La Gazzetta dello Sport

Ho dedicato a questo ruolo 200 giorni l’anno lontano da casa: ma non basta

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dopo un inizio cauto. Ha deciso quando le parti, leghe, giocatori, arbitri, litigavano senza trovare soluzioni. Ha sostenuto la linea del Coni ma ha preso Pianigiani, che ritiene il n.1, anche quando Petrucci non voleva il c.t. part time. Ha messo la faccia in scandali pesanti, da arbitropol­i, non ancora concluso, all’ultimo pasticcio della regola del premio di risultato scritto male che ha portato alle 17 squadre in A che diventeran­no 18, sui quali non ha responsabi­lità dirette. Anche per questo, probabilme­nte, Meneghin pensa che non possa fare il presidente e controllar­e tutto lonta- no da Roma. Non si può non essere un politico in politica. Grana L’ultima grana arrivata sul suo tavolo proviene dall’unione Europea. Che, in seguito a una denuncia, ha chiesto delucidazi­oni sul perché da noi non è garantita la libera circolazio­ne di atleti comunitari, come la legge prevede per tutti i lavoratori. La Fip è attaccabil­e non sulle quote di giocatori di formazione italiana imposta alle squadre, regolare, masul fatto che ha inserito successiva­mente in questa norma anche l’eleggibili­tà per la Nazionale, cioè la cittadinan­za italiana. E’ irregolare, e dovrà essere tolta. La Ue è anche perplessa sulla limitazion­e a uno per squadra di atleti che hanno acquisito il passaporto italiano. Difficile spiegare ai burocrati che è stato fatto per arginare il malcostume dei passaporti o matrimoni tarocchi. Questa grana cambierà gli accordi sugli stranieri già presi tra club e Lega per i prossimi anni. La pena per chi non si adegua alle norme Ueè una mega multa che nessuna federazion­e può pagare. Ma, almeno questo, non sarà più un problema di Meneghin.

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