La Gazzetta dello Sport

L’operazione è stata bocciata da Berlusconi

- ANDREA SCHIANCHI

Lo stop alla cessione di Pato arriva dall’alto. E, se è vero che è maturato soltanto ieri provocando non poca sorpresa, è da sottolinea­re che da giorni, nelle stanze del potere rossonero, si discuteva dell’opportunit­à o meno dell’affare. C’erano i favorevoli e i contrari; c’era chi auspicava la cessione (per investire il denaro ricavato nell’operazione Tevez) e chi, invece, la subiva. Galliani spingeva il Papero tra le braccia di Leonardo e Ancelotti, mentre Berlusconi frenava. Pato è sempre stato un pupillo del cavaliere che non era convinto dallo scambio con Tevez, così come era impostato. Tanto che, nei giorni scorsi, bocciando l’operazione avrebbe detto con alcuni collaborat­ori: «E’ un affare poco intelligen­te». I motivi del no Ancora una volta, dunque, il cavaliere, tra una riunione politica e l’altra, ha trovato il tempo per fare anche il presidente del Milan. Secondo chi gli è stato vicino negli ultimi giorni, i motivi di perplessit­à di Berlusconi erano sia di natura tecnica sia di natura economica. Nel «no» presidenzi­ale non c’entrerebbe nulla, invece, la relazione tra Pato e Barbara. Il problema vero è che al cavaliere non andava di vedere il Papero con una maglia diversa da quella del Milan: come si fa a vendere un ragazzo di 22 anni, ancora in fase di crescita, e considerat­o uno dei migliori attaccanti in circolazio­ne? Berlusconi rinunciò a Kakà nel 2009 per motivi di bilancio (e anche perché, da presidente del Consiglio quale era allora, non poteva lasciarsi andare a spese folli), ma adesso che la situazione è mutata non gli piace l’idea che l’erede di Kakà, così il cavaliere ha sempre considerat­o Pato, venga scaricato sulla base di incomprens­ioni o poco dialogo con l’allenatore. Ricordate che cosa fece Berlusconi, nel 1991, quando Sacchi gli disse: «O io o Van Basten»? Il cavaliere non ci pensò un secondo, liquidò il tecnico (favorendo il suo approdo alla guida della Nazionale), si tenne stretto l’olandese e affidò la panchina a Capello. Qualcuno può obiettare che Pato non è Van Basten, e che magari Allegri e Pato, da qui alla fine del campionato, troveranno un’intesa. Il ragionamen­to di Berlusconi, da quel 1991, è comunque rimasto lo stesso: un campione vale più di un allenatore. Le foto Altra cosa che pare abbia fatto aumentare le perplessit­à riguarda le foto di Galliani e Tevez a Rio de Janeiro. «Perché mostrare la pelle dell’orso prima di averlo catturato?» avrebbe detto Berlusconi ai suoi collaborat­ori. Insomma, tutta la vicenda non aveva l’approvazio­ne del capo e chi vede in questo improvviso cambio di scena una diretta discesa in campo di Berlusconi ha pienamente ragione.

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