Inter, le colpe sono anche dei giocatori
ha ammesso le sue colpe, quelle della dirigenza sono da tempo sotto gli occhi di tutti: dalla sciagurata gestione di Sneijder a Livaja ceduto senza prendere un’altra punta di ruolo. Così tanti e così esposti i responsabili dei guai nerazzurri che la squadra è scivolata curiosamente immune, protetta dagli alibi, fasciata come un cristallo in uno scatolone da trasloco. Dopo Firenze, forse è il caso di aprire lo scatolone. Perché se 10 giocatori perdono 10 scontri diretti con l’avversario (Handanovic l’eccezione), forse la colpa non è solo del mercato, del modulo e delle coppe, forse c’entra anche l’atteggiamento in campo. L’Inter è arrivata a Firenze in treno, come un’allegra classe liceale in gita con il preside (Moratti). Foto, sorrisi, bello. Il guaio è che il clima goliardico è durato il giorno dopo. Riguardatevi le immagini Sky. Durante il riscaldamento di una partita decisiva per la stagione, Cassano aveva la mano sulla bocca per non scoppiare a ridere, scherzavano anche Zanetti e Cambiasso. A Bonucci e Vidal non succede mai. Incomprensibile la serena rassegnazione con cui la squadra, come a Siena, si è consegnata all’umiliazione senza una reazione rabbiosa dopo i gol, senza isterie comprensibili. Guarin vagava svampito come Pippo di Topolino. Ranocchia non ha mai dismesso il suo incedere elegante, da bravo tra i mediocri, ma ogni volta che qualcuno s’infilava tra lui e Juan Jesus, arrivava in porta. Comeil romanista Florenzi e tanti altri. Serviva altro impeto, il pugnale tra i denti. Era uno scontro diretto per la Champions, lo snodo della stagione, era gradito un regalo allo sfortunato Milito: le motivazioni per i nerazzurri non mancavano certo. E’ mancata la risposta. E il leader di campo, capace di reggere il timone nella tempesta. Zanetti è un monumento, un’eternità scolpita sulla fascia, ma non sarà mai un trascinatore di cuori. Tutta colpa della stanchezza di coppa, come ha teorizzato Strama per proteggere la ciurma? O nell’affanno atletico c’entra anche il fatto che l’Inter è stata l’ultima a ritornare al lavoro dopo le Feste? Difficilmente Conte, che stamattina tira giù dal letto la Juve per strigliarla alle 8, avrebbe concesso gli argentini di fare in patria il churrasco di Capodanno. Firenze ha dimostrato che Zanetti non può più fare la fascia e che Cambiasso può fare l’interno-incursore solo contro squadre chiuse che gli risparmiano una fase su due. Umiliazioni come quelle di Firenze possono servire solo se si guarda in faccia alla realtà e si progetta il futuro in modo spietato, badando più alle ragione tecniche e meno ai debiti del sentimento. I Kovacic e i Benassi hanno fame di futuro e resistenza alla fatica. E’ un atto d’amore anche rinunciare alla pretesa di esserci sempre. Lo spogliatoio nerazzurro, come il volgo disperso dell’Adelchi, ha visto passare diversi allenatori negli ultimi anni. I più (tutti incapaci?) si sono presi colpe, insulti e hanno salutato. L’inesperto Stramaccioni, troppo morbido e spesso in confusione, rischia la stessa fine. Ai giocatori, defilati, sono stati risparmiati processi plateali. Il derby di domenica sembra fatto apposta per chiamare fuori la squadra, per uscire dagli alibi protettivi di un baby-allenatore, per un’assunzione comune di responsabilità, per dare tutto e qualcosa di più, per riconquistare un popolo avvilito e spaventato da Balotelli.