La Gazzetta dello Sport

Carosio, la Voce Compie 80 anni il calcio alla radio

In Italia-germania la 1a radiocrona­ca ufficiale: il mito entra nelle nostrecase

- GERMANO BOVOLENTA Carosio durante una radiocrona­ca a bordo campo

Bologna, domenica 1˚gennaio 1933, anno XI dell' era fascista. Allo stadio Littoriale si affrontano per la 5a volta le nazionali di Italia e Germania. Fa molto freddo. Orario d'inizio 14.30. I prezzi del biglietto d'ingresso variano da 4 a 30 lire, 25 mila spettatori paganti. Racconta la Gazzetta: «I giocatori tedeschi escono dal sottopassa­ggio alle 14.25. La banda della milizia ferroviari­a suona l'inno tedesco. Poi si presentano i giuocatori italiani, nella loro fatidica maglia azzurra, si pongono in mezzo al campo e salutano romanament­e mentre la musica suona la Marcia Reale e l'inno Giovinezza». Vi parla e vi saluta L'arbitro Baert (Belgio) fischia l'inizio alle 14.37. A bordo campo, in piedi, un giovanotto alto e magro, stretto nel lungo e pesante cappotto, fissa il microfono in silenzio. Dietro un uomo gli grida: «Vai!». Ma il ragazzo alto e allampanat­o sembra di ghiaccio. E l'uomo dietro gli grida ancora: «Vai, tocca a te!». Il ragazzo magro si scuote, si tocca il suo cappello Borsalino, parte e dice: «E' Nicolò Carosio che vi parla e vi saluta». Prende la parola giusto in tempo per raccontare il velocissim­o gol del tedesco Rohr al 2o minuto. Poi parla e parla con una voce calda e ben modulata e racconta i gol di Meazza, Costantino e Schiavio e il grande successo degli azzurri (3-1). Comincia la prima radiocrona­ca ufficiale di una partita intera. Le altre radiocrona­che, quasi sempre di un tempo, erano tutte sperimenta­li. Il giovane radiocroni­sta con i baffi, Nicolò Carosio, diventerà la Voce. Il nonno libraio In casa lo chiamano Nick. Il padre Paolo è un ispettore di dogana, la mamma, Josy Holland, una pianista anglo-maltese. Nicolò nasce a Palermo il 15 marzo 1907, nell'antico quartiere arabo dei Seralcadi, nel palazzo del nonno Nicolò, libraio-editore. Il ragazzo Nick parla un italiano perfetto e Grande profession­ista In Italia in quel periodo tutto è fascistizz­ato. Anche le parole del calcio. Il regime proibisce i termini stranieri e Carosio trasforma il «cross» in traversone, il «corner» in calcio d'angolo e il «gol» in rete. Dice «rete» migliaia di volte, con lo stesso timbro di voce, chiaro e distaccato, con cui sussurra «quasi rete», quando la palla esce di un soffio. E' un grande, straordina­rio profession­ista. Prima della partita entra negli spogliatoi delle squadre per «conoscere bene i giocatori e memorizzar­e le loro facce». Si fa ripetere più volte il nome e il ruolo di atleti spesso sconosciut­i che non portano neppure i numeri sulle maglie. La numerazion­e è introdotta nel 1939-40. Nicolò diventa un mito, la sua popolarità è immensa. Passa dalla radio alla television­e e un corretto inglese. La sua pronuncia non ha particolar­i inflession­i. La profession­e del padre lo costringe a spostarsi continuame­nte. Da Palermo a Domodossol­a, da La Spezia a Torino, da Genova a Venezia. Avent'anni Nicolò è caporale del regio esercito a Napoli. Dopo il congedo si iscrive alla facoltà di medicina, ma - raccontano i suoi biografi - alle lezioni di anatomia preferisce il biliardo. Poi cambia e passa a giurisprud­enza e si laurea. Trova, a Venezia, un lavoro come consulente legale della società petrolifer­a Shell. Il provino all'Eiar Ma Nick ha una grande passione: il gioco del calcio. Nel 1931 va in Inghilterr­a, dai parenti della madre. Segue alla radio, la Bbc, le cronache delle partite dell'Arsenal e si mette in testa di diventare radiocroni­sta. Lo vedono parlare da solo ai bordi dei campetti veneziani. Qualcuno dice: «Quello è matto». E lo spilungone Nick: «Cosa guardate? Sto facendo una radiocrona­ca». Nel 1932 Nicolò va a trovare Emilio De Martino, il principe dei giornalist­i sportivi. De Martino lo segnala all'Eiar (Ente Italiano Audizioni Radiofonic­he) di Torino, che lo chiama quasi subito. Nicolò davanti alla commission­e di esame, sette dirigenti, improvvisa il commento del derby Juve-Torino. Parla per 20 minuti di azioni prolungate, passaggi, centrosost­egni, dribbling e gol. Gli esaminator­i interrompo­no la virtuale radiocrona­ca sul 5-5. «Bene, ragazzo». Lo prendono, debutta il 1o gennaio 1933 a Bologna. Incomincia così, a 25 anni, la straordina­ria carriera del primo e forse più grande radiocroni­sta di tutti i tempi. commenta circa 3 mila partite. Diventa il primo telecronis­ta e tiene a battesimo, nelle domeniche iniziali, anche «Tutto il calcio minuto per minuto». L'addio e la riabilitaz­ione Lascia la tv nel 1970, al Mondiale in Messico, cacciato dopo la diretta di Italia-Israele, accusato di un insulto razziale a Seyoun Tarekegn, guardaline­e etiope, che aveva sbandierat­o un fuorigioco inesistent­e sul gol di Gigi Riva. Carosio smentisce e si difende: «Ho detto soltanto etiope». Ma la Rai non gli crede. Viene riabilitat­o quasi quarant'anni dopo dalla «Domenica Sportiva». Massimo De Luca, il conduttore, annuncia: «Carosio non diede mai del negro o, peggio, del negraccio al guardaline­e. Lo si può affermare con certezza assoluta dopo aver ripescato dagli archivi Rai e visionato con estrema attenzione l'intera telecronac­a originale della partita incriminat­a». Onore al vecchio Nick, papà (e nonno) di tutte le voci del calcio. Anche quelle che dicono: «L'arbitro manda tutti a bere un tè caldo». Nicolò si congedava dagli ascoltator­i con altro spirito: «A Dio piacendo, adesso andremo a berci un bel whiskaccio». 1 Italia-Egitto del 1954, giocata il 3 gennaio e finita 5-1: fu la prima telecronac­a della Rai; 2 Lazio-Foggia, terminata 0-0 il 29 agosto 1993: la prima telecronac­a su una pay tv, Tele+2

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Nicolò Carosio, morto nell’84 a 77 anni
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