L.A. ha un nuovo padrone anche tra le stelle
Il regista dei Clippers votato mvp «Ma non penso cambi il tifo in città»
un dolce ritorno alla realtà. Anche se a Los Angeles giovedì arrivano gli Spurs, i migliori della Nba. Ma lui e i suoi Clippers stanno vivendo una stagione straordinaria. Peccato per l’infortunio al ginocchio, proprio mentre sembravano imbattibili (striscia da 17 gare), che l’ha costretto a saltare nove match in cui la squadra ha sbandato. Cugini E’ arrivato sulla sponda meno popolare di L.A. (dopo che il commissioner Stern aveva annullato il suo trasferimento ai Lakers) con la voglia di portare al titolo una delle franchigie più perdenti e sfigate della storia. Intanto, si sono già assicurati la serie con i cugini vip (3-0 in tre partite), strapazzandoli nell’ultima uscita prima dell’All Star. Sorride compiaciuto, ma frena: «Non penso che queste vittorie possano aver cambiato il tifo in città. E non credo che succederà neppure nel prossimo futuro». Dice che queste poche ore di svago sono state preziose per ricaricare le batterie. «Perché nel mio ruolo di play non hai mai un momento di pausa. Ogni sera sei quello con la palla in mano e non ti puoi fermare. E devi studiare e prepararti. Io guardo costantemente basket in tv, con moglie e figlio. Potrei dire a coach Pop esattamente gli schemi d’attacco dei suoi Spurs». Poi, prima che sparisca nella notte tiepida di Houston, gli chiedono che messaggio voglia mandare ai bambini. Riflette un attimo, guarda suo figlio, poi predica: «Non arrendetevi perché qualcuno vi dice che siete troppo bassi per giocare nella Nba. Ma continuate a divertirvi. Lo raccomando soprattutto a quei ragazzini che hanno 6 o 7 anni e si allenano già con il personal trainer. Io non l’ho avuto fino a quando non sono arrivato nella Nba». E il segreto dei Clippers? «Nello spogliatoio ascoltavamo “All Gold Everything” di Trinidad James, prima di ogni partita quando ne abbiamo vinte 17 di fila. Poi qualcuno ha cambiato e abbiamo iniziato a perdere. Così l’allenatore ha voluto che ritornassimo a quella canzone». Perché un briciolo di scaramanzia non guasta.