E ora Zamparini è un capopopolo con il «Forcone»
Il presidente del Palermo allea il suo movimento con un gruppo nato a Catania...
GELSO BIANCO (Catania)
Platea assiepata, manon siamo in uno stadio. Pubblico prettamente maschile, ma non per assistere ad una partita di calcio. Si parla di fare una rivoluzione, di svegliare le coscienze, di mettere da parte le parole e di passare ai fatti. Uninvito a nozze per Maurizio Zamparini, presidente fra i più rivoluzionari del nostro pallone. L’occasione che porta il presidente del Palermo alle porte della città rivale per antonomasia della sua squadra è la manifestazione che sta preparando il movimento del Forcone, raggruppamento spontaneo nato attorno ai contadini siciliani, che la crisi ha messo in ginocchio e che ora sono spalleggiati dagli autotrasportatori di Pippo Richichi. Insieme hanno dato vita a una nuova entità, «Forza d’urto». L’unione fa la forza L’imprenditore friulano da quasi 2 mesi guida un altro gruppo «assolutamente apartitico», come tiene a precisare: il Movimento per la gente, «che intende combattere il sistema burocratico e il mondo politico così lontano dall’uomo della strada e da suoi problemi». Il Forcone scenderà in piazza fra 5 giorni invadendo pacificamente la Sicilia per quella che s’annuncia come «la prima vera rivoluzione culturale dell’isola». E Zamparini, che ha già coagulato attorno al suo movimento i pastori sardi e il Grembiule friulano (composto da commercianti, artigiani e operai), vorrebbe aprire le porte anche al Forcone: «Per ora siamo 6 mila presto però diventeremo un milione». I tifosi rosanero stiano tranquilli, l’uomo che li ha riportati in alto dopo decenni di tribolazioni non intende mollarli in favore della politica. Lo dimostra anche il fatto che pure in queste circostanze i temi calcistici rimangono centrali. Achi gli chiede del Palermo, risponde: «Abbiamo quasi concluso per il portiere Viviano. Volevo Aronicama non ce lo danno. E quella di Maxi Lopez è una strada non percorribile. Però il derby di ritorno stavolta lo vinceremo noi».