Da Ronaldinho e Pirlo fino a Seedorf e Inzaghi Quante vittime illustri di Max il Liquidatore
MILANO
E’ abituato da sempre a viaggiare per la sua strada. Che piaccia o no. A Berlusconi compreso. Perché fra le responsabilità dell’allenatore di un club come il Milan ci sono anche le scelte scomode, ricorda spesso Massimiliano Allegri quando qualcuno indaga su eventuali pentimenti. La teoria è semplice: a fare le squadre col senno del poi, sono tutti buoni ad azzeccare mosse, strategie e di conseguenza risultati. E anche la pratica non è poi così complicata: quando il tecnico livornese ritiene che un giocatore non sia più funzionale al progetto, glielo comunica. E se il messaggio non viene recepito, lo mette in condizione di capirlo in altri modi. Rischi Per il momento le ha spuntate (quasi) tutte lui. Il Liquidatore di tesserati illustri. Quelli che rischiano di metterti contro il popolo. Di metterti in condizione di non poter commettere errori. Perché se fai bene, è normale che sia così; ma se sbagli, è tutta colpa tua. I tifosi rossoneri si sono divisi molto su alcune scelte del tecnico livornese. Mauna cosa è indiscuti- bile: Allegri ci ha sempre messo la faccia, senza nascondersi dietro alibi comodi e senza mettersi sotto l’ombrello di Galliani. Piccola rivoluzione La prima vittima illustre è stata Ronaldinho. Uno dei capisaldi di Allegri è l’intensità in allenamento. Quando si è accorto che Dinho si era convinto di poter fare la differenza anche lavorando al minimo sin- dacale, ha iniziato a metterlo in panchina. E quando si è accorto che il trattamento non produceva effetti sufficientemente stimolanti, gli ha lasciato piena libertà — diciamo così — di trovarsi una sistemazione più gradita. Piccolo particolare: Ronnie è sempre stato il cocco del Cavaliere, eppure la gestione di Allegri è stata rispettata dalla proprietà. Poi è stata la volta di Pirlo, senatore e pilastro del Milan del nuovo millennio. In questo caso il nodo della questione è ruotato molto attorno alla richiesta contrattuale di Andrea, non condivisa dal club, ma Allegri aveva già iniziato una piccola grande rivoluzione tattica nell’ambito della quale il regista centrale non esisteva più. In pratica, Pirlo non era più imprescindibile. Tant’è vero che prima del lungo infortunio, era stato dirottato a sini- stra. Vogliamo banalizzare? Diciamo che Allegri non s’è stracciato le vesti per tenerlo. Clamoree veniamo a quest’anno, che annovera altre due vittime molto illustri. In questo caso sono entrambe ancora al Milan, mal’andazzo parrebbe più o meno lo stesso. Il caso più clamoroso — nel senso del clamore che ha suscitato fra la gente rossonera — è quello di Inzaghi. Più che le panchine o le mancate convocazioni in campionato, a spiccare è stato un’altra decisione forte: quella di non inserirlo nella lista Champions, terreno di caccia prediletto di Superpippo. Perché — si sono chiesti in molti— inserire l’allora infortunato Mexes e non Inzaghi, a cui spesso bastano pochi minuti per lasciare il segno? Allegri ha sempre risposto chiaro: il giocatore era avvisato dei potenziali «rischi» stagionali fin dal ritiro estivo e secondo il suo allenatore non è mai stato in condizioni fisiche tali da potergli far cambiare idea. Supercorso Infine c’è Seedorf, confinato da Nocerino e Aquilani al ruolo di seconda scelta ormai quasi fissa. Clarence ha chiarito che non gradisce e anche che vorrebbe giocare trequartista, Allegri gli ha risposto ironicamente di iscriversi al supercorso di Coverciano. Che l’olandese sia un altro dei protetti di Berlusconi per il tecnico non è un fattore fondamentale. La schiena resta dritta, al massimo poi l’ultima parola è quella del Cavaliere. Come con Pato.