ora il club non avrà bisogno di vendere le sue stelle e potrà pensare di giocare la Champions con una squadra veramente forte».

3 Può pesare aver perso la finale di Coppa Italia?

«Solo per i primi due giorni: ti arrabbi, ma poi dimentichi. E con un’altra finale, puoi subito prenderti la rivincita».

3E peserà al Bayer il ruolo di favorita?

«Non so se si sentano così tanto favoriti... Credo abbiano molto rispetto per l’Atalanta e il gioco di Gasperini».

3 Cinquantun­o partite senza perdere: lei crede alla legge dei grandi numeri?

«La mia Argentina arrivò al Mondiale imbattuta da 36 partite e perdemmo la prima. Prima o poi perderà... Speriamo succeda in questa finale».

3È una squadra molto più giochista della Juve.

«Ti affrontano a tu per tu, mentre l’Atalanta soffre di più le avversarie che stanno basse, ti lasciano il pallone e ripartono. Come la Juve, appunto».

3 Punti di forza e punti deboli?

«Allenatore preparatis­simo - un mix dei grandi tecnici che ha avuto: Ancelotti, Guardiola, Benitez, Mourinho - e tanta qualità. Però concedono, a volte tanto, e prendono gol. Sarà una partita tosta: loro sono in fiducia, ma l’Atalanta se la gioca. Sicuro».

3 Da stasera non sarà più la vostra partita di Lisbona contro il Psg la più importante della storia dell’Atalanta.

«No, diventa questa. Se si potesse tornare indietro, cambierei tutto quello che ho fatto con l’Atalanta per alzare un trofeo con quella maglia».

3 Più forte “quella” Atalanta o questa?

«Diverse. Questa è più fisica, solida, più forte difensivam­ente. E ha una rosa più ampia: riguardate quanti ragazzini c’erano nella nostra panchina contro il Psg. Forse la nostra era più bella: con più talento e qualità, un tasso tecnico più alto».

3 Vede in De Ketelaere qualcosa di Ilicic?

«Qualcosa, non solo perché sono tutti e due mancini. Josip resta Josip, il giocatore che mi ha fatto innamorare come nessuno, aveva più fantasia. Ma quando arrivò era più esperto di Charles: bravo, perché non era facile abituarsi così presto, e bene, al calcio di Gasp. Ha 23 anni, può arrivare al livello di Ilicic».

3 Scamacca e Zapata invece sono diversi.

«Sì, ma con la stessa fame di gol. E oggi Scamacca è un riferiment­o fondamenta­le per la squadra».

3 Però in questa squadra un Papu non c’è.

«No, con le mie caratteris­tiche no. Koopmeiner­s interpreta il mio ruolo in altro modo, è la foto della differenza fra le due squadre. Giocatore completiss­imo: fa gol, assist, è potente fisicament­e e corre tanto nelle due fasi, si sacrifica per la squadra».

3 Può essere Lookman l’arma in più per Gasp?

«Non molla una palla e ti punta sempre, pensa sempre in avanti, per fare gol. Può fare male ad una squadra che a volte lascia campo aperto».

3 Gasperini dice spesso che l’identità di gioco dell’Atalanta, quanto fatto in questi anni rendendosi riconoscib­ile, vale quanto aver vinto dei trofei: ha ragione?

«Ha ragione, e capisco il suo orgoglio. Però, quando ci arrivi, le finali non si giocano: si vincono. Le vuoi vincere: lui per primo, tranquilli».

 ?? ??
 ?? ??
 ?? ?? È campione del mondo Alejandro ‘Papu’ Gomez, 36 anni, ha giocato con l’Atalanta dal 2013 al 2021. Al Monza dalla scorsa estate, è squalifica­to per doping
È campione del mondo Alejandro ‘Papu’ Gomez, 36 anni, ha giocato con l’Atalanta dal 2013 al 2021. Al Monza dalla scorsa estate, è squalifica­to per doping

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy