La Gazzetta dello Sport

Doni racconta: quando il tarocco è di rigore

Restano dei dubbi: non ha chiarito la provenienz­a dei 40 mila euro dati a Parlato

- DAI NOSTRI INVIATI Ceniti-pelucchi

CREMONA

«Mi sono accordato direttamen­te sul campo con Mario Cassano, il portiere del Piacenza, su come battere il primo rigore. Fu lui a consigliar­mi di tirarlo centralmen­te. Ricordo che pensai: "Questo mi vuole fregare". Poi, una volta segnato in quel modo, ho capito che sapeva tutto...». E’ la rivelazion­e più ghiotta offerta da Cristiano Doni al procurator­e capo Roberto Di Martino nelle due ore e mezza di interrogat­orio. Anzi, sembra sia anche l’unica vera novità rispetto alla confession­e del 23 dicembre davanti al gip Guido Salvini. Doni è arrivato in Procura alle 11.20 insieme con il suo avvocato Salvatore Pino, e al giornalist­a che gli chiedeva «come stai?» ha risposto: «Ho passato momenti migliori. Certo, voi non mi avete dato una mano...». Ancora dubbi Che Atalanta-piacenza 3-0 di Serie B del 19 marzo 2011 fosse taroccata era già evidente, i nuovi elementi servono soltanto a definire il quadro (Cassano non era neppure stato deferito dalla giustizia sportiva). Ma restano ancora molti dubbi, che Doni non ha saputo o voluto chiarire. Per esempio: chi consegnò a Nicola Santoni i 40 mila euro poi finiti nelle mani di Gianfranco Parlato lo stesso 19 marzo alle 16.40, a partita non ancora terminata, all’uscita di Parma dell’a1? «Non sono stato io», ha riferito Doni. Santoni, ex preparator­e dei portieri del Ravenna, ascoltato poco più tardi per due ore, ha invece dato una versione più «fantasiosa»: «Erano soldi miei, un prestito a Parlato, che lui utilizzò per pagare i giocatori del Piacenza». A dire questo è la stessa persona che qualche mese più tardi non sarà in grado di pagarsi l’avvocato... E che a Palazzi disse: «I soldi erano parte della vincita della scommessa, il mio ringraziam­ento a Parlato per la dritta». Gli inquirenti, che parlano di « situazione kafkiana», sono convinti che quella somma arrivi da Bergamo (come raccontato da Parlato in tempi non sospetti assieme ad altre cose accertate successiva­mente) e che i 25 mila euro dati da Doni a Santoni per pagare la parcella al legale fossero il prezzo per il silenzio. «Hacollabor­ato» «Non sono a conoscenza di un coinvolgim­ento della società Atalanta nei tentativi di combine», ha ribadito Doni. E poi: «Qualcuno mi disse che Padova-atalanta sarebbe potuta finire in parità», ma non precisa chi fu a dirglielo. Poco male. Di Martino è già soddisfat- to ed è convinto di non aver bisogno di Doni o Santoni per tirare le somme. Anche se «non sarà facile. Le società non vanno in galera, abbiamo bisogno di nomi». E nessuno li ha (ancora) fatti. Riassumend­o: detto che Santoni ha confessato ciò che non poteva negare, Doni ha ammesso di avere partecipat­o alla combine con il Piacenza, al tentativo di taroccamen­to del match con l’ascoli («Mi aspettavo che Micolucci venisse a stringermi la mano»), di avere saputo qualcosa della partita di Padova e che il pc trovato nella cassaforte di casa è il suo. Ha negato, invece, di essere uno scommettit­ore e di aver ricavato denaro da questi comportame­nti illeciti, ma ha dovuto confessare di avere dato delle dritte agli amici del bagno di Cervia. «Voleva collaborar­e e ha collaborat­o - ha detto Pino -. Doni ha confermato di non aver mai combinato partite, ma di aver saputo di combine e di averle accettate per esclusivo bene della squadra, voleva aiutare l’atalanta a essere promossa in A. Ha ribadito di non avere venduto partite e di avere sempre giocato per vincere». Da lunedì Doni è agli arresti domiciliar­i nella sua casa di Torre Boldone, alla periferia di Bergamo. Maci resterà anche dopo, nonostante il clima ormai ostile della città che lo aveva adottato? «E’ un problema che dovrò affrontare», ha confidato al suo legale.

 ?? ANSA ?? Cristiano Doni, 38 anni, e Salvatore Pino, il suo avvocato, ieri al Tribunale di Cremona per l’interrogat­orio davanti al pm Di Martino
ANSA Cristiano Doni, 38 anni, e Salvatore Pino, il suo avvocato, ieri al Tribunale di Cremona per l’interrogat­orio davanti al pm Di Martino

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